Attenti a “ellaOne”, un nuovo contraccettivo abortivo

Il prof. Lucio Romano mette in guardia sulla nuova pillola di Erode

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di Antonio Gaspari

 

ROMA, venerdì, 29 maggio 2009 (ZENIT.org).- Il 26 maggio è stata emessa l’autorizzazione di marketing da parte della Commissione Europea per ‘ellaOne’, un nuovo contraccettivo abortivo, prodotto dalla HRA Pharma, azienda farmaceutica europea a capitale privato.

L’autorizzazione di marketing da parte della Commissione Europea segue il parere positivo rilasciato dal CHMP (Committee for Medicinal Products for Human Use) dell’EMEA (European Medicines Agency) nel marzo 2009.

La HRA Pharma già produttrice del NorLevo ha intenzione di distribuire questa nuova molecola in tutto il mondo con i marchi ‘ellaOne’ ed ‘ella’, e di proseguirne lo sviluppo farmaceutico.

Il nuovo contraccettivo verrà distribuito inizialmente in Gran Bretagna, Germania e Francia.

Intervistato da ZENIT il prof. Lucio Romano, dirigente ginecologo nel Dipartimento di scienze ostetrico ginecologiche, urologiche e medicina della riproduzione dell’Università di Napoli “Federico II”, e docente di ostetricia al Corso di laurea specialistica in scienze ostetriche, ha spiegato che siamo di fronte ad un tentativo concreto di “commercializzare un abortivo per contraccettivo”.

Che cosa è “ellaOne”?

Romano: “EllaOne” contiene una molecola che si chiama ulipristal acetato (CDB-2914), antiprogestinico di seconda generazione. Fa parte di quei composti sintetici che si legano ai recettori del progesterone come l’RU486. Come ben noto, l’azione del progesterone è fondamentale per l’iniziale sviluppo della gravidanza, in particolare prepara l’utero ad accogliere l’embrione per l’annidamento. EllaOne si lega ai recettori del progesterone e ne inibisce l’azione. Quindi impedisce, tra l’altro, l’annidamento dell’embrione svolgendo un’azione intercettiva – abortiva. E’ importante ricordare che i primi studi sono stati realizzati proprio confrontandone l’azione con quella dell’RU486.

Che cosa succede, in particolare, all’interno dell’utero?

Romano: Da un’approfondita ricerca svolta dal National Institute of Child Health and Human Development di Bethesda e pubblicata nel febbraio 2009 su Fertility & Sterilità risulta che sono state sperimentate diverse posologie di CDB-2914 su 56 donne, in un trial clinico randomizzato. Mediante ecografia e biopsia dell’endometrio, mucosa che riveste la superficie interna dell’utero, sono state rilevate significative modificazioni che gli stessi ricercatori hanno ritenuto adeguate per suggerire l’uso della molecola nella contraccezione di emergenza. Evidentemente le alterazioni endometriali impediscono l’annidamento. Già nell’ottobre 2007 P.A. Orihuela, della Facoltà di Chimica e Biologia presso l’Università di Santiago del Cile, prospettava sulla rivista Current Opinion in Investigational Drugs l’uso del CDB-2914 nella contraccezione di emergenza e nella terapia dell’utero fibromatoso, preventivando la distribuzione negli Stati Uniti ed in Europa per il 2009.

Perché lei critica l’uso di “ellaOne”?

Romano: La prima critica riguarda le motivazioni che stanno dietro all’uso di questo contraccettivo abortivo. Una pillola che favorisce l’aborto del concepito non è certo una medicina. Erin Gainer della HRA Pharma ha dichiarato che “la contraccezione d’emergenza è un reale bisogno terapeutico, come attesta questa nuova pietra miliare. Il nostro obiettivo è quello di garantire la disponibilità di ellaOne ai milioni di donne che possono averne bisogno: intendiamo mettere in atto, attraverso le nostre strutture commerciali e di marketing e quelle dei nostri partner privilegiati, programmi che possano assecondare questo progetto”. Come si può rilevare ancora una volta si equivoca sul ruolo terapeutico di una molecola che, nello specifico della contraccezione di emergenza, non cura alcuna malattia. L’operazione culturale è chiara per quanto già nota: presentare la gravidanza, in quanto non programmata o desiderata, come una malattia da “trattare”, ovvero ricorrendo a procedure abortive.

Quale differenza c’è con la contraccezione di emergenza a base di levonorgestrel?

Romano: La più importante si riferisce al periodo entro il quale assumere “ellaOne”. Mentre il levonorgestrel si assume entro 72 ore, ellaOne entro 120 ore (5 giorni). E nella fisiologia della riproduzione, l’embrione a 5 giorni dal concepimento è in utero per annidarsi. E’ inequivocabile il fine e l’azione abortiva, come conferma la stessa EMEA: “the proteins necessary to begin and maintain pregnancy are not synthesized”. Dalle sperimentazioni si è rilevata, appunto, un’efficacia d’azione prolungata (5 giorni) e “risultati” simili al levonorgestrel. Gli effetti collaterali riportati sono: dolori addominali, irregolarità mestruali, nausea e cefalea.

Esiste un correlazione tra “ellaOne” ed RU486?

Romano: Entrambe le molecole appartengono al gruppo degli antiprogestinici. Abbiamo già detto come svolgano la loro azione impedendo l’annidamento. Ma la correlazione ancor più temibile è di tipo culturale. A tutt’oggi è noto l’uso dell’RU486 nell’aborto chimico, entro 49-63 giorni dal concepimento. Per gli specialisti del settore sono altrettanto ben conosciute le sperimentazioni in corso che usano l’RU486 come “contraccettivo di emergenza”. Significa che dopo ellaOne, in un futuro prossimo, è abbastanza prevedibile il ricorso all’RU486 nella contraccezione di emergenza, in una evidente confusione di prescrizioni ed assunzioni.

Quindi siamo di fronte all’aborto che si fa contraccezione?

Romano E’ la deriva più pericolosa e temibile. Si manipola la verità scientifica, si relativizzano le scelte morali, si banalizzano le procedure. 

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ZENIT Staff

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