Discorso del Papa in visita alla parrocchia Sant'Antonino di Concesio

Dove il futuro Paolo VI venne battezzato nel 1897

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CONCESIO, domenica, 8 novembre 2009 (ZENIT.org).- Riportiamo il discorso pronunciato da Benedetto XVI questa domenica pomeriggio visitando a Concesio la chiesa parrocchiale di Sant’Antonino, nella quale Giovanni Battista Montini venne battezzato il 30 settembre 1897.

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Cari fratelli e sorelle!

Con questo incontro si chiude la Visita pastorale a Brescia, terra natale del mio venerato Predecessore Paolo VI. Ed è per me un vero piacere concluderla proprio qui, a Concesio, dove egli nacque ed iniziò la sua lunga e ricca vicenda umana e spirituale. Ancor più significativo – anzi emozionante – è sostare in questa vostra chiesa che è stata anche la sua chiesa. Qui, il 30 settembre 1897, egli ricevette il Battesimo e chi sa quante volte vi è tornato a pregare; qui, probabilmente, ha meglio compreso la voce del divino Maestro che lo ha chiamato a seguirlo e lo ha condotto, attraverso varie tappe, sino ad essere suo Vicario in terra. Qui risuonano ancora le ispirate parole che, diventato Cardinale, Giovanni Battista Montini pronunciò cinquant’anni fa, il 16 agosto 1959, quando tornò a questo suo fonte battesimale. “Qui sono diventato cristiano – egli disse – ; sono diventato figlio di Dio, ho avuto il dono della fede” (G.B. Montini, Discorsi e Scritti Milanesi, II, p. 3010). Ricordandolo mi piace salutare con affetto tutti voi suoi compaesani, il vostro Parroco e il Sindaco insieme al Pastore della diocesi, Mons. Luciano Monari, e a quanti hanno voluto essere presenti a questo breve eppure intenso momento di intimità spirituale.

“Qui sono diventato cristiano… ho avuto il dono della fede”. Cari amici, permettete che colga questa occasione per richiamare, partendo proprio dall’affermazione di Papa Montini e riferendomi ad altri suoi interventi, l’importanza del Battesimo nella vita di ogni cristiano. Il Battesimo – egli afferma – può dirsi “il primo e fondamentale rapporto vitale e soprannaturale fra la Pasqua del Signore e la Pasqua nostra” (Insegnamenti IV, [1966], 742), è il Sacramento mediante il quale avviene “la trasfusione del mistero della morte e risurrezione di Cristo nei suoi seguaci” (Insegnamenti XIV, [1976], 407), è il Sacramento che inizia al rapporto di comunione con Cristo. “Per mezzo del Battesimo – come dice San Paolo – siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti…, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6,4). Paolo VI amava sottolineare la dimensione cristocentrica del Battesimo, con cui ci siamo rivestiti di Cristo, con cui entriamo in comunione vitale con Lui e a Lui apparteniamo.

In tempi di grandi mutamenti all’interno della Chiesa e nel mondo, quante volte Paolo VI ha insistito su questa necessità di restare saldi nella comunione vitale con Cristo! Solo così infatti si diventa membri della sua famiglia che è la Chiesa. Il Battesimo – egli annotava – è la “porta attraverso la quale gli uomini entrano nella Chiesa” (Insegnamenti XII, [1974], 422), è il Sacramento con cui si diventa “fratelli di Cristo e membra di quella umanità, destinata a far parte del suo Corpo mistico e universale, che si chiama la Chiesa” (Insegnamenti XIII, [1975], 308). L’uomo rigenerato dal Battesimo, Dio lo rende partecipe della sua stessa vita, e “il battezzato può efficacemente tendere a Dio-Trinità, suo fine ultimo, a cui è ordinato, allo scopo di avere parte alla sua vita e al suo amore infinito” (Insegnamenti XI, [1973], 850).

Cari fratelli e sorelle, vorrei tornare idealmente alla visita a questa vostra chiesa parrocchiale che l’allora Arcivescovo di Milano fece 50 anni or sono. Ricordando il suo Battesimo, si interrogava su come aveva custodito e vissuto questo grande dono del Signore, e, pur riconoscendo di non averlo né compreso abbastanza, né abbastanza assecondato, confessava: “Vi voglio dire che la fede che ho ricevuto in questa chiesa col sacramento del Santo Battesimo è stata per me la luce della vita… la lampada della mia vita” (Op. cit., pp. 3010.3011). Facendo eco alle sue parole, ci potremmo domandare: “Come vivo io il mio Battesimo? Come faccio esperienza del cammino di vita nuova di cui parla san Paolo?”. Nel mondo in cui viviamo – per usare ancora un’espressione dell’Arcivescovo Montini – spesso c’è “una nube che ci toglie la contentezza di vedere con serenità il cielo divino… c’è la tentazione di credere che la fede sia un vincolo, una catena da cui bisogna sciogliersi, che sia una cosa antica se non sorpassata, che non serve” (ibid., p. 3012), per cui l’uomo pensa che basti “la vita economica e sociale per dare una risposta a tutte le aspirazioni del cuore umano” (ibid.). A questo riguardo, quanto mai eloquente è invece l’espressione di sant’Agostino, il quale scrive nelle Confessioni che il nostro cuore non ha pace finché non riposa in Dio (cfr I,1). Solo se trova la luce che lo illumina e gli dà pienezza di significato l’essere umano è veramente felice. Questa luce è la fede in Cristo, dono che si riceve nel Battesimo, e che va riscoperta costantemente per essere trasmessa agli altri.

Cari fratelli e sorelle, non dimentichiamo il dono immenso ricevuto il giorno in cui siamo stati battezzati! In quel momento Cristo ci ha legati per sempre a sé, ma, da parte nostra, continuiamo a restare uniti a Lui attraverso scelte coerenti con il Vangelo? Non è facile essere cristiani! Ci vuole coraggio e tenacia per non conformarsi alla mentalità del mondo, per non lasciarsi sedurre dai richiami talvolta potenti dell’edonismo e del consumismo, per affrontare, se necessario, anche incomprensioni e talora persino vere persecuzioni. Vivere il Battesimo comporta restare saldamente uniti alla Chiesa, pure quando vediamo nel suo volto qualche ombra e qualche macchia. È lei che ci ha rigenerati alla vita divina e ci accompagna in tutto il nostro cammino: amiamola, amiamola come nostra vera madre! Amiamola e serviamola con un amore fedele, che si traduca in gesti concreti all’interno delle nostre comunità, non cedendo alla tentazione dell’individualismo e del pregiudizio, e superando ogni rivalità e divisione. Così saremo veri discepoli di Cristo! Ci aiuti dal Cielo Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, che il Servo di Dio Paolo VI ha amato e onorato con grande devozione. Vi sono ancora grato per la vostra accoglienza, cari fratelli e sorelle, e, mentre vi assicuro il mio ricordo nella preghiera, a tutti imparto di cuore una speciale benedizione.

[© Copyright 2009 – Libreria Editrice Vaticana]

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ZENIT Staff

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