di Chiara Santomiero
ROMA, martedì, 24 febbraio 2009 (ZENIT.org).- “Una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile”. E’ l’obiettivo indicato da Papa Benedetto XVI durante la visita a Cagliari dello scorso settembre.
Un invito per i laici all’approfondimento del tema dell’impegno in politica per la ricerca del bene comune, raccolto dall’Azione cattolica italiana che ha chiamato associazioni e movimenti ecclesiali a dibatterne durante il XXIX Convegno “Vittorio Bachelet”, tenutosi a Roma il 13 e 14 febbraio scorsi.
“Davanti alla grande paura per il futuro generata dalla crisi economica in atto – ha affermato Franco Pasquali, coordinatore di Retinopera e segretario nazionale Coldiretti – come cattolici siamo chiamati per prima cosa a cercare di ribaltare l’insicurezza e la tristezza diffusi con il nostro vissuto di speranza e di coesione, cioè con l’amicizia”.
Secondo Pasquali le fasi di crisi, che ricorrono ciclicamente, sono momenti di grande travaglio, ma anche di potenziali cambiamenti positivi: “Abbiamo la possibilità di influenzare con il nostro contributo i prossimi decenni. Non dobbiamo aver paura di avere un progetto riconoscibile, preparandoci però a studiare argomenti nuovi, non richiamando unicamente quelli che ci già ci appartengono e in qualche modo ci tranquillizzano”.
Secondo Adriano Roccucci, della Comunità di Sant’ Egidio, compito dei cristiani è “vivere nella storia senza essere schiacciati dal presente”. L’amicizia è “l’abito dei cristiani, il modo di essere in una storia di contraddizioni e il contributo all’ethos della politica in un momento in cui prevale l’egoismo”.
Saper vivere con lo straniero, con il diverso diventa, allora, “la cifra dell’ethos pubblico”, “l’abbattimento o l’apertura di varchi nel muro dell’inimicizia per costruire l’amicizia tra i popoli”.
D’accordo Andrea Olivero, responsabile nazionale delle Acli: “La nostra fatica per costruire relazioni tra le persone è molto importante in questa fase”.
“Viviamo una crisi della politica – ha affermato Olivero – che è anche crisi della democrazia e noi possiamo fare molto perché i cittadini si sentano corresponsabili. L’amicizia non si fonda su identità di vedute, ma sul fatto di avere obiettivi comuni e poter contare sull’altro”.
Occorrono allora “competenza per ridare dignità alla politica e senso etico a chi si impegna in essa. A volte la passione di servizio si accompagna all’incapacità di affrontare le sfide dell’azione politica, con una successiva incapacità di mantenere le proprie posizioni”.
Questo perché: “La politica non si può far da soli”. Ne è convinto Giancarlo Cesana, responsabile del movimento di Comunione e Liberazione: “E’ necessario un popolo vivo cui appartenere. E’ necessaria una verità e un’amicizia come luogo in cui essere anche corretti dagli altri”.
Il dramma di far politica oggi, secondo Cesana, “è non appartenere a nessuno”.
Il Vangelo, per Salvatore Martinez, responsabile nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, “è la migliore scuola di laicità possibile” con “la Croce per insegnare come si sta dalla parte della gente”.
Richiamando le parole di Benedetto XVI, Martinez ha sintetizzato gli elementi che devono caratterizzare necessariamente l’impegno dei laici cristiani in politica: “rigore morale, competenza professionale che non ceda ad improvvisazioni, capacità di giudizio culturale, coerenza con la fede professata e passione di servizio”.
“Occorre stare insieme alla nostra gente – ha specificato Martinez –, non alle spalle, con il coraggio di vivere il territorio”. Altrimenti, ha concluso il responsabile del Rinnovamento nello Spirito Santo “la politica genererà nuove fughe e delusioni”.
Come ci si educa da cattolici alla partecipazione? Non si tratta di un cammino tutto da inventare.
Chiara Finocchietti, vice presidente del Settore giovani di Azione cattolica, ha ricordato l’impegno costante dell’associazione ad essere scuola di partecipazione attiva per tutte le età attraverso il metodo del confronto in gruppo e la scelta democratica dei responsabili – a tutti i livelli territoriali – caratterizzati da un mandato a tempo.
Una scuola di partecipazione che continua a formare laici impegnati in politica a livello locale e nazionale: “Solo tra i responsabili nazionali di Azione cattolica, sono stati 41 quelli che hanno scelto un servizio in politica dal 1969 – anno del nuovo Statuto – ad oggi”.
“L’azione politica dello scoutismo – ha affermato Alberto Fantuzzo, dell’Agesci – è nell’azione educativa: dare una prospettiva di futuro ai giovani e come adulti vivere in una prospettiva di futuro offrendone testimonianza”.
L’obiettivo è formare “donne e uomini della ‘partenza’, cioè persone che dopo la formazione giovanile, a 21 anni, scelgano di lasciare il gruppo per compiere scelte di impegno disinteressato per la comunità”.
Fantuzzo ha anche ricordato come “la diarchia uomo/donna nella elezione dei responsabili a tutti i livelli costituisca non solo una scelta organizzativa, ma strutturale di attenzione all’alterità e alla coeducazione”.
Una particolare attenzione alla città è tra le direzioni di impegno del Movimento dei Focolari, come ha spiegato Paolo Loriga, capo redattore della rivista “Città nuova”. La crisi della città, secondo Loriga, “manifesta quella delle relazioni, tra generazioni, tra residenti ed immigrati, tra cittadini e politica. La nostra presenza ha il significato di prendersi cura del contesto urbano, non fuggire da questo, interpellare le istituzioni, fare rete tra le realtà associative. Dove l’esperienza funziona, crea democrazia partecipata”.
In contrasto a una politica “che ha considerato la società civile al massimo come interlocutore, mai come protagonista”, il Movimento promuove “un patto politico partecipativo tra eletto ed elettori, stretto tra cittadini e candidati per definire le priorità dell’agenda e controllarne gli esiti affinché il politico non si senta solo. L’azione politica, in questa ottica, deve rispecchiare gli ideali della comunità che aderisce al patto”.
Una grande passione per l’uomo del nostro tempo: è quella emersa, secondo Franco Miano, presidente nazionale dall’Azione cattolica, dal “confronto accettato con grande disponibilità da tutti i movimenti e le associazioni ecclesiali”.
“A partire dalle povertà e fragilità che meritano la nostra attenzione di credenti – ha sintetizzato Miano – occorre lavorare sul recupero della fiducia verso la cosa pubblica, che esprime una crisi di relazioni”.
A questo fine, occorrerà “recuperare la dimensione vocazionale della politica attraverso un progetto alto che metta insieme solidarietà e creatività”.