L'intervento di Schifani, in sintonia con la Chiesa sulle migrazioni

Dichiara il presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e i rifugiati

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CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 10 novembre 2009 (ZENIT.org).- Il Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti “ha accolto con particolare interesse l’intervento in aula del presidente del Senato, onorevole Giuseppe Schifani” giudicandolo “in sintonia con l’attenzione della Chiesa al fenomeno migratorio e alle sue implicazioni etiche e culturali”.

E’ quanto ha dichiarato mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e i rifugiati, in una nota diffusa nella tarda mattinata di martedì, in riferimento all’intervento pronunciato il 9 novembre dall’on. Schifani, nella sessione inaugurale del VI Congresso mondiale della pastorale per i migranti e i rifugiati.

Nel prendere la parola il presidente del Senato aveva spiegato che “non fare del tema dell’immigrazione solo un’occasione di visibilità politica significa innanzitutto riconoscere che sicurezza e integrazione, legalità e accoglienza, diritto e giustizia […] sollevano una questione etica e culturale”.

Da una parte, dunque, aveva aggiunto, è necessario evitare “un’accoglienza ad ostacoli” e, dall’altro, è urgente favorire il dialogo delle identità. Per questo, “sicurezza e integrazione sono obiettivi giusti solo se interpretati attraverso la lente della reciprocità”, sottolineando l’importanza che i migranti dimostrino “reale volontà di osservare le leggi e le regole che governano il Paese che li ospita: rispetto della legalità, delle tradizioni, della cultura”.

“Con la sua sola presenza – si legge nella nota del dicastero vaticano -, il migrante pone a tutta la società un interrogativo sul suo modo di essere, di auto-comprendersi e di relazionarsi, con impegno al vicendevole rispetto, nella comunione delle diversità”.

In tale contesto, “il Santo Padre, nell’udienza di ieri, ha ribadito che ‘vero sviluppo è solo quello integrale, quello cioè che interessa ogni uomo e tutto l’uomo’”.

Dunque, secondo Vegliò, “è urgente che la comunità internazionale, con ogni sforzo, promuova il rispetto della dignità della persona umana, il dovere degli Stati a ricercare il bene comune, con prospettiva al bene universale, e il principio della solidarietà”.

La realizzazione di tali presupposti richiede che “siano aiutati i migranti e i membri delle loro famiglie, siano regolarizzati quanti si trovano in situazioni di precarietà e sia incoraggiata la partecipazione di tutti agli spazi di gestione sociale e civile” soprattutto in relazione “alle aree dove i conflitti, le persecuzioni, le catastrofi naturali e la ricerca di migliori condizioni di vita sradicano le persone, spingendole all’emigrazione, a partire dal bacino del Mediterraneo fino ad alcuni Paesi dell’Africa, a quelli Sud e Centro Americani in rapporto a quelli Nord Americani, all’Asia e al Medio Oriente”.

“Va ribadita – prosegue la nota – la necessità della reciproca coerenza nella tutela dei diritti e nel corretto adempimento dei doveri, per un’autentica promozione di una società dove siano salvaguardate tanto le esigenze di legalità e sicurezza quanto quelle dell’accoglienza e della solidarietà”.

“Il cammino da percorrere – ha concluso Vegliò, citando l’intervento di Schifani – deve comprendere la disponibilità degli immigrati a osservare la normativa degli Stati che li accolgono, rispettando le loro tradizioni e la loro cultura, con appello a coloro che li ricevono a ‘riconoscere nell’altro non un viandante, ma un compagno di viaggio, al quale si deve una parola sincera e di verità’”.

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ZENIT Staff

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