Osservatorio Van Thuân: serve "una nuova politica tesa allo sviluppo umano"

Monsignor Crepaldi chiede “una rinnovata governance dell’economia”

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ROMA, mercoledì, 25 marzo 2009 (ZENIT.org).- Contro la crisi economica che ha colpito il mondo serve “una nuova politica tesa allo sviluppo umano”, ha dichiarato monsignor Giampaolo Crepaldi, presidente dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân sulla Dottrina Sociale della Chiesa.

In un comunicato del “Cardinal Van Thuân International Network” ricevuto da ZENIT, il presule afferma che negli ultimi decenni “si è assistito ad una crisi sostanziale del modello di governance globale dell’economia e della finanza, fondato su istituzioni che non hanno saputo o voluto penetrare in profondità i temi dello sviluppo, della leale concorrenza e dell’evasione fiscale”.

Se da un lato “si sono affermati nuovi ‘luoghi di potere'”, come il G7/G8, dall’altro “le attribuzioni dell’ONU e delle sue agenzie hanno perso di efficacia”, commenta.

Nel contesto della crisi attuale, sostiene, è necessario “soffermare uno sguardo critico proprio sui meccanismi di governance globale affinché essi non formulino solo provvedimenti-tampone necessari a difendere lo status quo – e tutte le sue evidenti sperequazioni – ma una nuova politica tesa allo sviluppo umano”.

In questo senso, si guarda “con attenzione e speranza” alla riunione del G8 che si terrà a luglio sull’isola della Maddalena, e soprattutto alla riunione del G20 in preparazione per i primi di aprile a Londra.

Secondo monsignor Crepaldi, una rinnovata governance globale dell’economia, della fiscalità e della finanza deve prendere avvio da tre principi fondamentali: “la responsabilità, la solidarietà e la sussidiarietà”.

E’ dunque necessario “partire dalle mutue responsabilità individuali e comunitarie, così spesso trascurate nei percorsi di crescita economica intrapresi da molti Paesi oggi considerati sviluppati: responsabilità verso i sistemi economici meno progrediti, verso i più poveri, verso le nuove generazioni…”, osserva.

La responsabilità significa “considerazione dell’interdipendenza delle azioni dei ‘grandi’ rispetto agli equilibri globali, ma anche agli equilibri particolari di altri Paesi”, ha ricordato, sottolineando che i poveri “non sono da vedersi come un fardello ma come una risorsa”, e che “l’insuccesso della politica economico-finanziaria sui temi dello sviluppo e della lotta alla povertà rimarrà tale se non sarà basata sul principio di responsabilità”.

La governance deve poi essere riformulata con “una maggiore partecipazione democratica ai processi decisionali – e, dunque, anche nelle responsabilità – dei tanti attori in gioco: i Governi dei Paesi sviluppati, le grandi istituzioni finanziarie internazionali, le organizzazioni internazionali, come pure i governi del Paesi in via di sviluppo, le organizzazioni professionali del lavoro e delle imprese, fino ad arrivare ad un pieno coinvolgimento della società civile”.

I nuovi diritti di partecipazione, tuttavia, non possono esser fatti valere “se non con la previa assunzione dei doveri connessi con il rispetto dei diritti umani e della democrazia”.

I temi in gioco, riconosce monsignor Crepaldi, “sono molto delicati”, perché “non riguardano solo le forme di regolamentazione del mercato internazionale della finanza e dei prodotti”, “ma anche l’inclusione dei Paesi meno sviluppati nei circuiti commerciali internazionali, la leale concorrenza internazionale che ponga fine a fenomeni speculativi sul costo e sulle condizioni del lavoro, l’accesso trasparente ai mercati dei capitali e dei prodotti finanziari ossia la revisione dei cosiddetti paradisi artificiali, la riduzione della volatilità dei capitali per cui i paesi poveri finanziano quelli ricchi, la lotta alla corruzione”.

“La ripresa comprende tutto questo e tutto questo non può non essere fatto assieme ai Paesi poveri. Lavorare per essi è lavorare per tutti”.

In momenti critici come questo, ricorda il presule, gli organismi internazionali e gli Stati “devono fare la propria parte”, tenendo sempre presente che questi interventi devono essere finalizzati “a ripristinare la sussidiarietà”.

Quest’ultima, constata, “non impedisce di ‘recare aiuto’, anzi lo richiede, però sempre con lo scopo di valorizzare il protagonismo dal basso, se non nell’immediato almeno nel medio e lungo termine: tale protagonismo costituisce, infatti, la premessa per l’autentico sviluppo umano, anche in campo economico”.

Il testo, oltre che dall’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân sulla Dottrina Sociale della Chiesa di Verona, è sostenuto dal Centro de Pensamiento Social Católico (UCSP) di Arequipa (Perù) e dalla Fundación Pablo VI di Madrid (Spagna).

Per ulteriori informazioni, www.vanthuanobservatory.org

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ZENIT Staff

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