di Edward Pentin
ROMA, martedì, 19 maggio 2009 (ZENIT.org).- Nel mondo odierno, i diritti umani si stanno politicizzando al punto che il concetto sta perdendo credibilità e corre il pericolo di sfaldarsi. E’ il duro avvertimento lanciato la settimana scorsa nella plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, riunita a Villa Pia, sede dell’istituzione nei Giardini Vaticani.
Durante la presentazione, Janne Haaland-Matlary, docente di politica internazionale all’Università di Oslo, ha spiegato che, a causa di una mancanza di accordo nella società su ciò che costituisce la natura umana e su come si definisce, i diritti umani stanno diventando sempre più vulnerabili allo sfruttamento politico.
Questo processo di manipolazione non è nuovo, ovviamente; ha iniziato ad accelerarsi negli anni Novanta, quando gruppi di pressione, organizzazioni non governative e Governi, utilizzando vie ben battute negli organismi nazionali e sovranazionali, hanno cercato di cambiare l’opinione pubblica su temi come l’aborto e ora, sempre più, il matrimonio e la famiglia.
La Matlary, già Ministro degli Esteri della Norvegia, sostiene che a questa politicizzazione dei diritti umani da parte di Governi non democratici – che vogliono salire sul treno dei diritti umani per darsi legittimità o guadagnare punti a livello politico – si sta sommando anche la loro grave erosione.
Parlando a ZENIT dopo la sua presentazione, ha affermato che quanto più questi Governi si sforzano di compiere esercizi retorici sul tema, “tanto più i diritti umani perdono il loro valore per coloro che se ne preoccupano davvero”. Se i diritti umani continueranno su questa via, ha aggiunto, il concetto “si spezzerà perché non avranno più valore simbolico”.
Come esempio, ha riportato la recente conferenza di Durban sul razzismo, nella quale l’Iran ha utilizzato il forum per promuovere il proprio punto di vista riguardo ai diritti umani (i delegati che seguivano il Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad hanno criticato Israele definendolo razzista e hanno chiesto che la blasfemia venga punita). L’incidente ha dimostrato quanto siano diventati politicizzati i diritti umani.
“Oggi tutti i Governi, esclusi Myanmar e Corea del Nord, parlano di diritti umani, e ciò fa sì che sia imperativo definire i diritti umani nel modo più obiettivo possibile”, ha osservato la Matlary, ricordando che i diritti umani “nascono e derivano dalla dignità umana” e non sono “dati, tolti o modificati dagli Stati”.
“I diritti umani fondamentali sono un insieme – universale, indivisibile e interdipendente”, ha spiegato. “Hanno come promesse la libertà e la responsabilità individuali, la divisione tra politica e religione e la differenza tra la sfera pubblica e quella privata – vale a dire presuppongono una visione specifica della persona umana”.
La tradizione della legge naturale per come si è sviluppata nel pensiero e nella filosofia occidentali e per come è stata mantenuta dalla Chiesa cattolica “può aiutare a definire la persona umana e il significato dei diritti umani”, ha aggiunto.
Fare appello al diritto naturale è tuttavia difficile a causa del carattere relativista e neutrale di fronte ai valori delle democrazie moderne. Si vede inoltre ostacolato dai mezzi che tendono a creare un circolo di consenso di fronte agli atteggiamenti del relativismo, abbandonando quanti adottano una linea di principio fuori da questo circolo e screditando ciò in cui credono.
La Matlary ha anche sottolineato che nella società internazionale di oggi, che manca di un’autorità morale che la guidi e in cui il nominalismo abbatte qualsiasi concetto sui primi principi filosofici, la legge e la democrazia si sono trasformate in semplici procedimenti, rendendo difficile definire qualcosa come eticamente negativo. Facendosi eco di Benedetto XVI, l’esperta rede che fare appello alla ragione più che all’atteggiamento del relativismo sia un modo di affrontare il pericolo.
