di Roberta Sciamplicotti
ROMA, mercoledì, 20 maggio 2009 (ZENIT.org).- “Pregare in Famiglia. Celebrazioni in preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana” è il titolo di un sussidio pubblicato recentemente dalla Fraternità di Emmaus, realtà ecclesiale nata negli anni Novanta che si propone, attraverso itinerari di fede, di aiutare battezzati, vergini e sposi ad accogliere la vocazione alla santità scritta nel Battesimo.
Ispiratore della Fraternità è don Silvio Longobardi, presbitero della diocesi di Nocera Inferiore – Sarno. Nel 1993 ha promosso la Federazione Progetto Famiglia onlus, che si impegna a favore della famiglia e dei minori, con particolare attenzione alla vita nascente. Nel 2006 ha fondato la rivista Punto Famiglia, che si occupa di tematiche familiari e che egli stesso dirige.
Don Longobardi ha pubblicato vari testi, tra cui “Sulle orme di Nazaret” (EDB, 1999), “Famiglia piccola Chiesa, appunti di pastorale familiare” (Editrice Gaia, 2008), “Sulla strada di Emmaus” (Editrice Gaia, 2009), “La sofferenza di un amico” (Editrice Gaia, 2009).
In questa intervista a ZENIT, il sacerdote spiega le origini del sussidio sull’iniziazione cristiana e quali sono gli obiettivi che il testo si propone di raggiungere.
Com’è nata l’idea di questa iniziativa, e a chi è rivolta?
Don Silvio Longobardi: È nata nel contesto di un’esperienza di fede e dal desiderio di accompagnare i passaggi fondamentali della vita di una famiglia con delle celebrazioni liturgiche che coinvolgono genitori e figli. Il sussidio che abbiamo pubblicato si riferisce soltanto al cammino dell’iniziazione cristiana ma tante altre, ovviamente, sono le tappe che meritano di avere un’espressione liturgica. Una rivista come la nostra, che guarda alla famiglia come soggetto, amplifica esperienze come queste che fanno riscoprire il protagonismo ecclesiale della comunità domestica.
Liturgia, famiglia, parrocchia: qual è il ruolo che ricoprono nel cammino di iniziazione cristiana?
Don Silvio Longobardi: Una premessa, forse scontata ma doverosa: l’iniziazione cristiana, cioè quel cammino che conduce il battezzato ad una fede adulta, è oggi una necessità, si diventa cristiani passo dopo passo, come abbiamo titolato uno specifico dossier della nostra rivista, dedicato appunto a questo argomento. È un itinerario che coinvolge sia la famiglia che la parrocchia. Abbiamo bisogno di una nuova e feconda alleanza tra queste due istituzioni, abbiamo bisogno di un itinerario che sappia intrecciare percorsi e modalità diverse all’interno di un’unica e armonica proposta educativa. In famiglia la fede passa attraverso le scelte che ritmano la vita di ogni giorno; in parrocchia è nutrita dalla catechesi, celebrata dalla liturgia e testimoniata dalla carità. Nonostante la riscoperta del matrimonio come vocazione e della famiglia come Chiesa domestica, c’è ancora molto da fare per riconoscere alla famiglia un ruolo nella comunicazione della fede.
E la liturgia?
Don Silvio Longobardi: La catechesi ha un ruolo predominante nell’educazione alla fede, a volte addirittura esclusivo. La liturgia rimane al palo. Tanto più quella che si svolge nell’ambito strettamente domestico. Noi crediamo che sia opportuno sottolineare il fecondo abbraccio tra l’annuncio della Parola e la celebrazione liturgica. Per fare un esempio tratto dal Vangelo: se la Parola conduce sul santo monte, la liturgia ci fa entrare nella nube oscura dove Dio stesso si rivela in modo nuovo. In particolare gli sposi sono aiutati attraverso queste liturgie ad esprimere la fede insieme ai loro figli. In questo modo la celebrazione sacramentale, anche quando tocca uno dei membri della famiglia, è per tutti un tempo di grazia, un’occasione provvidenziale per crescere nella fede.
Perché sottolineare l’importanza della liturgia della riconciliazione nella vita familiare?
Don Silvio Longobardi: È l’esperienza che ci obbliga a farlo. La comunione familiare è continuamente minacciata e ferita. Gli errori sono all’ordine del giorno, le incomprensioni a volte scavano distanze e alzano muri di diffidenza. Solo il perdono sincero può estirpare il male e avvicinare i cuori. “Chiedere e dare il perdono” è la terapia più semplice e più efficace che il Vangelo offre. La celebrazione che proponiamo invita la comunità domestica – genitori e figli insieme – a sanare con il perdono sincero e gratuito ogni divisione o ogni forma di incomprensione. È una liturgia da celebrare periodicamente, in tutte le occasioni in cui la comunione è stata ferita.
Quali sono gli obiettivi che vuole raggiungere la pubblicazione?
Don Silvio Longobardi: Vuole offrire anzitutto agli sposi cristiani uno strumento per vivere la fede nel contesto della casa che, non dimentichiamolo, è “santuario domestico della Chiesa”, secondo la bella definizione data da Giovanni Paolo II. E nello stesso tempo, invitare le parrocchie a valorizzare il ruolo specifico della famiglia, nella catechesi come nella liturgia.
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