Distribuire preservativi non aiuta a uscire dalla confusione

Sostiene la direttrice di un’ONG ugandese

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di Patricia Navas

MADRID, lunedì, 30 marzo 2009 (ZENIT.org).- “Un preservativo non ci fa uscire dalla confusione in cui viviamo, non ci rende protagonisti; solo l’appartenenza a Dio ce ne libera”, ha affermato la fondatrice e direttrice della ONG per l’assistenza ai malati di Aids in Uganda Meeting Point International, Rose Busingye, questa domenica a EncuentroMadrid, un incontro formativo-festivo annuale organizzato dal movimento Comunione e Liberazione.

L’esperta ha partecipato a una tavola rotonda sul tema “Una nuova laicità: il protagonismo delle opere”, con cui si è conclusa la sesta edizione dell’evento.

Secondo l’organizzazione, quest’anno EncuentroMadrid ha riunito nel Recinto Ferial Casa de Campo tra il 25 il 29 marzo circa 15.000 persone.

La Busynge, che ha una lunga esperienza come infermiera, sostiene che distribuire preservativi per combattere l’Aids non aiuti le persone a uscire dalla confusione. La donna ricorda ai malati che cura che il valore della loro persona è superiore alla malattia e ha spiegato che alcuni di loro hanno chiesto di battezzarsi dopo aver conosciuto il cristianesimo.

L’infermiera è la protagonista del documentario Greater, vincitore del Certamen Babelgum Online del Festival di Cannes e Premio del Pubblico al Festival 2007 di New York su Cinema e Aids, proiettato nel fine settimana nell’auditorium della Casa de Campo.

EncuentroMadrid ha anche contato sulla testimonianza di protagonisti di altre iniziative che plasmano la laicità, come quella del presidente dell’Associazione Familias para la Acogida (Famiglie per l’Accoglienza), Belén Cabello, e quella del direttore del Collegio Newman di Madrid.

Su un piano più teorico, l’incontro ha contato sull’intervento di politici, giuristi e filosofi come il francese Remige Brague, che ha sottolineato come “la questione della laicità si generi all’interno del cristianesimo”.

Brague ha ricordato che perché ci sia laicità devono esserci Chiesa e Stato e “non c’è Chiesa più che nel cristianesimo”. Ha anche aggiunto che la Chiesa è stata un’istanza secolarizzatrice, perché l’Impero voleva essere sacro e produrre il sacro.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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