Il Papa ha spiegato ai membri dell’Accademia lunedì 4 maggio perché è la ragione – “la presenza penetrante di un logos” – che permette all’uomo “di distinguere non solo tra il vero e il falso, ma anche tra il bene e il male, tra il meglio e il peggio, tra la giustizia e l’ingiustizia”.
“Questa capacità di discernere, questo agire radicale, permette a ogni persona di scoprire la legge naturale”, ha spiegato il Santo Padre. “La legge naturale è una guida universale che tutti possono riconoscere e su questa base tutti si possono capire e amare reciprocamente”.
Ad ogni modo, ha avvertito che “se si ignora questa solida base etica e politica i diritti umani si indeboliscono, perché restano privi di fondamento”.
Una questione di etica
All’incontro, sul tema “La Dottrina Sociale cattolica e i diritti umani”, era presente anche il Premio Nobel per l’Economia 2001, Joseph Stiglitz.
Per l’accademico nordamericano, che è stato membro di gabinetto del Presidente Bill Clinton e attualmente fa parte della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, la sfida che affrontano oggi i diritti umani è come disegnare le frontiere della loro applicazione. A suo avviso, è stato fatto troppo poco per rafforzare le leggi su temi importanti come la tortura e troppo invece in quelle aree che “non rientrano nel loro obiettivo”.
Quanto al tema dell’economia degli Stati Uniti, Stiglitz, che insegna Economia alla Columbia University, ha criticato apertamente il settore bancario per aver provocato l’attuale recessione.
Interpellato sull’ipotesi che la causa della situazione attuale, come ha affermato Benedetto XVI, sia stata l’avarizia del settore finanziario, Stiglitz ha affermato che “l’avarizia non descrive pienamente il comportamento dei nostri banchieri”. “Ciò che hanno fatto è stato far presa sui nordamericani più poveri – era avarizia senza alcuna coscienza morale”. Ha anche incolpato il sistema finanziario che si è creato di modo che nessuno dovesse porsi domande morali.
“Tutti dicono ‘Ho solo fatto il mio lavoro’. Nessuno è responsabile e nessuno deve pensare alle conseguenze morali”, ha osservato. La questione, a suo avviso, è capire ora come andare da queste “mancanze nel sistema alla responsabilità individuale”.
Stiglitz ha quindi espresso il proprio disappunto per il fatto che il Governo degli Stati Uniti abbia garantito le banche con trilioni di dollari senza alcun senso di responsabilità. La decisione, ha affermato l’ex economista capo della Banca Mondiale, è stata un “oltraggio morale” e non è certamente in linea con la Dottrina Sociale cattolica.
All’incontro era presente anche il Cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, Arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras) e presidente di Caritas Internationalis. Il porporato, difensore dei più poveri della società, ha parlato delle implicazioni della globalizzazione dal punto di vista delle fasce più svantaggiate della popolazione.
La globalizzazione non può ridursi al libero mercato, ha affermato, perché è necessario “che vada al di là”, trasformandosi in quella che Papa Giovanni Paolo II definiva la “globalizzazione della solidarietà”. Facendosi eco dei punti di vista di Stiglitz, crede che la crisi economica non sia dovuta ai mercati ma al “deficit di etica” nel mondo economico.
“L’essere umano è sempre soggetto e incline al peccato, per cui abbiamo bisogno di recuperare la dimensione etica, ma non come se la Chiesa mettesse un cappello alle persone, o una giacca su misura”, ha spiegato. “L’etica deve uscire dall’interno della persona, della parte migliore dell’essere umano, che si pone due domande fondamentali: Chi sono? E perché mi trovo in questo mondo?”.
Questa prospettiva etica, ha aggiunto, si può formare se ogni individuo guarda all’economia in un senso più ampio.
C’è quindi molto materiale su cui
riflettere, che senza dubbio verrà incluso in qualche modo nella prossima Enciclica sociale del Papa “Caritas in Veritate”.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]