La Moschea “al-Hussein bin-Talal” di Amman

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ROMA, sabato, 9 maggio 2009 (ZENIT.org).- La Moschea “al-Hussein bin-Talal” (chiamata anche “King Hussein Ben Talal Mosque”), che si trova nelle vicinanze dei Palazzi della corte ascemita, porta il nome del padre e predecessore dell’attuale monarca Abdullah II.

Il fabbricato è stato costruito nella parte alta del “King Hussein Park” nel quartiere di Dabouq. Questa moschea di recente costruzione è stata inaugurata l’11 aprile 2006 e non va confusa con un’altra molto più vecchia, chiamata “Husseini Mosque” e che si trova nel cuore della capitale giordana.

La Moschea “al-Hussein bin-Talal”, con i suoi 5.500 posti, è la più grande della Giordania e di fatto sostituisce, come postazione per le trasmissioni ufficiali dei riti religiosi più importanti da parte della Tv, la “King Abdullah I Mosque” (costruita tra il 1982 e il 1989) che si trova nel distretto di Abdali (Amman).

La nuova moschea, costruita combinando diversi stili di architettura e adornamento tipicamente islamici, possiede 4 minareti agli angoli di una struttura rettangolare. Il centro del fabbricato è una grande Sala per la preghiera con il soffitto a volta.

L’egiziano Khalid Azzam, architetto del progetto, insieme con altri esperti nominati dalla Corte, realizzarono un’approfondita indagine sul terreno per individuare gli elementi architettonici più caratteristici delle moschee giordane.

Una delle conclusioni più rilevanti, che poi inserirono nella nuova moschea, fu l’elemento degli archi. Nella moschea esiste inoltre un grande spazio esterno coperto (2mila metri quadri) per la preghiera e che può ospitare 2.500 fedeli. Gli spazi per la preghiera delle donne (350 metri quadri) possono ospitare 350 persone.

Le strutture offrono numerosi servizi: sale di lettura, biblioteche, sale per le riunioni, ecc. L’intero ricco arredo così come tutti i materiali per la costruzione, con eccezione dei tappeti e dei candelabri che provengono dalla Turchia, sono giordani.

L’ “Hashemite History Museum”, che sarà visitato da Benedetto XVI, è uno dei luoghi più importanti della moschea. Al suo interno si trovano diversi oggetti di grande valore storico legati alla vita e alla predica di Maometto, che fanno parte del patrimonio religioso giordano.

Fra questi oggetti si trova la Lettera di Maometto (scritta su pelle di gazzella) inviata all’imperatore Eraclio I di Bisanzio, prima del 629 d.C., chiedendogli di convertirsi all’Islam, richiesta fatta più o meno nello stesso periodo ad altri sovrani dell’epoca fra cui Cosroe (re di Persia) e Negus (re di Abissinia).

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ZENIT Staff

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