di Dominik Hartig e Pia Simony

VIENNA, lunedì, 30 marzo 2009 (ZENIT.org).- Tutte le confessioni cristiane devono unirsi, nello spirito di san Paolo, in uno sforzo comune per assistere e portare un aiuto concreto a tutti coloro che soffrono.

ZENIT ha chiesto a padre Johannes Paul Abrahamowicz OSB, Priore dell’Abbazia San Paolo fuori le mura ed autore dell’Inno per l’Anno paolino, se l’Apostolo delle genti  rappresenta veramente un simbolo di integrazione per i cristiani.

Com’è possibile che l’incontenibile entusiasmo dell’Apostolo delle genti, che non si è mai risparmiato per far conoscere Gesù, anima ancor oggi noi cristiani e ci dà la forza  per non perdere di vista, malgrado le debolezze e i dissapori, la cosa più importante: la testimonianza credibile del Vangelo?

P. Abrahamowicz: Paolo non ha provocato con tesi o allusioni, ma con fatti e con raffigurazioni dettagliate, che si possono riassumere nella frase: “Ho visto il Risorto. Questo, nessuno me lo può togliere. Potete togliermi la testa, ma non questa realtà!”.

Che cosa significa, agli occhi di Paolo, un testimone credibile del Vangelo? Quando una testimonianza è veramente credibile?

P. Abrahamowicz: quando per mio tramite l’amore di Dio è percettibile. Quindi un amore che non conosce fine (1 Cor.13).

E’ possibile che Paolo sia veramente una figura d’integrazione per il cristianesimo? Può veramente unirci?

P. Abrahamowicz: Ritengo che tutti i suoi tentativi – innanzitutto andare dagli ebrei e poi dai pagani – partano dal presupposto che la religione comune sia più efficace. Ciò significa dapprima convincere gli ebrei, e poi, assieme a loro, i pagani.

Abbiamo bisogno di una diaconia ecumenica, dove tutte le confessioni cristiane lavorano assieme ed assieme aiutano coloro che hanno bisogno.

Secondo la sua esperienza, quali frutti ha portato fino ad ora l’Anno paolino?

P. Abrahamowicz: Molti pellegrini, molti libri – anche per i ragazzi, perfino cartoons e per i giovani, presentazioni ben formulate e testi di accompagnamento alle lettere paoline – e molte autentiche riscoperte dell’essenziale del cristianesimo.

Quali sono i suoi desideri per il presente e per il futuro?

P. Abrahamowicz: Per il futuro auspico, nel senso che ho appena espresso, un ulteriore approfondimento.