Margini di collaborazione con i musulmani d'Europa

Primo incontro di delegati delle Conferenze Episcopali per i rapporti con i musulmani

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BORDEAUX, lunedì, 4 maggio 2009 (ZENIT.org).- I delegati delle Conferenze Episcopali europee per il dialogo con i musulmani hanno constatato che l’avvicinamento alla presenza musulmana in Europa non si può realizzare tenendo conto solo della questione delle migrazioni.

Lo hanno fatto durante il primo incontro di delegati delle Conferenze Episcopali dell’Europa per le relazioni con i musulmani, celebrato a Bordeaux il 27 e il 28 aprile su iniziativa del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE).

In concreto, hanno partecipato delegati di Portogallo, Spagna, Francia, Inghilterra, Belgio, Germania, Svizzera, Bosnia-Erzegovina, Slovenia, Polonia, Italia, Malta, Scandinavia, Austria e Turchia, il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, il Cardinale Jean-Louis Tauran, e alcuni esperti.

“Nella maggior parte dei Paesi europei, i musulmani appartengono alla seconda, terza, quarta e anche quinta generazione, e le persone nate ed educate in Europa sono pienamente riconosciute come cittadini europei”, segnala un comunicato emesso dal Consiglio Europeo delle Conferenze Episcopali al termine dell’incontro.

I partecipanti hanno sottolineato che il dialogo tra cattolici e musulmani può aiutare ad elaborare atteggiamenti comuni su questioni di bioetica e di presenza della religione nello spazio pubblico, in cui “c’è una certa sintonia”.

Tra le sfide attuali del dialogo interreligioso, hanno segnalato le questioni relative ai matrimoni misti, l’educazione e l’integrazione dei giovani musulmani nelle scuole e nei movimenti giovanili cattolici e la costruzione di moschee e minareti.

Il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha elaborato negli ultimi mesi un documento con direttive per orientare il dialogo attuale dei cattolici con i musulmani, che pubblicherà dopo le vacanze estive.

Il Cardinale Tauran ha inaugurato l’evento presentando lo stato del dialogo tra cattolici e musulmani.

Nel suo discorso, si è riferito alla pubblicazione della “Lettera dei 138”, dalla quale è nata l’idea del primo incontro del Forum cattolico-musulmano, celebrato nel novembre scorso a Roma.

Ha anche sottolineato l’“importanza e la complessità” del dialogo con i musulmani, la cui presenza in Europa, “a differenza di altri periodi, è sostanzialmente pacifica”.

Per il porporato, “questo dialogo offre l’opportunità di approfondire la nostra fede e di dare testimonianza e ragione di essa”, e deve essere “sincero, senza cadere nel relativismo”.

Nel corso dell’incontro sono intervenuti gli esperti del dialogo con il mondo musulmano Andrea Pacini, autore di uno studio sui giovani musulmani in Europa, Martino Díez, presidente della Fondazione Oasis di Venezia per il sostegno a questo dialogo in Paesi a maggioranza musulmana, e l’esperto di islam per il CCEE, padre Hans Vöcking.

Pacini ha proposto di coniugare tre fattori per comprendere l’identità dei musulmani che vivono oggi in Europa: il rapporto con l’islam “etnico” delle prime generazioni di immigrati, il rapporto con la società europea e l’influenza dei flussi transnazionali di musulmani in Europa.

Allo stesso tempo, ha sottolineato le differenze tra un tipo più tradizionale di esperienza legata all’islam dei Paesi di origine e un’altra forma più personalizzata legata alla cultura europea, di tendenza più liberale in alcuni casi e come corrente “neo-ortodossa” in altri.

Ha anche ricordato la necessità di tener conto dell’esistenza di un nuovo tipo di organizzazione, di carattere associativo, con obiettivi non esclusivamente religiosi, in dialogo con la cultura europea.

Díez ha invece presentato nella riunione di Bordeaux il progetto Oasis, promosso dal 2004 dal Cardinale Angelo Scola di Venezia, e si è concentrato sull’identità degli interlocutori, avvertendo della facilità con cui si può “cadere in stereotipi non corrispondenti alla realtà”.

Ha quindi rimarcato l’importanza del meticciato, che “non deve essere visto come una tragedia, ma come un’opportunità per aumentare la possibilità di convivenza tra persone di culture diverse”, e ha aggiunto che senza il riconoscimento reciproco sarà impossibile un vero dialogo.

Padre Vöcking ha sottolineato dal canto suo la lunga storia del lavoro svolto dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa nel dialogo con altre Chiese cristiane e con l’islam e ha affermato che la Chiesa deve ripensare al suo approccio.

“Appena 30 anni fa, la presenza dei musulmani in Europa rientrava, per la Chiesa, nella categoria degli aiuti agli immigrati – ha spiegato –. Ora che si constata che i musulmani sono parte integrante della società europea, questa presenza ha bisogno di una riflessione diversa che è allo stesso tempo pastorale, sociale, caritativa e religiosa”.

Il Cardinal Tauran ha concluso l’incontro riferendosi alle persone che si recano regolarmente in una sinagoga, una chiesa o una moschea nel continente europeo come a “un ricchissimo patrimonio spirituale che deve essere disponibile per l’Europa”.

Secondo quanto ha reso noto il Servizio di Informazione Religiosa della Conferenza Episcopale Italiana (SIR), nel suo discorso finale il porporato è tornato a sottolineare il problema dell’insegnamento della religione nella scuola e la necessità di pensare come possa esserci un minimo di formazione senza cadere nel confessionalismo.

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ZENIT Staff

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