Il Papa: i cristiani di Terra Santa, promotori di pace e comunione

Visita al Cenacolo e alla Concattedrale latina di Gerusalemme

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di Mirko Testa

GERUSALEMME, martedì, 12 maggio (ZENIT.org).- La missione affidata ai cristiani di Terra Santa è quella di essere promotori di pace e comunione, nell’impegno sociale come nella vita contemplativa.

E’ questo il messaggio sottolineato da Benedetto XVI in due incontri successivi tenutisi questo martedì, nel Cenacolo per la preghiera del Regina Coeli con gli Ordinari di Terra Santa e durante la visita presso la chiesa “madre” della diocesi di Gerusalemme.

Lasciato il Centro “Hechal Shlomo”, il Santo Padre si è recato nel luogo dove, secondo il Vangelo, Gesù apparve agli apostoli dopo la sua risurrezione e dove si ritrovano uniti in preghiera con Maria, quando discese su di loro lo Spirito Santo nel giorno della Pentecoste.

Il Cenacolo è una ex moschea di proprietà dello Stato di Israele, visitabile come fosse un museo, anche perché nella parte inferiore del fabbricato si trova una tomba venerata dagli ebrei come la sepoltura di Davide.

Qui i francescani, già stabilititisi a Gerusalemme nel 1229, fondarono il primo convento nel 1335. In seguito, nel 1551, furono espulsi definitivamente dal Cenacolo dovendo lasciarlo ai musulmani. Ci ritorneranno, scegliendo un’abitazione non lontana dal Cenacolo, solo nel 1936.

Nel fare gli onori di casa il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, OFM, ha detto al Santo Padre: “Qui, proprio in questo luogo così semplice si è celebrata la Cena di Pasqua del Signore Gesù con gli Apostoli, prima della Passione, e ci richiama ogni volta l’istituzione dell’Eucaristia, ma anche il gesto di testimonianza del Signore e Maestro che lava i piedi ai suoi discepoli, il comandamento nuovo, la promessa dello Spirito, e la sua grande preghiera”.

“Cenacolo è il timore che fa chiudere le porte agli Apostoli, e il Cristo risorto che entra e dice: Pace a voi. Cenacolo è l’attesa nella preghiera, con Maria, è lo Spirito che irrompe come vento gagliardo e la nascita della Chiesa, una e indivisa…”, ha continuato, denunciando poi lo stato di abbandono dell’edificio.

Prendendo la parola, Benedetto XVI ha ricordato che “la nostra vita come cristiani non è semplicemente uno sforzo umano di vivere le esigenze del Vangelo imposte a noi come doveri. Nell’Eucaristia noi siamo tirati dentro il mistero dell’amore divino”.

E “questo amore trasformante”, ha continuato il Santo Padre, “ci sollecita, come individui e come comunità, a superare la tentazione di ripiegarci su noi stessi nell’egoismo o nell’indolenza, nell’isolamento, nel pregiudizio o nella paura, e a donarci generosamente al Signore ed agli altri”.

“L’invito alla comunione di mente e di cuore, così strettamente collegato col comandamento dell’amore e col centrale ruolo unificante dell’Eucaristia nelle nostre vite, è di speciale rilevanza nella Terra Santa”, ha poi aggiunto.

Infatti, “la missione della Chiesa è di predicare l’amore universale di Dio e di riunire da lontano e da vicino tutti quelli che sono chiamati da Lui, in modo che, con le loro tradizioni ed i loro talenti, formino l’unica famiglia di Dio”.

“Nella misura in cui il dono dell’amore è accettato e cresce nella Chiesa, la presenza cristiana nella Terra Santa e nelle regioni vicine sarà viva”, ha ricordato.

In conclusione, il Papa ha auspicato che i cristiani di Terra Santa possano continuare a “perseverare nella loro missione di promotori di comunione e di pace”.

Dopo il suo discorso e la recita della preghiera mariana del Regina Coeli, il Santo Padre ha raggiunto dapprima in auto il Patriarcato Latino di Gerusalemme per poi compiere una breve visita alla Concattedrale latina dedicata al Santissimo Nome di Gesù, alla presenza di circa 300 persone, tra cui alcune religiose contemplative.

Nell’accogliere il Papa in questo luogo, già onorato dalle visite di Paolo VI (6 gennaio 1964) e di Giovanni Paolo II (26 marzo 2000), il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Sua Beatitudine Fouad Twal, ha rivolto un breve saluto in francese.

Nelle sue parole, il Patriarca ha elogiato i tanti sacerdoti, seminaristi, religiosi, religiose e laici impegnati nei diversi ambiti del sociale, dall’insegnamento, all’assistenza ai poveri, ai malati e ai portatori di handicap, e che rappresentano “un tesoro inestimabile” in Terra Santa.

Una piccola Chiesa se si pensa che la comunità cattolica – la più numerosa – a Gerusalemme conta circa 4.500 membri, mentre i cristiani sono circa 14.000, compresi religiosi e i sacerdoti stranieri (il 2% della popolazione).

Dopo aver quindi ricordato il contributo dei cattolici al benessere comune, Sua Beatitudine Fouad Twal ha quindi sottolineato che “la presenza di preghiera e di contemplazione non è meno preziosa”.

“Tra le molte congregazioni religiose presenti nel nostro patriarcato – ha spiegato -, riunite nell’Unione delle religiose di Terra Santa, una quindicina hanno una vocazione esclusivamente contemplativa. Questi fratelli e sorelle sono le ‘sentinelle dell’invisibile’”.

“Nel segreto della preghiera e di una vita tutta offerta, invisibilmente portano sulle loro braccia la nostra Chiesa e la Terra Santa tutta intera – ha detto –. Essi intercedono per la missione e l’unità della Chiesa, e per la riconciliazione tra i popoli e le religioni”.

A questo proposito, nel suo discorso, il Papa ha sottolineato che da sempre a sostenere l’opera di evangelizzazione della Chiesa sono state “le preghiere di coloro la cui vocazione, secondo le parole di Santa Teresa di Lisieux, è di essere ‘l’amore profondo nel cuore della Chiesa’”.

Per questo ha espresso il proprio “apprezzamento per l’apostolato nascosto delle persone di vita contemplativa”: “con le parole del Salmista chiedo anch’io a voi di ‘pregare per la pace di Gerusalemme’, di pregare continuamente per la fine del conflitto che ha arrecato così grandi sofferenze ai popoli di questa regione”.

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ZENIT Staff

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