Congo: fermate lo sfruttamento minerario da parte dei ribelli

Il loro arricchimento aumenta l’instabilità nel Paese

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KÖNIGSTEIN, lunedì, 18 maggio 2009 (ZENIT.org).- Un sacerdote della Repubblica Democratica del Congo sostiene che lo sfruttamento illegale delle notevoli risorse minerarie del Paese provoca instabilità, mentre aumenta la paura per possibili attacchi da parte dei ribelli.

Padre Justin Nkunzi, direttore della Commissione Giustizia e Pace dell’Arcidiocesi di Bukavu, ha esortato il Governo congolese ad assicurare che il commercio di minerali, incluso l’oro, non benefici i movimenti militanti responsabili della violenza nel Paese.

Parlando all’associazione caritativa cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), il sacerdote ha anche chiesto ai leader delle industrie di migliorare la trasparenza della catena di distribuzione per permettere agli acquirenti di individuare l’origine dell’oro che comprano.

“Se si comprano diamanti e oro dalle zone in mano ai ribelli, si aiutano proprio i ribelli, che possono comprare armi e fucili e continuare la guerra”, ha dichiarato.

La Repubblica Democratica del Congo è afflitta da numerosi problemi, tra cui le frequenti violenze sessuali, la piaga dei bambini-soldato e il gran numero di rifugiati che sfuggono ai conflitti, tutti causati dalle azioni dei ribelli finanziate dal commercio di minerali.

“Nel nostro Paese molte persone soffrono”, ha dichiarato padre Nkunzi. “La Chiesa deve essere ovunque qualcuno chieda aiuto. Tutti devono fare il possibile per portare la pace, in primo luogo nei nostri cuori, poi nelle famiglie e quindi in tutta la comunità”.

I bambini-soldato e le violenze sessuali

Il sacerdote ha condannato l’utilizzo di bambini-soldato, a volte di appena 10 anni, costretti a unirsi ai gruppi armati.

“I gruppi ribelli hanno moltissimi bambini-soldato – ha denunciato –. Dobbiamo sostenere questi bambini, aiutarli ad abbandonare i campi dei miliziani nella foresta e riportarli nei villaggi”.

Il reinserimento dei bambini nella società è un compito arduo. “Se qualcuno ha usato un fucile ed è tutto ciò che sa fare, non è facile farlo cambiare. La formazione deve continuare nei villaggi”, ha osservato.

I gruppi miliziani sono anche responsabili dell’aumento delle violenze sessuali. Lo stupro delle donne viene usato come modo per fiaccare la popolazione.

“Per noi è una forma di nuovo terrorismo”, ha dichiarato padre Nkunzi. “E’ una strategia per distruggere le famiglie. Distrugge chiunque. E’ una sorta di ‘omicidio’”.

“La violenza sessuale provoca enormi traumi – trauma individuale, trauma comunitario. Coloro che la perpetrano sanno che il modo più efficace per umiliare un uomo è stuprare la moglie”.

In questa difficile situazione, padre Nkunzi ritiene che la Chiesa possa svolgere un ruolo fondamentale per portare giustizia e pace in questa Nazione lacerata. “La Chiesa deve lavorare per unire la nostra gente e dire che un’altra via è possibile, e deve parlare contro l’impunità”.

“Il lavoro della Commissione Giustizia e Pace è fondamentalmente rivolto ad aiutare le comunità a unirsi dopo essere state divise e a sostenerle perché apportino cambiamenti per sé, per le famiglie e le comunità”.

“Il nostro lavoro non sarebbe possibile senza le preghiere e la pace che provengono da Gesù e da Dio”, ha sottolineato. “In Africa siamo tutti fratelli. Dobbiamo ascoltare Gesù; dobbiamo cercare di ricostruire la nostra regione perché Dio ci ha dato un Paese”.

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ZENIT Staff

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