ROMA, mercoledì, 6 maggio 2009 (ZENIT.org).- “Elogio della coscienza” è il titolo del libro che raccoglie gli scritti del Cardinale Joseph Ratzinger sulla verità interiore. Il testo è stato appena pubblicato dalle Edizioni Cantagalli e comprende scritti che vanno dal 1990 al 2000 in cui il futuro Papa sottolinea la centralità del ruolo della coscienza.
La questione della coscienza è diventata centrale nel dibattito contemporaneo, in quello teologico ma anche in quello laico. Nel testo, il Cardinale Ratzinger si sofferma su un aspetto fondamentale della questione, quello della libertà di coscienza, sottolineando come la libera coscienza interiore non sia in sé in contraddizione con l’autorità.
“L’identificazione della coscienza con la consapevolezza superficiale, la riduzione dell’uomo alla sua soggettività non libera affatto, ma rende schiavo – osserva –; essa ci rende totalmente dipendenti dalle opinioni dominanti ed abbassa anche il livello di queste ultime giorno dopo giorno”.
“Chi fa coincidere la coscienza con convinzioni superficiali, la identifica con una sicurezza pseudo-razionale, intessuta di autogiustificazione, conformismo e pigrizia”.
Se manca quindi la capacità di riconoscere il nesso esistente tra verità, coscienza e dignità umana, l’uomo si distrugge da solo.
In quest’illusione di libertà effimera, ci si consegna alla dittatura del relativismo e del totalitarismo conformistico, per i quali non serve approfondire o comprendere le ragioni, ma basta seguire la moda e l’opinione comune.
Joseph Ratzinger/Benedetto XVI mostra che oggi come non mai la democrazia è a rischio, in un mondo che sta cancellando la coscienza interiore profonda in grado di compiere un’“anamnesi”, cioè di riconoscere ciò che è bene da ciò che è male.
“Se non si reagisce, l’ammutolirsi della coscienza porta alla disumanizzazione del mondo e ad un pericolo mortale”, avverte l’autore.
Allo stesso modo, sottolinea come essere del tutto convinti delle proprie opinioni o adattarsi a quelle della maggioranza possa far prendere pericolosi abbagli. Se tutto ciò che si fa in coscienza fosse per questo corretto, allora “persino i membri delle SS naziste sarebbero giustificati e dovremmo cercarli in paradiso. Essi infatti portarono a compimento le loro atrocità con fanatica convinzione ed anche con un’assoluta certezza di coscienza”.
Secondo Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, “un uomo di coscienza è uno che non compra mai, a prezzo della rinuncia alla verità, l’andar d’accordo, il benessere, il successo, la considerazione sociale e l’approvazione da parte dell’opinione dominante”.
Commentando il testo ai microfoni della “Radio Vaticana”, il filosofo Vittorio Possenti ha affermato che “la coscienza morale è una coscienza offuscata, che ha bisogno costantemente di confrontarsi con la luce della verità. Non può essere perciò il criterio ultimo ed unico di giudizio la sola coscienza, questa deve confrontarsi con la questione della verità”.
Il tema, ha constatato, apre oggi “nuovi interrogativi, perché, in una parte consistente del pensiero della cultura contemporanea risalta invece una posizione in cui si ritiene che la verità non possa essere raggiunta”.
Possenti ha aggiunto che “la volontà gioca un ruolo maggiore rispetto al ruolo che può essere giocato dall’intelletto”. Per questo motivo, “educarci ad ascoltare questa voce interiore significa purificare il desiderio ed educare la volontà, non cancellare il senso della responsabilità dell’atto morale e non cancellare il senso della colpa”.
“Il senso di colpa quando è ben radicato e fondato non è qualcosa di patologico: significa che l’uomo ha consapevolezza della sua responsabilità morale, del principio primo di ogni esistenza etica, cioè il principio di fare il bene ed evitare il male”.
Il Cardinale Ratzinger sostiene inoltre il primato della coscienza su quello del papato, posizione “coerente con il pensiero di Benedetto XVI, come è coerente con l’intera tradizione della dottrina della Chiesa, dell’insegnamento della Chiesa”, “perché il Papa è servitore della legge morale”.
“Il Papa è al servizio della crescita della coscienza morale, non può essere al servizio del far tacere la coscienza morale”, ha concluso.