L'Annunciazione tra teologia e cultura

Festa all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum

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di Antonio Gaspari

ROMA, mercoledì, 25 marzo 2009 (ZENIT.org).- Questo mercoledì, festa dell’Annunciazione, si è svolta a Roma presso l’Auditorium del Centro Studi Superiori dei Legionari di Cristo la tradizionale Festa dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum (APRA).

Aprendo la festa, p. Pedro Barrajón, L.C., Rettore dell’Ateneo, ha fatto riferimento all’Annunciazione che ispira il corpo docente al fine di compiere la missione specifica come istituzione universitaria ecclesiastica.

“E’ nelle università pontificie – ha spiegato – il cantiere, la fucina dove si preparano quelli che saranno gli apostoli di questo mistero del Verbo incarnato”.

Secondo p. Barrajón, “l’Annunciazione ci parla del movimento naturale della teologia che parte dall’alto, dalla rivelazione, dall’iniziativa di Dio che viene incontro all’uomo, lì dove questo si trova”.

“Un dinamismo – ha precisato – che poi deve essere controbilanciato con un movimento verso l’alto dalla parte dell’uomo, della sua ragione, del suo cuore, della sua anima, della sua persona, che vogliono cogliere la ricchezza insondabile di questo mistero d’amore”.

E’ quindi intervenuto monsignor Franco Giulio Brambilla, Vescovo Ausiliare di Milano e Preside della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, il quale ha spiegato la teologia come servizio alla fede.

“La teologia è a servizio della fede e per questo alla Chiesa e alla cultura – ha rilevato -. Da qui la funzione del teologo che un Documento della Congregazione della Dottrina della Fede del 1990 indica come ‘in vista dell’edificazione della fede e della Chiesa’”.

Per monsignor Brambilla, “la teologia ha la funzione di ricondurre tutti i temi della fede e del sapere teologico al centro del Mistero, per mostrare come esso illumini l’immagine di Dio e dell’uomo”.

Facendo riferimento ai tempi moderni, il Vescovo ausiliare di Milano ha tuttavia osservato che “l’intenzione pastorale e missionaria del lavoro teologico, assai urgente nell’attuale contesto secolarizzato, può essere fatta valere troppo precipitosamente a scapito della sua funzione di intelligenza del mistero cristiano”.

“Così capita che si parta dalle domande dell’oggi e non si riesca a far brillare lo splendore del centro della rivelazione: il Crocifisso risorto come luogo dell’amore del Padre e come vita vera per l’uomo”.

Il Preside della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale ha sottolineato che “la nozione corretta di teologia si comprende in rapporto alla struttura della fede e contiene una tensione tra due momenti: l’uomo come cercatore della verità e il dono della ‘grazia e della verità’ che è Gesù Cristo”.

“Nella fede cristiana – ha aggiunto – non ci si interroga sul solo credere, ma sul credere in Cristo”. Per questo, “si tratta di ricuperare la fede come dimensione antropologica fondamentale: occorre capire che il ‘credere’ inteso come decisione della libertà, come affidamento al senso decisivo dell’esistenza e quindi disposizione di sé e della propria identità appartiene a ogni esperienza umana”.

Secondo monsignor Brambilla, “la fede è vera non perché è efficace, ma è efficace solo se abita nella verità”, e “la teologia elabora i linguaggi della fede perché siano capaci di dire la comunione e la missione della Chiesa”.

La festa è continuata con un omaggio a p. Javier García, L.C., primo professore emerito dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.

García è stato docente ordinario di Cristologia fin dalla fondazione dell’Ateneo, nonché professore invitato presso la Pontificia Università Gregoriana su argomenti riguardanti la dogmatica, la cristologia e l’evangelizzazione delle Americhe.

Dopo aver ricordato le numerose attività svolte da questo sacerdote, dalle lezioni ai libri pubblicati, dalle conferenze ai saggi e agli articoli, p. Juan Pablo Ledesma, L.C., Decano della Facoltà di Teologia dell’APRA, ha concluso sottolineando la fede che anima il primo professore emerito dell’Ateneo.

P. García “è stato ed è un credente e un maestro della fede”, ha affermato p. Ledesma,

“Ha parlato e parla non solo agli uomini di oggi, ma da uomo d’oggi. La sua assimilazione della cultura è stata cosi interiore, personalizzata, integrale, da permettergli si scoprire le nostalgie, le brecce segrete attraverso le quali aprirsi all’annuncio di Cristo e all’impegno per una nuova evangelizzazione”.

Il decano della Facoltà di Teologia ha concluso ringraziando p. García “con lo stupore grato che chiede al Signore insistentemente di non lasciar mancare alla Chiesa e al mondo uomini così”.

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ZENIT Staff

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