La Biblioteca Lucioles, luce per i bambini di strada in Camerun

Intervista a Bernadette Maurice, coordinatrice del progetto

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di Nieves San Martín

YAOUNDÉ, mercoledì, 25 marzo 2009 (ZENIT.org).- Quando termina la scuola, nel quartiere Oyom di Yaoundé, alla porta della Biblioteca Infantile Lucioles si forma una fila di bambini desiderosi di conoscere nuove realtà attraverso i libri. Le uniche condizioni sono lavarsi le mani prima di entrare, scegliere un libro e sedersi per leggere. E’ un progetto di un gruppo di volontari coordinati dalla francese Bernadette Maurice, membro dell’Istituzione Teresiana.

La Maurice è docente specializzata in educazione infantile e si trova a Yaoundé da vari anni; proviene dalla Repubblica Democratica del Congo, dove aveva lavorato sempre a un progetto di promozione della lettura.

La Biblioteca si chiama Lucioles, in francese Lucciole, dal nome dell’insetto molto piccolo che riesce però a fare luce. “Una lotte senza ‘lucioles’ è scura; una notte con questi piccoli punti di luce è meravigliosa”, afferma Bernadette Maurice.

Com’è nato il progetto della Biblioteca Infantile Lucioles?

Bernadette Maurice: Prima che arrivassi a Yaoundé, alcuni missionari, tra cui una persona dell’Istituzione Teresiana, lavoravano con i bambini di strada e hanno pensato di poterli incontrare attraverso la lettura. Venne ideato un progetto, e visto che io avevo lavorato in una biblioteca infantile nella Repubblica Democratica del Congo sono venuta qui per contribuire con la mia esperienza.

Il progetto era pensato con una biblioteca itinerante per bambini di strada, portando i libri in una macchina. Mentre aspettavamo la risposta di vari organismi per finanziarlo, abbiamo iniziato con i bambini del quartiere in cui abitiamo, affittando un locale e formando animatori. Quando la ONG InteRed ci ha finanziato l’automobile, abbiamo iniziato una seconda parte del progetto con i bambini di strada. Ci aiuta anche Solidaritat und Kultur, una ONG tedesca. Sono pubblici molto diversi. I bambini del quartiere sono scolarizzati, sanno leggere, si interessano, sono aperti e con loro si possono fare molte cose.

Quali bambini vengono in Biblioteca?

Bernadette Maurice: Abbiamo iniziato con i bambini più piccoli, ma ora siamo riusciti a ottenere un locale più grande e abbiamo aperto l’iniziativa anche agli alunni degli ultimi tre anni della scuola primaria, che vengono una volta a settimana. Un’altra attività che svolgiamo è lo scambio di esperienze con altre cinque biblioteche della città. I bambini, oltre a leggere individualmente o in gruppo, alcuni aiutati dai volontari, ascoltano il “narratore” e dialogano su ciò che hanno letto. Partecipano anche a giochi di gruppo.

Come si lavora con i bambini di strada?

Bernadette Maurice: I bambini di strada sono abbandonati, molti non sanno leggere né sono particolarmente interessati a questo, perché devono guadagnarsi da vivere. A poco a poco, però, scoprono che i libri possono aprire orizzonti, il che è il nostro obiettivo: che escano dal circolo chiuso in cui vivono, in cui esistono solo cose come droga, denaro o polizia; che possano parlare di altri temi e incontrare un gruppo di adulti che li valorizza, che non li giudica, che si avvicina per stare con loro. Ci sono delle difficoltà, perché non troviamo libri adatti a loro.

Dedichiamo del tempo anche ai giochi di gruppo. Non sono abituati a giochi di questo tipo perché sono interessati solo a quelli in cui si guadagna denaro. Gradualmente scoprono che nel gioco in cui tutti cooperano si passa piacevolmente del tempo insieme e si impara a lavorare in gruppo, in équipe. Imparano anche a saper perdere e a giocare rispettando le regole.

Un’altra risorsa che utilizziamo molto è il “narratore”. I bambini restano incantati ascoltando le storie e rispondendo poi alle domande su ciò che hanno sentito. Per lavorare con loro, cerchiamo i luoghi in cui si riuniscono. Uno è Calafatas, dove c’è un locale abbandonato, molto sporco, e andiamo lì perché è dove si incontrano. Abbiamo installato la nostra biblioteca itinerante e alcuni cuscini in terra e ci sediamo in circolo per leggere. Prima di prendere un libro devono lavarsi le mani. Dei circa 50 bambini che si riuniscono lì, vengono tra i 12 e i 25 al massimo, perché gli altri sono mezzo drogati perché inspirano la colla, o non sono interessati.

L’altro luogo in cui andiamo è la stazione, dove ci sono non solo bambini di strada, ma anche persone di passaggio. Accettiamo chiunque voglia partecipare; l’unica condizione è lavarsi le mani e sedersi. Cerchiamo bambini piccoli, perché con quelli più grandi, che sono in strada da molti anni, è molto difficile fare qualcosa. Il nostro obiettivo è aiutare i più piccoli a non rimanere definitivamente per la strada.

Cosa si può imparare con questi bambini?

Bernadette Maurice: I bambini del quartiere trasmettono gioia di vivere, di scoprire. Una cosa che qui è difficile è sviluppare l’immaginazione. Per loro è qualcosa di nuovo entrare nel mondo dei racconti, della fantasia. Mi meraviglia vedere come si aprono a questo mondo.

Quanto ai bambini di strada, per me è importante credere che siano la speranza del mondo, come dice San Pietro Poveda, perché la nostra società li respinge e li esclude. Come far sì che siano la speranza del mondo? E’ una domanda che ci poniamo ogni giorno. E credere questo come équipe è un compito in cui dobbiamo aiutarci.

[Traduzione dal portoghese di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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