ROMA, lunedì, 9 novembre 2009 (ZENIT.org).- “Un appassionante percorso, ricco di indicazioni”, così il co-presidente del Movimento dei Focolari, Giancarlo Faletti, ha definito in chiusura il Seminario teologico internazionale su “Il ministero dei presbiteri nella Chiesa popolo di Dio” svoltosi dal 6 all’8 novembre ad Ariccia (Roma).
A riunire 48 studiosi di 21 nazioni per interrogarsi, in occasione dell’Anno sacerdotale – fa sapere un comunicato dei Focolarini – , sul profilo della Chiesa e del ministero presbiterale oggi è stato l’Istituto Universitario Sophia (Loppiano – Firenze) assieme al Movimento sacerdotale del Movimento dei Focolari.
Sfide all’identità sacerdotale, ma anche opportunità – “Le sfide che la privatizzazione della religione e la frantumazione della vita odierna pongono al senso di identità dei presbiteri – ha affermato nella relazione d’apertura il prof. Carlos Andrade cmf della Facoltà di S. Damaso a Madrid – sono anche un’opportunità: invitano a radicarsi maggiormente nella vita del Vangelo, realizzando un’effettiva fraternità fra i presbiteri e nelle stesse comunità”.
Quello che emerge è un volto inedito e promettente della Chiesa, ha affermato il prof. Brendan Leahy della Pontificia Università di Maynooth (Irlanda). Nella Chiesa sta infatti crescendo la coscienza che si tratta di far “vedere” la presenza di Gesù attraverso la novità di rapporti improntati al dono di sé.
“I presbiteri – ha detto – sono chiamati a imparare come ‘generare’ Cristo nella comunità non solo attraverso l’evangelizzazione e i sacramenti ma anche suscitando fra tutti l’amore reciproco, la vita di comunione”.
Parlando del profilo dei presbiteri nella Chiesa popolo di Dio, il prof. Piero Coda, preside dell’Istituto Universitario Sophia, rileggendo il magistero conciliare alla luce del Nuovo Testamento, ha sottolineato “l’identità e la missione sacerdotale di tutto il Popolo di Dio, in virtù del sacerdozio di Cristo, e insieme l’identità e la missione del ministero presbiterale come servizio peculiare e irrinunciabile al sacerdozio universale dei discepoli, in quanto scaturisce – in forma sacramentale specifica – dall’unico sacerdozio di Cristo”.
Ha attirato di conseguenza l’attenzione sull’identità relazionale dei presbiteri: “Solo se vissuto ‘in relazione’, nel presbiterio insieme al vescovo, con le altre vocazioni nella comunione della Chiesa, nella capacità del dialogo con tutti – e mai preso a sé stante o pensato in maniera verticistica – l’indispensabile e affascinante servizio del prete fiorisce, porta frutto e fa storia”.
Aprendo il dibattito alle prospettive aperte dai recenti dialoghi ecumenici il teologo anglicano dott. Callan Slipper ha ricordato come “tutti, ad immagine di Maria, dobbiamo mirare al primato dell’amore, essere al servizio gli uni degli altri, per far venire in rilievo Gesù”.
Alla domanda “Quale spiritualità per i presbiteri?”, il dott. Hubertus Blaumeiser, responsabile del Centro sacerdotale del Movimento dei Focolari, ha risposto affermando che occorre il “coraggio di farsi trasparenza” di Gesù come Unico Sacerdote, icone di Lui che, per introdurre gli uomini nella comunione con Dio Trinità, ha sofferto l’abbandono del Padre.
“Spiritualità diocesana e spiritualità fiorite dai carismi quali doni dello Spirito per la Chiesa non sono da porre in alternativa, ma vanno colte come complementari”, ha osservato.
Quale allora il rapporto fra i presbiteri e i carismi? Visti spesso come realtà parallele – ha detto il prof. Fabio Ciardi omi dell’Istituto Claretianum (Roma) – in realtà già da secoli si compenetrano: “Preghiamo il breviario, ricevuto dai monaci con il tramite dei Mendicanti, facciamo tutti gli esercizi spirituali ricevuti dai Gesuiti, e gli esempi potrebbero moltiplicarsi”.
Per ultimo, il dott. Christian Hennecke, coordinatore dei Servizi pastorali nella diocesi di Hildesheim (Germania), ha affrontato il tema dell’agire pastorale, spiegando che se da una parte assistiamo alla crisi di un modello storico di Chiesa, dall’altra Dio fa germogliare già il nuovo.
Il dott. Hennecke ha poi indicato alcune priorità: il presbiterio con il vescovo e i consigli pastorali come “luoghi di un discernimento comunitario” delle vie per le quali Dio vuole condurre oggi il suo Popolo; la formazione di comunità di iniziazione cristiana in cui si apprende come diventare discepoli di Gesù; la necessità che i presbiteri facciano sì che ogni comunità eucaristica diventi anche una comunità di servizio e di missione, abilitando tutti i a scoprire e vivere insieme i propri carismi.
Al cuore del percorso, la conversazione di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, nel 1982 in Vaticano davanti a 7.000 sacerdoti e religiosi sul sacerdote come “uomo del dialogo”; dialogo che inizia da Cristo, si concretizza nel rapporto con il vescovo, gli altri sacerdoti e i fedeli tutti, per proiettarsi verso il mondo delle altre religioni e le persone di convinzioni non religiose: “Gesù abbandonato … è disceso lungo tutti i gradini in cui è posta l’umanità per raccoglierla tutta nel suo cuore e portarla al Padre”.
Tra gli ambiti cruciali per un rinnovamento della vita presbiterale, sono emersi nei vivaci dialoghi seguiti ai diversi interventi, tra gli altri il tema della chiamata e il progetto formativo. Ma innanzi tutto si tratta – come ha detto uno dei partecipanti – di offrire al mondo un Dio che si “vede”, si “sente”, si “ascolta”; per questo occorre “costruire a tutti i livelli la casa della presenza viva di Gesù fra i suoi”.
Nei prossimi mesi, l’editrice Città Nuova pubblicherà i lavori del Seminario sotto forma di un volume che conterrà anche esperienze di una pastorale evangelizzatrice.