Le università cattoliche promuovano il rapporto fede-ragione

Parla il prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino

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MANASSAS (Virginia, Stati Uniti), martedì, 19 maggio 2009 (ZENIT.org).- Il Cardinale Francis Arinze, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ha ricevuto domenica 10 maggio un dottorato honoris causa da parte del The Thomas More College of Liberal Arts (TMC) di Merrimack, New Hampshire (Stati Uniti).

Nel suo discorso, il porporato ha voluto sottolineare gli obiettivi degli istituti di istruzione superiore cattolici, soprattutto la missione delle università cattoliche di educare gli studenti al rapporto “tra fede e ragione, sulla specializzazione e l’orientamento e sulla scienza e l’etica”, osservando che il segno del successo dei college e delle università cattolici è il fatto di essere “riusciti a formare cristiani che sono buoni cittadini”.

“Se un college o un’università cattolica adotta questo atteggiamento di ‘creatività coraggiosa e fedeltà rigorosa’, potrà dare un grande contributo alla promozione di una sana sintesi tra fede e cultura nella società”, ha dichiarato.

Un’istituzione di istruzione superiore cattolica, ha aggiunto, “educa gli studenti a rendersi conto che le regole morali del giusto e dello sbagliato si applicano anche alla scienza, alla tecnologia, alla politica, al commercio, e a tutti comportamenti umani”.

“Nel mondo complicato di oggi, in cui ogni tipo di idee lotta per il diritto di cittadinanza, uno studente universitario ha bisogno di un orientamento chiaro e applicabile nel rapporto tra religione e vita. Il college o l’università cattolica lo aiuta a vedere la luce e a prepararsi a dare un significativo contributo alla società”.

Il Cardinale Arinze ha quindi ricordato che la formazione non è da intendere solo a livello nozionistico.

“A cosa serve che uno studente sia un gigante intellettuale ma un bambino a livello morale – si è domandato –, se questo lui o questa lei conosce a menadito la matematica o la storia come se fosse un computer ma poi è un problema per i genitori, è un acido corrosivo tra i compagni, è tossicodipendente o un pervertito sessuale?”.

Per questo, è necessaria anche una formazione rigorosa a livello morale.

Allo stesso modo, ha sottolineato le difficoltà che affrontano i neolaureati in un mondo dominato dal relativismo morale. “Una persona che pensa che alcune azioni, come l’aborto, siano sempre oggettivamente sbagliate, è considerata ‘moralista’, o qualcuno che vuole imporre i propri punti di vista agli altri”.

“L’esercizio della libertà nella ricerca della verità è parte dell’educazione integrale”, ha affermato. “Se un college o un’università cattolica non aiuta in questo senso, non dovremmo dire che ha fallito in uno dei suoi obiettivi più importanti?”.

Se invece rispetta le sue idee di fondo, ha concluso, formerà uomini e donne “che non diranno ‘Sono cattolico, ma…’, quanto piuttosto ‘Sono cattolico, quindi…’”.

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ZENIT Staff

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