di Alessandra Nucci
ROMA, domenica, 3 maggio 2009 (ZENIT.org).- Dalla convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS), che si è svolta a Rimini dal 30 aprile al 3 maggio, sono passate spesso anche molte celebrità, volti noti nei campi più disparati, per condividere la particolare esperienza di fede che viene vissuta da una così grande assemblea, unita nella preghiera comunitaria carismatica.
Quest’anno sul palco di Rimini ha portato la sua testimonianza di fede il noto giornalista e personaggio televisivo Paolo Brosio, per chiedere semplicemente alle migliaia di convocati il gesto di pregare insieme un’Ave Maria.
ZENIT lo ha intervistato.
Sul palco non ha raccontato la sua conversione, non tutti la conoscono….
Brosio: Io ringrazio Dio di avermi dato tre croci. Prima la morte di mio padre, dopo 60 giorni di agonia. Poi la devastazione del mio locale, bruciato per cattiveria tre anni fa. A quel punto ero già in ginocchio; ma poi è arrivata la prova più grande, quando la donna della mia vita mi ha lasciato.
Adesso dico: santo il dolore patito per mia moglie. Se non ci fossi passato non sarei mai cambiato. Ne ho combinate di tutti i colori per sfuggire a quel dolore e sono finito in un vicolo cieco: droga, alcool, donne. Una spirale senza ritorno. Pensavo al mio amico Marco Pantani, pensavo di finire come lui. Invece una notte ho trovato improvvisamente la fede, nel tempo di dire un’Ave Maria, 34 secondi. Ci ho attaccato il padre Nostro, e da lì sono partito.
Adesso ha un’aria sanissima e serena.
Brosio: C’è gente che si rovina il patrimonio, la vita. Se non hai la fede vai fuori di testa, il pendolino del dolore ti sconquassa. Ma mi ha salvato quella Signora: Maria. Lei poi ti presenta suo figlio, Gesù. Adesso se mi dicesse di buttarmi dalla finestra lo farei. Ho distribuito un milione di euro in 4 anni, e ho fondato “Le olimpiadi del cuore”. Adesso “spacco tutto” e non mi stanco più.
E’ per questo che ha voluto che recitassimo un’Ave Maria?
Brosio: Non sono molto esperto di cose della Chiesa. Ma questa preghiera la ricordavo da quando ero piccolo, ed è stata la chiave della mia trasformazione.
Pensa, da convertito, di evangelizzare il suo ambiente, il mondo dei media e delle celebrità?
Brosio: Non è che penso di poter fare tanto. Mi limito a raccontare quello che mi è successo. Se parlassi di “miracolo” si potrebbe pensare che mi sono montato la testa. Ma cambiare radicalmente modo di pensare, da un momento all’altro, e fare cose che non si sarebbe mai pensato di fare prima nella vita, è stupefacente.
Che reazioni ha suscitato con la sua testimonianza?
Brosio: Diciamo che mi ha aiutato a raggiungere degli scopi concreti, che hanno a che fare con l’aiuto al prossimo: mettere a disposizione le mie molte conoscenze della radio e della tv. Mi piacerebbe essere un miliardario per poter dire “do 80 milioni a chi ne ha bisogno, e me ne restano 20”. Ma anche chi non ha molto denaro può dare del suo. Lo facevo anche quando non ero credente, adesso che ho Gesù con me, corro.
Qualche esempio?
Brosio: Ho organizzato dei “voli spirituali”, pellegrinaggi in aereo, cui partecipa chi ha tanto denaro e può pagare 1000 quello che costa 500. Con tre o quattro di questi voli ogni anno, agli orfani di suor Cornelia gli faccio tutto. Conoscere chi soffre per noi è una grazia infinita.