di Mirko Testa
ROMA, venerdì, 8 maggio 2009 (ZENIT.org).- “Sono venuto in Giordania come pellegrino, per venerare i luoghi santi”. Sono state tra le prime parole pronunciate questo venerdì da Benedetto XVI, durante la cerimonia di benvenuto all’Aeroporto “Queen Alia”, situato a 32 km a sud della capitale Amman, nella prima tappa della visita apostolica che lo condurrà a visitare Israele e i Territori palestinesi.
Atterrato in orario, dopo un volo durato quattro ore, il Santo Padre ha trovato accoglierlo ai piedi della scaletta il Re di Giordania, Abdallah II Bin Al-Hussein – quarto sovrano ascemita dal 1946 ad oggi – e la Regina Rania.
Benedetto XVI – che da Cardinale era già stato in Terra Santa nel 1964, nel 1992 e nel 1994 – ha cominciato così il suo primo viaggio da Pontefice in questa terra che reca impresse le orme del passaggio di Gesù.
Dopo aver salutato brevemente la delegazione giordana formata da autorità civili e politiche e gli Ordinari di Terra Santa, i Patriarchi e i Vescovi presenti, i Reali di Giordania e il Santo Padre hanno preso posto sulla tribuna per ricevere gli onori militari.
A denotare la solennità della cerimonia, il gruppo si è quindi spostato all’interno del Padiglione reale per i discorsi ufficiali, mentre in occasione dei viaggi precedenti si erano tenuti sulla pista di atterraggio.
Nel prendere la parola il Re Abdallah II ha sottolineato l’importanza di questo “storico pellegrinaggio sotto il segno della fede nell’unico Dio”, richiamando la visita in questo stesso luogo di Giovanni Paolo II nell’anno del Grande Giubileo del 2000.
Il sovrano giordano ha quindi sottolineato “l’impegno preciso di favorire in tutti i modi la coesistenza pacifica tra il mondo occidentale e il mondo musulmano”.
“Proprio la divisione ideologica – ha infatti aggiunto – produce sofferenze indicibili alle popolazioni ed è impegno dei politici e degli uomini di buona volontà superare queste divisioni in un atteggiamento di dialogo ma anche di rispetto reciproco”.
A questo proposito, ha affermato, “è necessario oggi un nuovo dialogo globale di comprensione tra le civiltà”, ma soprattutto “per noi che crediamo in un solo Dio questa è la base per la reciproca comprensione e un impegno scritto per osservare il dettato delle Sacre Scritture”.
“La fede – ha continuato – è il centro della nostra eredità culturale” e “ci dà la responsabilità verso gli altri e verso la giustizia, per dare speranza ai popoli e ai giovani”.
Dopo aver lodato la Giordania come terra “ricca di storia” e “patria di così numerose antiche civiltà” – la presenza cristiana in Giordania è attestata sin dal I sec. – il Papa ha quindi richiamato la libertà religiosa di cui si gode in questo paese.
“La possibilità che la comunità cattolica di Giordania possa edificare pubblici luoghi di culto – ha infatti detto – è un segno del rispetto di questo Paese per la religione e a nome dei Cattolici desidero esprimere quanto sia apprezzata questa apertura”.
“La libertà religiosa – ha poi sottolineato – è certamente un diritto umano fondamentale ed è mia fervida speranza e preghiera che il rispetto per i diritti inalienabili e la dignità di ogni uomo e di ogni donna giunga ad essere sempre più affermato e difeso, non solo nel Medio Oriente, ma in ogni parte del mondo”.
Più tardi, il Papa quindi evidenziato l’impegno in prima linea della Giordania nel “promuovere la pace nel Medio Oriente e nel mondo, incoraggiando il dialogo inter-religioso, sostenendo gli sforzi per trovare una giusta soluzione al conflitto Israeliano-Palestinese, accogliendo i rifugiati dal vicino Iraq, e cercando di tenere a freno l’estremismo”.
Successivamente ha posto l’accento sull’ importante passo in avanti costituito dal primo Seminario del novembre scorso organizzato dal Forum cattolico-musulmano, istituito dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e da esponenti musulmani a seguito della Lettera aperta indirizzata il 13 ottobre 2007 a Benedetto XVI e ad altri Capi di Chiese e Comunità ecclesiali da 138 personalità musulmane.
“Spero vivamente che questa visita e in realtà tutte le iniziative programmate per promuovere buone relazioni tra Cristiani e Musulmani, possano aiutarci a crescere nell’amore verso Dio Onnipotente e Misericordioso, come anche nel fraterno amore vicendevole”, ha infine concluso.