CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 15 marzo 2009 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha dedicato questa domenica il suo intervento in occasione della recita dell’Angelus a parlare del suo prossimo viaggio in Africa con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro, annunciando di voler portare nel continente un messaggio di pace.
“Parto per l’Africa con la consapevolezza di non avere altro da proporre e donare a quanti incontrerò se non Cristo e la Buona Novella della sua Croce, mistero di amore supremo, di amore divino che vince ogni umana resistenza e rende possibile persino il perdono e l’amore per i nemici”, ha affermato.
Il Pontefice ha spiegato il motivo delle due tappe del viaggio: andrà in Camerun “per consegnare lo ‘Strumento di lavoro’ della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, che avrà luogo in ottobre qui in Vaticano”; seguirà la visita in Angola, “un Paese che, dopo la lunga guerra interna, ha ritrovato la pace ed ora è chiamato a ricostruirsi nella giustizia”.
“Con questa visita, intendo idealmente abbracciare l’intero continente africano: le sue mille differenze e la sua profonda anima religiosa; le sue antiche culture e il suo faticoso cammino di sviluppo e di riconciliazione; i suoi gravi problemi, le sue dolorose ferite e le sue enormi potenzialità e speranze”, ha confessato.
“Intendo confermare nella fede i cattolici, incoraggiare i cristiani nell’impegno ecumenico, recare a tutti l’annuncio di pace affidato alla Chiesa dal Signore risorto”.
La Chiesa, ha ricordato, non persegue obiettivi “economici, sociali e politici”, ma “annuncia Cristo, certa che il Vangelo può toccare i cuori di tutti e trasformarli, rinnovando in tal modo dal di dentro le persona e le società”.
Il Papa ha affidato il suo viaggio alle preghiere dei fedeli cattolici e a San Giuseppe, la cui festa verrà celebrata durante il suo soggiorno in terra africana, il 19 marzo.
Per questo, ha chiesto l’intercessione del Santo per “il prossimo pellegrinaggio e le popolazioni dell’Africa tutta intera, con le sfide che le segnano e le speranze che le animano”, rivelando di pensare in particolar modo “alle vittime della fame, delle malattie, delle ingiustizie, dei conflitti fratricidi e di ogni forma di violenza che purtroppo continua a colpire adulti e bambini, senza risparmiare missionari, sacerdoti, religiosi, religiose e volontari”.