CASSINO, domenica, 24 maggio 2009 (ZENIT.org).- Per suggellare la sua visita di un giorno a Montecassino, Benedetto XVI ha voluto visitare in forma privata il Cimitero militare polacco dove riposano i soldati morti nella drammatica battaglia per espugnare l’altura occupata dalle truppe tedesche, avvenuta nel maggio del 1944.
A Cassino e nei dintorni ci sono cinque sacrari dedicati ai caduti della Seconda Guerra Mondiale: inglese, francese, italiano, tedesco e polacco.
Il campo santo polacco custodisce 1.052 salme del Secondo Corpo d’Armata polacco, comprese quelle del generale Wladyslaw Anders e del cappellano arcivescovo Jozef Gawlina, morti nel 1970 e lì trasferiti per loro espresso desiderio.
Fu l’esercito comandato dal generale Anders ad aprire agli alleati la strada per la liberazione dell’Italia e la sconfitta degli invasori nazisti.
I soldati polacchi riuscirono infatti a conquistare le rovine dell’abbazia di Monte Cassino, fino ad allora roccaforte dei paracadutisti tedeschi, che da lì controllavano la linea Gustav, una barriera difensiva lunga 230 chilometri, che tagliava la penisola italiana in due, dalle foci del Garigliano ad ovest a quelle del Sangro ad est, sbarrando la strada degli alleati verso la conquista di Roma.
A qualche anno di distanza dalla fine del conflitto mondiale ai piedi del monte, dove tanto sangue fu versato, venne costruito un enorme cimitero e sulla cima venne eretto un obelisco sul quale una scritta recita: “Per la nostra e la vostra libertà noi soldati polacchi demmo l’anima a Dio, i corpi alla terra d’Italia, alla Polonia i cuori”.
Al centro della piazza principale del Cimitero è stata eretta la croce “Virtuti Militari” di 16 metri con il lumino sempre acceso.
La visita del Papa tedesco, dall’alto valore simbolico, cade nel periodo in cui si celebra il 65.mo anniversario della battaglia di Montecassino.
Durante la cerimonia, dopo aver acceso una lampada votiva, Benedetto XVI ha recitato una preghiera in cui ha chiesto a Dio di donare “il coraggio di quotidiane azioni di pace” e “l’operosa fiducia nella civiltà dell’amore” a coloro che “ancora soffrono a causa di guerre fratricide”.
Il Pontefice ha infine invocato l’aiuto di Dio, affinché gli uomini possano comprendere che “la pace è più preziosa di ogni tesoro corruttibile, e lavorino tutti insieme instancabilmente per preparare alle nuove generazioni un mondo dove regnino la giustizia e la pace”.