Roma, molto più che angeli e demoni

La sottomissione della storia alle semplici teorie

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di Elizabeth Lev*

ROMA, lunedì, 25 maggio 2009 (ZENIT.org).-Nonostante abbia provocato controversie e polemiche con il suo oltraggio morale, il film di Ron Howard tratto dal romanzo di Dan Brown “Angeli e demoni” è arrivato pacificamente sugli schermi.

La stampa italiana si è mostrata più offesa dal ritardo di un’ora e mezza della presentazione mondiale della pellicola a Roma, il 4 maggio, mentre il cast e lo scrittore concedevano interviste sul tappeto rosso. La maggior parte dei giornalisti europei l’ha definita un'”americanata”.

Il film è stato lanciato a livello mondiale il 13 maggio, e anche se si tratta di una pellicola d’azione, con scene tremende e una bella fotografia di Roma, richiede più attenzione e riflessione di un film normale: le spettacolari esplosioni e persecuzioni si intessono in una rete di false informazioni.

Per fortuna, la direzione piena di adrenalina di Howard non lascia molto tempo per soffermarsi sui dialoghi assurdi, per cui il tutto risulta essere una specie di tour di Roma per turisti di terza classe, che passano da un monumento all’altro spinti da racconti di scandali con poca o nessuna esattezza storica.

Il protagonista, il professore di Harvard Robert Langdon, interpretato da Tom Hanks, costella il suo ruolo con informazioni false che vanno dalla presunta distruzione delle statue del Pantheon nel XIX secolo all’idea che ogni opera di arte religiosa di Roma sia stata incaricata dai Papi.

Howard coopera volentieri con il gusto di Hollywood per gli stereotipi cattolici negativi, ritraendo Cardinali che si passano pacchetti di sigarette prima di entrare nella Cappella Sistina e mostrando gli Archivi Segreti Vaticani come se non fossero altro che la camera blindata di una grande banca di investimenti. Accanto ai manoscritti antichi, colloca opere d’arte e gioielli come se i documenti del Vaticano fossero solo un’altra forma di finanziamento anziché un ricordo storico conservato con affetto.

Il filo conduttore che alla fine mi è parso di captare emerge al termine della pellicola, quando il saggio Cardinale dice a Langdon che “questo [cristianesimo] è una religione imperfetta”. I martiri che in realtà sono stati torturati e assassinati in questa città (contrariamente ai falsi omicidi di scienziati alle porte del Vaticano riportati nel film) non hanno donato la propria vita per una “religione imperfetta”, ma per la rivelazione perfetta e vera di Cristo. Dopotutto, cos’altro ci si potrebbe aspettare da questa combriccola che ci presenta un Gesù sposato?

Ho trascorso quasi due anni con l’équipe di produzione di “Angeli e demoni”, arrivando a conoscere abbastanza bene Ron Howard e i responsabili. Erano affascinati dal Vaticano, al punto che nel film ci sono momenti di rispetto per la Chiesa, pur se poco conformi al racconto. Dopo aver visitato gli scavi e aver visto la tomba di San Pietro, Howard ha abbandonato l’idea originaria di una bomba antimateria, l’asse del complotto, tra i resti di San Pietro, per evitare che le mani di Robert Langdon disturbassero il luogo di riposo del primo Papa.

Come si può trattare con i demoni tra gli angeli? Per iniziare, evitando di alimentare la controversia sulla pellicola.

Howard narra la storia della Chiesa dal suo punto di vista. I suoi personaggi non sono altro che turisti di passaggio per la Città Eterna; loro dicono una cosa e la città ne dica un’altra completamente diversa.

Il complotto del Cammino dell’Illuminazione di Dan Brown, una linea tracciata da scienziati rinnegati per la città mediante l’arte di Bernini, non è altro che un pacchetto economico dell’itinerario di Salvezza forgiato attraverso Roma da 2000 anni di Papi, martiri e pellegrini.

Gli Illuminati di Dan Brown sono solo un fiammifero vacillante davanti al volto di Cristo, la Luce. La pellicola si preoccupa di gettare un raggio di luce su un racconto misterioso; Roma illumina il mistero dell’Incarnazione. Se l’uomo non avesse incontrato Dio attraverso la persona di Gesù Cristo, non ci sarebbe il patrimonio artistico filmato da Ron Howard.

Ora lo scrittore, gli attori e il regista si scrollano di dosso tutte le critiche dicendo che è solo un’opera di finzione, ricordando alla gente che nessuno è obbligato a vedere il film. Ma cosa succederebbe se l’argomento fosse un altro? Un gruppo di estremisti ebrei falsifica l’Olocausto come uno stratagemma per ottenere un proprio Stato. Negli ultimi 60 anni chiunque sapesse la verità è stato torturato e assassinato. Le commoventi immagini dei campi di concentramento si vedono confutate dalle dichiarazioni del protagonista che dice che in realtà non esistevano, è tutta un’invenzione.

Nessuna affermazione per cui è “solo finzione” può giustificare il danno provocata da una storia simile. La questione è questa: fino a che punto una persona è responsabile del danno psicologico causato dal suo lavoro?

Oltre a questo, ogni volta che Dan Brown si riferisce alle sue “ricerche”, francamente, devo fare uno sforzo per non ridere. I suoi errori sono così grossolani ed evidenti che ci si chiede come sia riuscito a ottenere un baccalaureato in arte.

Purtroppo, Brown ha fatto affidamento su scrittori non di finzione per costruire le sue teorie cospiratrici.

Ciò che il libro pseudoscientifico “Holy Blood – Holy Grail” di Elaine Pagels ha fatto per “Il Codice da Vinci" è quello che ha fatto per “Angeli e demoni” il romanzetto storico del docente di Storia di Wesley William Manchester, “A World Lit Only by Fire“.

Ron Howard mi ha spiegato che questo libro ha “cambiato il suo modo di vedere la storia”, e in un’altra occasione Hanks ha affermato di essersi preparato per il suo ruolo leggendo proprio quel libro.

Questo “libro di storia”, e non di finzione, che viene preceduto dalla scusa di non essere scritto per eruditi, ha appena una nota a piè di pagina nelle sue 296 pagine di distorsioni e sensazionalismo.

Il racconto salta da un estremo all’altro dell’Europa. Visto che si mettono da parte le distinzioni storiche, le dichiarazioni stereotipate mostrano chiaramente da dove il professor Robert Langdon abbia tratto il suo gusto per le dichiarazioni pontificando senza sostanza.

In qualche momento, gli “eruditi” come Elaine Pagels e William Manchester (come molti altri) hanno cambiato la disciplina della storia senza dirlo agli altri. Al posto di uno sforzo sincero per scoprire la verità, questa classe di eruditi cerca nel passato per trovare pezzi e ritagli di informazioni per sostenere non si sa quali teorie che aspettano che progrediscano.

“Angeli e demoni” offre un’opportunità interessante. Mentre gli spettatori passano per l’arte e la maestà impressionante della Città Eterna, si presenta un’occasione d’oro per raccontare i cattolici la vera storia di Roma, che è molto più affascinante di ogni finzione.

Elizabeth Lev è docente di Arte nel campus italiano dell’Università di Duquesne e ha collaborato come esperta di Storia dell’arte alla produzione di “Angeli e demoni”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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