di Carlo Climati
ROMA, venerdì, 15 maggio 2009 (ZENIT.org).- “La vera laicità deve basarsi sulla consapevolezza di una cultura del limite e su un autentico spirito di conoscenza”. Con queste parole l’on. Silvia Costa, Assessore all’Istruzione, Diritto allo Studio e Formazione della Regione Lazio, ha aperto l’incontro di presentazione del libro “La prima casa” (Poletto Editore) di Salvatore Mancuso e Mariella Zezza.
Il volume, dedicato al tema della maternità, è stato presentato giovedì 14 maggio 2009, in un convegno presso l’Università Europea di Roma, organizzato in collaborazione con l’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum”.
L’incontro è stato preceduto da un saluto di padre Paolo Scarafoni, L.C., Rettore dell’Università Europea di Roma, e di padre Pedro Barrajón, L.C., Rettore dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Entrambi hanno rivolto parole di stima e di amicizia agli autori del libro, che è stato definito “un magnifico contributo al Vangelo della Vita”.
Fra i relatori presenti, il prof. Giuseppe Di Taranto, dell’Università Luiss di Roma, ha sottolineato “l’inderogabilità di preservare la prima casa della natalità dal sisma demografico che sta sconvolgendo l’Europa, e in particolare l’Italia”.
Secondo l’economista, “alla crescita zero della popolazione dei Paesi ricchi, si contrappone il forte incremento di quella dei Paesi in via di sviluppo, senza che i flussi migratori ne consentano un’adeguata compensazione. Anzi, la loro regolamentazione si traduce, come recenti eventi mostrano, nella loro malcelata limitazione”.
“Adeguate politiche per la famiglia fondate sul matrimonio, sulla sostenibilità della condizione femminile durante e dopo la maternità e sulla valorizzazione del ruolo della donna rappresentano le sfide e gli obiettivi peculiari che i governi devono affrontare e perseguire”, ha aggiunto.
Claudia Navarini, ricercatrice di Filosofia Morale presso l’Università Europea di Roma, ha offerto ai presenti un messaggio di speranza, illustrando alcuni cambiamenti significativi della società di oggi.
“Negli anni Sessanta e Settanta – ha spiegato la Navarini – un maggior indice di natalità era legato alla permanenza delle donne entro le mura domestiche. Ma ora il quadro sembra essere cambiato: proprio dove è più fiorente l’occupazione femminile nascono più bambini”.
“La maggior parte delle donne che lavorano, e che lavorano stabilmente, sembra cercare la maternità con maggiore fiducia, e accogliere più figli – ha detto –. Lo dimostrano i dati relativi all’incremento demografico in alcuni Paesi esteri, ad esempio la Francia”.
“Per questo – ha concluso la prof.ssa Navarini – uno dei metodi suggeriti unanimemente dai demografi per invertire il trend di calo demografico italiano è quello di immettere presto ed efficacemente i giovani nel circuito lavorativo, per dare loro entusiasmo e desiderio di costruirsi un futuro”.
Maria Pia Baccari, dell’Università LUMSA di Roma, ha detto di essersi “appassionata e commossa” nella lettura del libro di Salvatore Mancuso e Mariella Zezza, in cui la madre viene definita “prima casa” della vita umana.
“Secondo i Romani – ha spiegato la giurista – la casa era un luogo sacro: domus pro domicilium. Il domicilium non era il luogo degli affari, ma quello degli affetti. Era il luogo in cui venivano posti i Lari, protettori della famiglia”.
Un tema ricorrente ha collegato l’intervento di padre Gonzalo Miranda, L.C. a quello del prof. Adriano Ossicini: l’idea della maternità come relazione alla base della nostra esistenza.
Padre Miranda, docente della Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum”, ha evidenziato l’aspetto della comunicazione tra madre e figlio, che si concretizza già dai primi attimi del concepimento.
Il sacerdote ha anche ricordato che “questo libro nasce dall’incontro di un ginecologo con un’esperta di comunicazione. Questa unione ha dato ottimi frutti, perché ha permesso di offrire al pubblico concetti rigorosamente scientifici attraverso la chiarezza del linguaggio giornalistico”.
Anche Adriano Ossicini, dell’Università La Sapienza di Roma, ha spiegato che “l’individuo è un prodotto di relazioni”.
“Queste relazioni – ha detto – avvengono sempre in un luogo. In questo caso, il luogo è la prima casa dell’essere umano: il grembo materno”.
L’incontro di presentazione del libro “La prima casa”, moderato dal prof. Alberto Gambino, responsabile del Centro Dipartimentale per la Ricerca dell’Università Europea di Roma, si è concluso con gli interventi degli autori, che hanno espresso la loro volontà di offrire “un tributo, una testimonianza e un atto di riconoscenza e di rispetto per la donna e per la sua dignità”.