Che rapporto c'è tra sport e fede?

Inaugurato il seminario di studio “Sport, educazione e fede”

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di Carmen Elena Villa


ROMA, venerdì, 6 novembre 2009 (ZENIT.org).- “Che differenza fa Dio nel mondo dello sport?”, si è chiesto il Cardinale Stanisław Ryłko questo venerdì mattina durante una prolusione dal titolo “Sport, fede ed evangelizzazione”.

Il Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici è intervenuto al seminario “Sport, educazione e fede, una nuova stagione del movimento sportivo cattolico”, organizzato da questo dicastero e che si concluderà sabato.

Nel suo discorso, il porporato ha presentato alcune visioni errate della pratica sportiva: quella che rappresenta una minaccia per la fede perché invade i tempi della preghiera e dello studio, o quella che si riduce a un’opportunità di conseguire lucro, potere e fama. “Insomma, a essere davvero persuasi che vi sia un collegamento tra sport e spiritualità sono pochi”, ha sottolineato.

Lo sport, ha aggiunto, acquisisce maggior ricchezza quando è illuminato dalla fede: “Ha una intenzionalità educativa; dedica energie e risorse alla formazione degli educatori; valorizza gli aspetti aggregativi; orienta la persona a Dio”.

Lo sport come mezzo educativo

Il Cardinale ha anche segnalato che alcuni testi del Concilio Vaticano II, così come il magistero degli ultimi Pontefici, si sono riferiti in varie occasioni all’importanza della pratica sportiva per coltivare le virtù umane, rafforzare l’anima e il corpo, vivere l’esigenza fisica e stabilire relazioni fraterne nello sport e nel lavoro di squadra.

Queste linee di orientamento, ha indicato, “sono fondamentali per una pratica sportiva che punti alla formazione della persona sia sotto il profilo della corporeità sia sotto il profilo dell’intelligenza e della coscienza morale religiosa”.

Perché questi aspetti non restino lettera morta, ha sottolineato l’importanza delle associazioni sportive cattoliche e della promozione di un patto educativo tra queste e la famiglia.

Allo stesso modo, ha chiesto che i dirigenti e gli educatori sportivi “siano capaci di elaborare progetti pedagogici mirati a sviluppare le componenti culturali, sociali e morali dello sport, e che abbiano la passione, lo spirito di gratuità, la dedizione necessari per realizzarli”.

Lo sport, ha indicato, può così trasformarsi in uno strumento capace di aiutare a orientare la vita dei giovani, contribuendo a “restituire obiettivi e motivazioni ai tanti giovani che ai nostri giorni vivono, purtroppo, situazioni di solitudine e di disorientamento soprattutto a causa della disgregazione delle famiglie”.

Sport e valori

La dimensione comunitaria, la collaborazione, l’amicizia e la solidarietà sono valori che possono essere praticati all’interno dello sport: il gioco di squadra, ad esempio, “può costituire una sorta di tirocinio a ‘essere Chiesa’ anche nello sport”, rappresentando “un antidoto alla deriva individualistica che segna il mondo contemporaneo”.

Si tratta di valori che l’uomo vuole dimenticare, pur essendo creato per l’incontro. “La sua prima relazione è il rapporto con Dio, ed è solo grazie al riconoscimento che Dio esiste che egli può relazionarsi con gli altri”, ha detto il Cardinale.

Anche se non si può parlare di uno “sport cattolico”, ha ricordato, non si può neanche dire che il cristianesimo non abbia nulla da dire al mondo sportivo.

“Le associazioni sportive cattoliche, le parrocchie, gli oratori, gli enti che operano in questo ambito e che sono animati da principi cristiani devono adoperarsi per elaborare una pastorale adatta alle domande degli sportivi e […] per promuovere uno sport che crei le condizioni di una vita ricca di speranza”, ha segnalato.

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ZENIT Staff

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