di Antonio Gaspari
ROMA, venerdì, 8 maggio 2009 (ZENIT.org).- Il Meeting per l’Amicizia tra i Popoli, la rassegna che vede ogni anno arrivare a Rimini centinaia di migliaia di persone per passare insieme una settimana a discutere di fedi, cultura, identità, sussidiarietà, missione, testimonianze di carità e di amore, ha presentato la sua trentesima edizione il 5 maggio a Parigi nella sede dell’UNESCO.
Trent’anni di un evento unico, caratterizzato da mostre, forum, dibattiti, canzoni, poesie, preghiere, organizzato e gestito da oltre 4000 volontari. Luogo di incontro di personaggi di religioni e culture diverse provenienti da tutto il pianeta, si terrà quest’anno dal 23 al 29 agosto nella Fiera di Rimini ed avrà come tema “La conoscenza è sempre un avvenimento”.
La presentazione avvenuta all’UNESCO, luogo principe della cultura, è il vertice di una storia iniziata 30 anni fa da un gruppo di amici e arrivata in una delle istituzioni più prestigiose del mondo.
All’incontro erano presenti 150 persone tra i quali ambasciatori, rappresentanti del mondo culturale francese, della Chiesa e dei movimenti cattolici.
In occasione della presentazione è stata allestita una mostra dal titolo: “Il Meeting per l’amicizia fra i popoli: immagini di una storia” che attraverso testi e immagini racconta la storia delle trenta edizioni”.
Dopo Parigi il Meeting verrà presentato anche a San Paolo, a Rio de Janeiro, a Washington, a Roma, a San Marino e naturalmente a Rimini: queste le location di un itinerario mai così ricco (www.meetingrimini.org/presentazioni2009).
Intervenendo alla presentazione, Olabiyi Babalola Joseph Yaï, Presidente del Consiglio Esecutivo dell’Unesco e delegato permanente del Benin presso l’UNESCO ha detto: “Il Meeting è l’esempio di attività che rappresenta la ragion d’essere dell’UNESCO, rappresenta la ragione di vivere e sperare. Questa casa è vostra, questa casa che ha la vocazione di essere la casa della conoscenza”.
Giuseppe Moscato, ambasciatore, delegato permanente della Repubblica Italiana presso l’UNESCO, ha sottolineato gli sforzi internazionali della comunità internazionale per evitare lo scontro di civiltà, ed ha proposto di coltivare la cultura “dell’attenzione, del dialogo e dell’ascolto dell’altro”.
In questo contesto l’ambasciatore ha ringraziato il Meeting per l’Amicizia tra i popoli per aver compreso l’eguale dignità tra le culture dei diversi popoli e favorito il dialogo fraterno.
Monsignor Francesco Follo, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO, ha preso spunto dall’Enciclica ‘Fides et ratio’ di Giovanni Paolo II per spiegare che “la cultura ha in sé la possibilità di accogliere la rivelazione divina” perché “ogni cultura e ogni religione contengono un avvicinamento dell’uomo al mistero di Dio e un avvicinamento di Dio al mistero dell’uomo”.
“La duplice logica di incarnazione e trascendenza – ha sottolineato monsignor Follo – ci permette di avere una visione ampia e allo stesso tempo concreta del rapporto tra le religioni e le culture” collocandoci “all’interno di quell’orizzonte di verità e di libertà che è necessario per il dialogo interreligioso”.
Igor Bailen, in rappresentanza di Rora Navarro-Tolentino, ambasciatore delle Filippine in Francia e delegato permanente delle Filippine presso l’UNESCO, ha precisato che la ricerca della conoscenza “è un grande valore”, e la sfida oggi è quella di capire come il dialogo per una conoscenza comune possa essere sostenuto e promosso al fine di promuovere “cooperazione pace e sviluppo tra le popolazioni di diverse culture e differenti fedi”.
“Da questo punto di vista – ha concluso Bailen – il messaggio del Meeting di Rimini assume una grandissima rilevanza”.
Yves Coppens, professore emerito al Collegio di Francia, ha detto che il titolo del Meeting “è splendido” perchè “l’avvenimento è un elemento di rottura in una continuità. L’evoluzione dell’uomo è caratterizzata da avvenimenti, da cambiamenti inattesi”.
L’editorialista dell’Irish Times, John Waters, ha rilevato che “il Meeting è diverso da i tanti altri eventi nel mondo. La cultura del Meeting è diversa perché ha un senso”.
In un mondo in cui siamo bombardati da informazioni minuto per minuto – ha commentato Waters – e abbiamo 24 ore di notizie, e accesso immediato ai dati su Internet; in un tempo in cui mai nella storia del pianeta è tanta la conoscenza a disposizione di uomini, ci chiediamo: “è questa la conoscenza, o ci vuole qualcosa d’altro? La vera conoscenza non è solo il fatto, ma il fatto accompagnato da un senso”.
Emilia Guarnieri, Presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, ha spiegato che alle origini del Meeting “c’è la domanda di senso il desiderio che accomuna tutti gli uomini”.
Ogni uomo desidera in fondo che nel proprio lavoro si realizzi la felicità, la propria felicità; che si ottenga un valore che abbia a che fare con sé, con il proprio cuore e non soltanto con una utilità sociale.
Secondo la Guarnieri “in questa ricerca di verità per la vita, di una verità per la vita tutti gli uomini hanno un comune alleato: la ragione” perchè “l’uomo vive di arte, cioè vive le proprio lavoro, della propria creatività e vive di ragione, cioè di quella capacità di guardare e giudicare l’esperienza tenendo conto di tutta la realtà”.
“Pertanto – ha affermato la Presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia tra i popoli – la ricerca di senso, la tensione alla verità, la costruttività e ragionevolezza sono stati i fattori che con stupore abbiamo riscontrato essere il patrimonio comune di ogni uomo e il terreno da cui si genera un reale dialogo e una sincera amicizia”.
“Tra uomini di fedi, etnie, culture diverse, tra persone diverse – ha aggiunto – è avvenuto l’avvenimento della conoscenza, una conoscenza reciproca, d’amicizia, ma soprattutto la scoperta di un linguaggio comune”.
“Il Meeting – ha concluso la Guarnieri – in effetti non è soltanto un luogo di dibattito culturale, un luogo di approfondimento scientifico, un luogo di mostre e di spettacoli, ma è una grande occasione di esperienza umana per tutti coloro che vi partecipano”.