AMMAN, sabato, 9 maggio 2009 (ZENIT.org).- Questo sabato Benedetto XVI ha voluto rendere omaggio ai cristiani di tradizione orientale che in Medio Oriente costituiscono, normalmente, delle piccole comunità all’interno di una maggioranza musulmana e che offrono un contributo determinante alla Chiesa universale e alla società in cui si trovano.
La celebrazione dei Vespri con i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi e i Movimenti ecclesiali, svoltasi questo sabato sera nella cattedrale greco-melchita di San Giorgio, ha mostrato la bellezza di un rito sconosciuto in buona parte dell’Occidente.
La Chiesa greco-melchita, che ha sede a Damasco (Siria), è una chiesa orientale di rito bizantino che, pur facendo parte delle Chiese orientali che si separarono da Roma nel 1054, in occasione dello Scisma d’Oriente, è tornata alla piena comunione con la Sede di Pietro nel 1724.
All’incontro era presenti oltre ai fedeli greco-melchiti, anche rappresentanti dei diversi riti della Chiesa in Giordania: maronita, siro, armeno, caldeo e latino.
Le manifestazioni di estremo calore da parte dei 1.500 presenti nei confronti dal Papa, apparso particolarmente sorridente, ha fatto scattare in alcune occasioni gli uomini della sicurezza.
A fare gli onori di casa ci ha pensato Sua Beatitudine Gregorios III Laham, Patriarchia di Antiochia dei greco-melchiti, con un emozionate discorso, in cui è risalito alle origini cristiane di questa terra, arrivando poi ad esclamanere due volte, prima in francese e poi in arabo: “Non emigreremo mai”.
Il Patriarca ha sottolineato che l’attuale conflitto in Medio Oriente costituisce la prima causa di emigrazione da questi luoghi ed ha avvertito che se questo esodo continuerà ininterrottamente, la presenza cristiana scomparirà dal Medio Oriente.
Per questo, è importante una “pace giusta e duratura”, ha affermato lodando i ripetuti appelli del Papa in favore della Terra Santa, del Libano, della Siria e dell’Iraq.
Da parte sua, il Papa ha spiegato che “proprio come due mila anni or sono fu ad Antiochia che i discepoli vennero chiamati Cristiani per la prima volta, così anche oggi, come piccole minoranze in comunità disseminate in queste terre, anche voi siete riconosciuti come seguaci del Signore”.
“Tutti i Cristiani sono chiamati a rispondere attivamente al mandato di Dio […] per portare gli altri a conoscerlo e ad amarlo”, ha sottolineato il Santo Padre.
Infine, Benedetto XVI ha concluso il suo discorso rivolgendosi ai giovani per incoraggiarli ad abbracciare la vita sacerdotale o religiosa: “non abbiate paura di dare il vostro contributo saggio, misurato e rispettoso alla vita pubblica del regno. La voce autentica della fede sempre porterà integrità, giustizia, compassione e pace!”.