di Roberta Sciamplicotti
TEL AVIV, venerdì, 15 maggio 2009 (ZENIT.org).- Dopo una mattinata densa di incontri importanti soprattutto per il dialogo ecumenico, Benedetto XVI si è congedato questo venerdì dalla Terra Santa al termine di una settimana ricca di eventi memorabili.
Dopo aver salutato la Delegazione Apostolica di Gerusalemme, si è recato in auto all’eliporto di Mount Scopus, da dove è partito in elicottero alla volta di Tel Aviv.
Al suo arrivo all’aeroporto Ben Gurion, è stato accolto dal Presidente dello Stato di Israele, Shimon Peres, e dal Primo Ministro, Benjamin Netanyahu, che lo hanno salutato calorosamente. La banda e il picchetto militare d’onore hanno fatto da sfondo alla cerimonia di congedo.
Prima dei discorsi ufficiali, varie personalità hanno salutato il Papa: i Ministri del Governo israeliano, leader militari ed esponenti delle varie religioni, i responsabili della copertura stampa e il direttore dell’El Al, la compagnia aerea israeliana che ospiterà il Pontefice nel suo rientro a Roma. Era presente anche il Custode di Terra Santa, il sacerdote francescano Pierbattista Pizzaballa.
Nel suo discorso di congedo, il Pontefice ha ricordato i tanti incontri che hanno costellato il suo pellegrinaggio, da quelli con le autorità civili israeliane e palestinesi a quelli con i capi della Chiesa cattolica e delle varie Chiese cristiane.
“Questa terra è davvero un terreno fertile per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso e prego affinché la ricca varietà della testimonianza religiosa nella regione possa portare frutto in una crescente comprensione reciproca e mutuo rispetto”, ha affermato.
Il Papa ha quindi parlato dei rapporti ebraico-cristiani, sottolineando che i membri delle due religioni traggono nutrimento “dalle medesime radici spirituali” e che nonostante le tensioni del passato sono ora “fermamente impegnati nella costruzione di ponti di duratura amicizia”.
“Uno dei momenti più solenni” della settimana in Terra Santa, ha proseguito Benedetto XVI, è stata la visita al Memoriale dell’Olocausto di Yad Vashem, che gli ha riportato alla mente la visita ad Auschwitz, il 28 maggio 2006, dove milioni di ebrei “furono brutalmente sterminati sotto un regime senza Dio che propagava un’ideologia di antisemitismo e odio”.
“Quello spaventoso capitolo della storia non deve essere mai dimenticato o negato”, ha dichiarato.
Ricordando di essersi recato in Israele “da amico degli Israeliani, così come sono amico del popolo palestinese”, il Papa ha affermato che “nessun amico degli Israeliani e dei Palestinesi può evitare di rattristarsi per la continua tensione fra i vostri due popoli”.
Per questo, ha lanciato un forte appello alla pace: “Non più spargimento di sangue! Non più scontri! Non più terrorismo! Non più guerra!”.
“Sia universalmente riconosciuto che lo Stato di Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti – ha continuato –. Sia ugualmente riconosciuto che il Popolo palestinese ha il diritto a una patria indipendente sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente. Che la ‘two-State solution‘ (la soluzione di due Stati) divenga realtà e non rimanga un sogno”.
Definendo il muro di separazione “una delle visioni più tristi” del suo viaggio, il Papa ha auspicato che in futuro le popolazioni della Terra Santa “possano vivere insieme in pace e armonia senza la necessità di simili strumenti di sicurezza e di separazione, ma rispettandosi e fidandosi l’uno dell’altro, nella rinuncia ad ogni forma di violenza e di aggressione”.
Nel suo discorso al Pontefice, il Presidente israeliano Peres lo ha ringraziato per la visita che ha compiuto in Israele, definendola un “esempio dell’esercizio dei valori spirituali” e dicendosi certo che contribuirà al buon andamento dei rapporti tra Israele e la Santa Sede.
Il Capo di Stato ha confessato di aver apprezzato particolarmente le parole pronunciate da Benedetto XVI visitando lo Yad Vashem, quando ha esortato a non dimenticare mai la Shoah, e ha sostenuto che le dichiarazioni papali hanno toccato “il cuore e la mente” degli israeliani.
Esprimendo la propria condanna per il fanatismo religioso, Peres ha aggiunto di sperare che la leadership spirituale del Papa aiuterà a capire che Dio non è il Dio del terrorismo, ma della pace e della tolleranza, e che getterà “ponti di comprensione e dialogo” perché si possa vivere in un futuro “una vita senza paure, una vita senza lacrime”.
Sotto il soffio di una brezza che faceva volare la berretta dei Cardinali e Vescovi del seguito papale, la banda ha poi eseguito l’inno vaticano, seguito da quello israeliano.
Dopo aver salutato il Presidente Peres e il premier Netanyahu, stringendo a lungo le mani di entrambi e baciando sulle guance il Capo di Stato, Benedetto XVI è quindi salito a bordo di un B777 della El Al, che ha decollato poco dopo alla volta di Roma.