Laudatio per il dottorato ad honorem a Kiko Argüello

Conferito dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II

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ROMA, mercoledì, 13 maggio 2009 (ZENIT.org).- Prof. Josè Noriega, Vicepreside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, durante il conferimento, questo mercoledì, all’iniziatore del Cammino Neocatecumenale, lo spagnolo Francisco Gómez (Kiko) Argüello, del dottorato honoris causa.

 

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1. La fecondità è qualcosa che appartiene al mistero di Dio Trinità. Noi uomini sappiamo bene che non è qualcosa che può venire da noi, ma che va accolta nella gioia, consapevoli che Gesù è venuto affinché abbiamo frutto e frutto abbondante.

Il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II conferisce oggi a Kiko Argüello il Dottorato honoris causa in quanto riconosce una fecondità del tutto speciale per la piena valorizzazione della famiglia come soggetto ecclesiale e sociale, in piena consonanza con il pensiero di Giovanni Paolo II, attraverso l’itinerario di formazione cristiana post-battesimale da lui iniziato insieme a Carmen Hernandez e che ha generato frutti abbondanti in tutto il mondo.

L’avvicinare le persone alle acque del battesimo ha permesso che il fiume di acqua viva che sgorga da Cristo possa ridare vita lungo le sue rive, rendendo possibile che le famiglie possano ricostruirsi e fiorire, nella imponente testimonianza della fecondità di Dio Trinità nella grande Chiesa. Nelle piccole comunità, nelle quali il cammino neocatecumenale si è strutturato e vuole vivere il mistero della santa Famiglia di Nazaret, ogni famiglia è stata accolta nella sua specificità relazionale, senza che i suoi componenti siano stati assorbiti indifferenziatamente, ed è stata promossa nella sua propria dimensione missionaria. In questo modo si viene a costituire un’autentica pastorale famigliare, attuata secondo lo spirito del nostro fondatore Papa Giovanni Paolo II.

Sono tre gli aspetti che il nostro Istituto vuole mettere in rilievo riguardo al frutto dello Spirito nell’opera del neodottore. In primo luogo l’aver egli accompagnato un cammino di fecondità nelle famiglie. In secondo luogo, aver offerto un cammino concreto di culto famigliare a Dio. E in terzo luogo, aver stimolato la missione della famiglia.

2. La riscoperta della fecondità del battesimo per la vita della coppia ha avuto uno dei suoi frutti più significativi nella riscoperta della santità dell’atto coniugale tra gli sposi. Visto come uno dei luoghi dove Dio agisce, le coppie del cammino hanno voluto vivere il loro amore con una singolare apertura alla vita, sapendosi collaboratori di Dio nel generare delle persone. In un momento di crisi e disorientamento da parte di molti, l’accoglienza senza riserve della enciclica profetica di Paolo VI Humanae vitae da parte delle famiglie del cammino è stata una autentica testimonianza per l’intera Chiesa, mostrando che, al di là delle nostre paure o delle nostre difficoltà, è possibile vivere quanto la Chiesa segnala come specifico del cammino di santità della coppia se c’è una comunità viva che ci accompagna.

3. La costituzione di una famiglia, che ha nella sua origine l’accoglienza del mistero della fecondità di Dio, comporta allora l’iniziazione al mistero. Le famiglie del cammino neocatecumenale hanno capito presto e adottato una forma di liturgia domestica: ogni giorno nel matrimonio, ma ancor più specialmente tutta la famiglia la domenica, nella celebrazione delle lodi, vissuta come uno spazio dove favorire il dialogo con Dio in un dialogo famigliare. In questo modo, la grande missione di trasmettere la fede ai figli ha trovato l’ambito proprio della testimonianza dei genitori, i quali aiutano i figli a capire la rilevanza della Parola nella propria storia concreta. In ciò si dimostra come la relazione tra genitori e figli riesca ad aiutare questi ultimi anche nel loro modo di relazionarsi con Dio che è Padre, cioè a entrare in una relazione filiale con il Signore, così come ce lo ha fatto conoscere Gesù. Ciò aiuta ad alzare gli occhi verso il vero Padre celeste, dal quale abbiamo veramente ricevuto la vita e l’amore. È qui che va riconosciuta una delle ragioni principali del grande frutto di vocazioni che le famiglie del cammino hanno saputo portare.

4. Nel contesto di una spaventosa secolarizzazione di “vaste zone della terra, dove la fede è in pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento”, il Cammino neocatecumenale ha saputo “rendere Dio presente in una forma singolare”: parlo della grande testimonianza delle famiglie in missione. Infatti, la realtà del mistero del Dio amore che vive un mistero di comunione in sé, e che esce da sé in missione per introdurre l’uomo nella sua comunione, si fa presente proprio in una comunione umana, la Santa Famiglia di Nazaret, la quale si estende nella vita della Chiesa e, tramite le famiglie, arriva ad ogni uomo. Si tratta di un protagonismo che viene vissuto dall’intera famiglia come tale, portando nella parrocchia e nel mondo la testimonianza di ciò che è una famiglia, con le sue difficoltà, ma soprattutto con le sue grandi speranze. Anzi, la testimonianza che loro portano è la testimonianza della Trinità in missione, cioè, della passione d’amore di Dio Trinità per l’uomo. Dalla convinzione che il mondo ha bisogno di testimonianza è nato anche il sostegno offerto da Kiko Argüello per la promozione del Family day con l’idea di aiutare tutti a comprendere l’importanza della famiglia fondata sul matrimonio per ogni uomo e per la società intera.

Sono tante le famiglie in missione che hanno ricevuto da Giovanni Paolo II il crocifisso. Lei stesso, caro Kiko, lo ha ricevuto e lo porta con sé come una reliquia. Oggi l’Istituto accademico fondato da lui e che si gloria di portare il suo nome, Le concede un Dottorato honoris causa. Qualcuno potrebbe pensare che si tratta di un cambio sostanziale: ricevere la croce non è lo stesso che ricevere un dottorato! Tuttavia, tutti noi siamo convinti che il servo di Dio Giovanni Paolo II ci guarda oggi con gioia dalla finestra del cielo e nel suo sguardo ci rendiamo conto che questo titolo è un incoraggiamento a continuare una missione a favore dell’uomo, affinché Dio possa portare a pienezza la fecondità di quell’acqua che Gesú ci ha regalato dalla croce.

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ZENIT Staff

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