KÖNIGSTEIN, mercoledì, 20 maggio 2009 (ZENIT.org).- Il credo e le pratiche della religione cattolica sono stati fondamentali per portare alla fede le popolazioni dell’India nord-orientale, dove il cristianesimo ha vissuto un enorme aumento.
Parlando all’associazione caritativa cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), fr. Thomas Manjaly, della Diocesi di Shiolong, ha rivelato che alcuni aspetti del credo cattolico esercitano grande attrazione sui membri dei gruppi tribali.
“Nel loro credo fondamentale vi è un Dio che ha creato tutto… per cui trovano il cristianesimo più vicino a ciò in cui credono e alle loro tradizioni rispetto all’induismo”, ha affermato fr. Manjaly.
“Non credono nella reincarnazione come gli induisti, credono che quando si muore si va a Dio”, ha aggiunto, spiegando come per molte tribù non siano nuove la pratica della preghiera per i defunti e il sistema dei sacrifici, che non include l’uccisione di animali e permette di comprendere quindi meglio il sacrificio eucaristico.
Il sacrificio, ha osservato fr. Manjaly, è un elemento essenziale della cultura tribale. “Dopo il raccolto si offrono i primi frutti come sacrificio di ringraziamento, e quando arrivano le prime piogge si offrono semi per un buon raccolto”.
“L’Eucaristia come sacrificio, l’altare, il sacerdozio, tutte queste realtà sono molto attraenti per i membri delle tribù”. “Il cattolicesimo è più vicino a loro e più attraente del protestantesimo, che sottolinea solo la predicazione della parola”.
In tre Stati dell’India settentrionale – Nagaland, Meghalaya e Mizoram –, i cristiani sono la maggioranza. Nel Nagaland rappresentano il 90% della popolazione, anche se i presbiteriani e i battisti sono più numerosi dei cattolici.
“Sono gli Stati in cui vivono i gruppi tribali – ha ricordato fr. Manjaly –. Non sono indù e non hanno un sistema di caste”.
La Chiesa, ha sottolineato il sacerdote, sta portando a termine la prima fase di evangelizzazione nella regione, e la nuova sfida è ora la formazione nella fede, “rafforzando e costruendo la fede dei cristiani di prima e seconda generazione”.
Per questo servono libri, e fr. Manjaly è impegnato nella traduzione della Bibbia in Khasi, una delle principali lingue tribali usata nella Diocesi di Shiolong. La Bibbia del Fanciullo di ACS è stata finora tradotta in 10 lingue della zona.
ACS finanzia progetti per la formazione di catechisti, visto che in molte comunità i sacerdoti visitano i fedeli non più di una volta al mese. I catechisti seguono sei mesi di formazione, seguiti da aggiornamenti annuali.
I missionari cattolici sono attivi nell’India nord-orientale da più di 120 anni. I salvatoriani sono giunti dalla Germania nel 1890, ma se ne sono andati dopo la Prima Guerra Mondiale, quando sono arrivati i salesiani. La prima Diocesi, quella di Shiolong, è stata eretta nel 1934.