Presidente della CEI: la solidarietà misura di civiltà

Per uscire dalla crisi il Cardinal Bagnasco propone lavoro, accoglienza e solidarietà

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 25 maggio 2009 (ZENIT.org).- La solidarietà “è un sentimento altamente civico e cristiano e misura la maturità di una società. Essa in pratica si manifesta nell’opera di soccorso, ma non è solo una efficiente macchina organizzativa: c’è un’anima, c’è una passione, che deriva proprio dalla grande storia civile e cristiana del nostro popolo”.

Con queste parole rivolte dal Pontefice Benedetto XVI alla popolazione dell’Aquila, il 28 aprile scorso, il Cardinale Angelo Bagnasco ha spiegato che la grande ricchezza di valori del popolo italiano è una risorsa necessaria per uscire dalla crisi economica e morale.

Nel corso della prolusione alla 59a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), svolta a Roma il 25 maggio, il porporato ha illustrato come il terremoto che ha colpito la città e la provincia dell’Aquila abbia fatto emergere i tratti di “un’Italia per qualcuno insospettabile, forte di una sua dignità intrinseca, di una compostezza ed una fierezza nella sventura che si potevano pensare smarrite”.

“Anche osservatori laici – ha aggiunto il Presidente della CEI – vi hanno letto le tracce di una religiosità radicata che emerge nelle situazioni più critiche. Sotto i colpi della tragedia, il nostro Paese viene fuori per quello che è il suo volto vero, la sua storia profonda, il suo deposito di valori, i suoi riferimenti più tenaci, che animano dal di dentro la modernità stessa”.

Se “nelle croci sommerse dai calcinacci si vede il simbolo di una fede ferita, quasi tramortita, – ha sottolineato – noi non possiamo non sospingere oltre lo sguardo: nella premura ardimentosa con cui sono stati sottratti dalle macerie statue e crocifissi venerati da secoli, scorgiamo il segno di una risurrezione già in atto, per la quale ogni solidarietà, anche dall’estero, è benedetta”.

Parlando della crisi finanziaria ed economica che ha colpito il pianeta, l’Arcivescovo di Genova ha sottolineato che “la crisi è anche un’opportunità concreta per cambiare in meglio e in modo più stabile gli equilibri del vivere comune e gli stili personali – anche all’insegna di una ritrovata, maggiore sobrietà – allora questo tempo e le sue asperità non si saranno presentate invano”.

Per questo ha invitato i cappellani del mondo del lavoro ad avvicinarsi alle persone spiegando la considerazione che il Dio di Gesù Cristo ha del lavoro umano.

“L’unicità dell’uomo nell’universo, e la sua superiorità rispetto alle varie creature, sono espresse dal lavoro che soggioga la terra rispettandola”, ha osservato il Presidente della CEI, aggiungendo che dalla crisi in corso e dalle minacce che tanto ci angosciano, dobbiamo uscire “non con una svalutazione del lavoro, identificato come circostanza casuale e fortuita, ma con la riscoperta del legame imprescindibile dell’uomo con il lavoro”.

Secondo il cardinale Bagnasco il lavoro umano non è “una qualunque merce di scambio sottoposta alla legge della domanda e dell’offerta” ma è “grazia e compito, è estrinsecazione dell’umano”.

Dopo aver illustrato le iniziative di micro credito attivate dalla Caritas e la Colletta nazionale del 31 maggio volta a dare vita ad un Fondo di garanzia per le famiglie in difficoltà, l’Arcivescovo di Genova ha sottolineato la scelta della famiglia, quale “interlocutrice privilegiata di questo progetto” e il gesto della colletta che “possiede, insieme ad un indubbio valore pedagogico, una significativa valenza ecclesiale”.

Nel corso della prolusione il Presidente della CEI ha toccato anche il tema dell’immigrazione, ed ha precisato che “se non la si governa, si finisce per subirla”, spiegando che “la risposta non può essere solamente di ordine pubblico, anche se è necessario mettere in chiaro diritti e doveri, senza prevedere sconti in nome di un malinteso multiculturalismo che in realtà è solo una giustapposizione tra etnie che non dialogano”.

Di fronte alla nuova realtà di dimensioni inaspettate, per superare “moduli autoreferenziali e oppositivi” il Cardinale Bagnasco ha proposto i “patti di cittadinanza” per i quali un’evenienza epocale come l’immigrazione “cessa di essere una casualità e diventa occasione per un’identità arricchita, in grado di accreditare anche dei riferimenti condivisi”.

A questo proposito il porporato ha indicato per le parrocchie un ruolo propulsivo che “senza rincorrere proselitismi ma anche senza rinunciare a proporre il Vangelo a tutti, sa farsi collante di vivacità e concreta integrazione nei diversi territori”.

“Su questo fronte, per la verità – ha concluso il Presidente della CEI – le parrocchie e i vari gruppi già si muovono, al di là del clamore e con generoso, quotidiano impegno”.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione