di Antonio Gaspari
ROMA, lunedì, 25 maggio 2009 (ZENIT.org).- Nel corso della prolusione alla 59a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), il Presidente dell’episcopato italiano, il Cardinale Angelo Bagnasco, ha spiegato che non c’è contrasto tra le opere di carità e l’affermazione dei principi dottrinali.
Intervenendo a Roma, questo lunedì, l’Arcivescovo di Genova ha riportato la domanda che alcuni fanno: “se non sia opportuno concentrarci sul terreno della carità, dove s’incontrano facili consensi, piuttosto che in quello assai più contrastato della bioetica”.
Ed ha risposto sottolineando che “la carità e la verità sull’uomo” si ritrovano nella persona di Gesù, “il suo essere buon samaritano della storia e per ciò stesso rivelatore della cifra inconfondibile di ogni esistenza umana”.
Il Presidente della CEI ha messo in guardia nei confronti di “fraintendimenti e deviazioni” se non si è costantemente richiamati al valore incomparabile della dignità umana, che è “minacciata dalla miseria e dalla povertà almeno quanto è minacciata dal disconoscimento del valore di ogni istante e di ogni condizione della vita”.
“Non si può assolutizzare una situazione di povertà a discapito delle altre; ma non si può nemmeno distinguere tra vita degna e vita non degna”, ha ribadito.
Secondo il porporato, “non c’è contraddizione tra mettersi il grembiule per servire le situazioni più esposte alla povertà e rivolgere ai Responsabili della democrazia un rispettoso invito affinché in materia di fine vita non si autorizzi la privazione dell’acqua e del nutrimento vitale a chi è in stato vegetativo”.
“È una questione di coerenza – ha rilevato il Cardinale Bagnasco – rispetto alle diverse stazioni della ‘via crucis’ che l’uomo di oggi affronta, la Chiesa non fa selezioni (…) non usa l’ideale della fede in vista di un potere” le interessa piuttosto ampliare i punti di incontro tra razionalità e disegno divino sulla vita per una società veramente umana”.
A questo proposito il Presidente della CEI ha denunciato “il rischio strisciante di eugenetica che potrebbe insinuarsi nel nostro costume a causa di interpretazioni della legge 40/2004, che forzosamente vengono avanzate sul piano della prassi come su quello giurisprudenziale”.
Dopo aver ribadito il sostegno al serio impegno del laicato circa il manifesto “Liberi per vivere”, l’Arcivescovo di Genova ha affermato che “il morire non può diventare un diritto che taluno invoca per sé o per altri” perchè se tale pretesa dovesse approdare nella legislazione e da qui attecchire nella mentalità corrente, le conseguenze “sarebbero fatali” anzitutto sul piano di “quegli autentici diritti umani che costituiscono il portato di una intera civiltà. Tra il cosiddetto ‘diritto a morire’ e gli altri diritti non vi è infatti alcuna omogeneità ontologica”.
“Se accettassimo l’accennata idea di un cattolicesimo inteso come religione civile – ha continuato il porporato -, o come ‘agenzia umanitaria’, e se completassimo tale visione con l’idea di una fede nuda, scevra da qualunque implicazione antropologica, allora davvero priveremmo la comunità umana di un apporto fondamentale e originale in ordine alla edificazione della stessa città dell’uomo”.
“Saremmo più poveri noi e sarebbe più povera la società – ha precisato il Presidente della CEI -. Ma soprattutto tradiremmo la consegna del Signore Gesù che è passato per le strade della Palestina ‘beneficando e sanando’ i bisognosi, come dicendo anche: Sta scritto: ‘Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio’ (Mt 4,4)”.
Per il Cardinale Bagnasco il destino della Chiesa è di “portare la Buona Novella in tutti gli strati dell’umanità e, col suo influsso, trasformare dal di dentro fino a ‘raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell’umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza’”.
Mentre, ha spiegato, “nella tendenza a ridurre il compito ecclesiale, e considerare le funzioni sociali come più rilevanti di quelle religiose, è difficile non vedere in azione una sorta di secolarismo edulcorato, ma non per questo forse meno subdolo, che – foss’anche senza volerlo – da una parte lusinga i cattolici e dall’altra li emargina”.
Riprendendo le parole di Benedetto XVI, l’Arcivescovo di Genova ha rilevato come la visione a-religiosa della vita e del pensiero porti alla marginalizzazione del cristianesimo, e mina le basi stesse della convivenza umana.
Si tratta di un fenomeno che “non lascia del tutto immuni le comunità cristiane” e “può cedere facilmente il passo ad un’atrofia ecclesiale e a un vuoto del cuore”
Il Presidente della CEI si è detto convinto che alla base di simili posizioni un po’ disincarnate, “s’annidi una cultura neo-illuministica per la quale Dio in realtà c’entra poco – forse nulla – con la vita pubblica: lo si lascia al massimo sopravvivere nella dimensione privata ed intima delle persone”.
“Ma il Vangelo annuncia che Gesù è Dio fatto uomo – ha aggiunto -, è pertinente alla storia e interessato al mondo. Ben lontano dall’essere allergico all’uomo e alla sua ragione, Egli è il suo più grande e fedele alleato: Cristo è veramente il grande ‘sì’ di Dio agli uomini!”
“Ecco, dunque – ha concluso il Cardinale Bagnasco -, perché vediamo con grande piacere l’iniziativa che, nella forma di un convegno internazionale sul tema ‘Dio oggi’, è stata messa in cantiere per il prossimo mese di dicembre dal Comitato per il Progetto culturale presieduto dal Cardinale Camillo Ruini”.