El Salvador: lo Stato ammette le sue colpe nell'assassinio di mons. Romero

La Chiesa è soddisfatta e chiede di non manipolare la memoria del Vescovo

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di Nieves San Martín

SAN SALVADOR, lunedì, 9 novembre 2009 (ZENIT.org).- La Chiesa cattolica a El Salvador si è detta questa domenica soddisfatta per la decisione del Governo del Presidente Mauricio Funes di ammettere la responsabilità dello Stato nell’omicidio del Servo di Dio Óscar Arnulfo Romero, avvenuto il 24 marzo 1980.

Il Vescovo ausiliare di San Salvador, Gregorio Rosa Chávez, dopo aver celebrato la Messa domenicale nella Cattedrale, ha segnalato durante una conferenza stampa che con questo gesto culminano gli sforzi iniziati dal defunto Arcivescovo Arturo Rivera y Damas, che fece causa allo Stato salvadoregno davanti alla Commissione Interamericana per i Diritti Umani (CIDH).

Nell’udienza della CIDH celebrata questo venerdì a Washington (Stati Uniti), una delegazione governativa ha chiesto scusa a nome dello Stato per il crimine di cui è stato vittima monsignor Romero e ha affermato che renderà effettiva la risoluzione dell’organismo interamericano dell’aprile 2000, per risarcire danno morale.

Monsignor Rosa Chávez ha indicato che monsignor Rivera y Damas fece causa allo Stato per non aver indagato adeguatamente sul crimine contro il suo predecessore, che commosse la comunità internazionale. Secondo il presule, “in questo modo è stato riaffermato solennemente l’impegno di rispettare quanto stabilito nella risoluzione del 13 aprile 2000, [per questo] apprezziamo questo gesto da parte del Presidente Funes”.

“Chiediamo al Signore che le decisioni che verranno prese nei mesi a seguire per mettere in pratica l’impegno assunto contribuiscano alla riconciliazione della famiglia salvadoregna”, ha aggiunto.

“Ciò implica che il martirio del pastore sia trattato con lo stesso rispetto, lasciando da parte ogni intenzione di manipolare la sua memoria. Si tratta di qualcosa di sacro. Non possiamo toccare monsignor Romero con le mani sporche”, ha avvertito, spiegando che per raggiungere la riconciliazione nel Paese servono perdono e oblio, ma anche verità, giustizia, perdono e riparazione.

La risoluzione della Commissione Interamericana segnala di indagare sul caso per identificare, giudicare e punire tutti i responsabili del crimine di Romero, così come di derogare all’amnistia, risarcire i danni e concere un indennizzo.

Il direttore generale per i Diritti Umani della cancelleria, David Morales, ha trasmesso alla Commissione l’impegno del Governo di Funes di “rispettare in buonafede” e nella misura delle sue possibilità le raccomandazioni dell’organismo.

Romero è stato assassinato mentre celebrava l’Eucaristia da alcuni agenti dello Stato che componevano gli squadroni della morte.

La Commissione per la Verità, che ha indagato sui crimini di guerra nel Paese, ha segnalato come autore intenzionale dell’assassinio di monsignor Romero il fondatore dell’Alleanza Repubblicana Nazionalista (Arena), Roberto D’Aubuisson, già morto.

La Legge sull’Amnistia, approvata un anno dopo gli Accordi di Pace, che hanno posto fine alla guerra civile nel Paese (1980-1992), ha lasciato tuttavia il crimine impunito.

Su un’eventuale deroga alla Legge sull’Amnistia del 1993, che impedisce che siano processati i responsabili di abusi contro i diritti umani, Morales ha avvertito che “dipende dalle istanze indipendenti dall’Esecutivo”.

“Il tema dell’amnistia manca della discussione tecnica sufficiente a El Salvador, anche se già da nove anni la Sala Costituzionale della Corte Suprema ha determinato che l’amnistia non era applicabile a violazioni dei diritti umani”.

Morales ha osservato che è necessario aprire “una discussione inclusiva su quale sia la forma più adeguata di riconciliazione, questa volta senza discriminazione nei confronti delle vittime di abusi di diritti umani”.

L’atteggiamento del Presidente Mauricio Funes rappresenta un cambiamento radicale nella posizione assunta fino a questo momento dallo Stato salvadoregno, che aveva rifiutato di accettare il rapporto presentato nel 2000 dalla CIDH. Secondo quel testo, c’è stata una “manipolazione della giustizia con evidenti abusi e deviazione di potere”, il che ha impedito di punire i responsabili.

La CIDH ha lodato il cambiamento di atteggiamento ufficiale dello Stato e ha chiesto al Governo di consegnare entro 30 giorni un primo rapporto sulle indagini realizzate sul caso di monsignor Romero. Nonostante tutto, il Governo di Funes non ha presentato scuse pubbliche, come avevano chiesto alcune organizzazioni per i diritti umani.

La causa di canonizzazione del Servo di Dio Óscar Arnulfo Romero continua il suo iter per martirio presso la Congregazione per le Cause dei Santi a Roma.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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