di Mirko Testa


ROMA, giovedì, 12 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Le Chiese delle cinque regioni meridionali (Campania, Puglia, Calabria, Basilicata e Sicilia) hanno deciso di riunirsi a Napoli, dal 12 al 13 febbraio, in un Convegno intitolato “Chiesa nel Sud, Chiese del Sud. Nel futuro da credenti responsabili”, per fare il punto della situazione sulle azioni intraprese dalla Chiesa negli ultimi 20 anni e cercare risposte adeguate al momento storico che stiamo vivendo.

L’evento cade infatti a venti anni dal documento “Chiesa italiana e Mezzogiorno: sviluppo nella solidarietà” (1989), nel quale la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) esortava i cristiani a offrire un contributo decisivo al superamento della questione meridionale, vissuta principalmente come vera e propria questione “morale”, e puntava a mobilitare risorse in grado di eliminare il doloroso disagio della disparità tra le regioni.

Una questione quella meridionale ben messa in luce dallo stesso Giovanni Paolo II che, in occasione del Congresso eucaristico nazionale di Reggio Calabria del 1988, affermò che “la crescita dell’Italia è condizionata da quella del Mezzogiorno”, e che “l’Italia non potrà essere riconciliata, ove non si giunga a riconciliare la realtà meridionale e, in genere, tutte le realtà periferiche ed emarginate con l’intero Paese”.

Un'apposita Commissione costituita da esperti delle cinque regioni meridionali, presieduta dall’Arcivescovo di Napoli, il Cardinale Crescenzio Sepe, promotore dell’iniziativa, ha lavorato per otto mesi per mettere a punto questo incontro, che segue un periodo di mutamenti istituzionali, e non solo economici, che hanno cambiato sostanzialmente le politiche pubbliche per il Mezzogiorno, ma anche di cambiamenti all’interno delle Chiese del sud, segnate da una maggiore responsabilità dei cattolici verso lo sviluppo del tessuto sociale nel quale vivono e operano.

 Emergenza occupazione, disagio dei giovani, povertà delle famiglie sono alcuni dei temi al centro di questa due giorni di dibattiti, che in un'ottica di collaborazione con le istituzioni, mira a recuperare i valori dell'etica e della responsabilità civile.

Nel 1869 il Cardinale Sisto Riario Sforza, l’allora Arcivescovo di Napoli, presentò un progetto di riforma della Chiesa locale, redatto da 37 Vescovi dell’Italia meridionale - riuniti sinodalmente per la prima volta -, quale contributo collegiale al Concilio Vaticano I e a distanza di 140 anni l’evento si ripete.

Ad oggi sono circa 80 i presuli che interverranno al convegno e 300 i delegati iscritti.

L’inaugurazione del Convegno spetterà al Cardinale Crescenzio Sepe. La prima sessione prevede la relazione del prof. Piero Barucci, già Ordinario di Economia Politica e Storia delle Dottrine Economiche presso le Università di Siena e Firenze e attualmente componente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato ("Condizioni nuove per una politica meridionalistica"), cui seguirà l'intervento del prof. Giuseppe Savagnone, Direttore del Centro diocesano per la Pastorale della Cultura di Palermo e membro del Forum per il Progetto culturale della CEI ("Chiesa e Mezzogiorno: la sollecitudine e le responsabilità delle Chiese").

Anche la seconda sessione prevede due relazioni: la prima su "La dimensione pubblica della fede tra coscienza religiosa e coscienza civile", del prof. Sandro Pajno, Presidente di sezione del Consiglio di Stato; e la seconda dal titolo "Prossimità, profezia, servizio: le prospettive pastorali", del prof. Carlo Greco, Preside della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale.

È previsto inoltre l'arrivo a Napoli, in occasione del Convegno, del Presidente della CEI, il Cardinale Angelo Bagnasco, che presiederà la celebrazione eucaristica prevista alle ore 7.30 del 13 febbraio nella Chiesa Cattedrale assieme a tutti i Vescovi dell'Italia meridionale.

In una intervista concessa a “Famiglia Cristiana” alla vigilia del convegno, il Cardinale Sepe ha detto che il “Mezzogiorno ha certamente bisogno di aiuto per superare i propri travagli, ma innanzitutto deve chiedere a sé stesso di farsi protagonista del riscatto”.

“La Chiesa del Sud – ha aggiunto –  si fa voce di questo futuro possibile e intende impegnarsi ancor di più per formare la coscienza religiosa, in modo da tradurla in coscienza civile, in un progetto di cambiamento personale e sociale”.

“Per noi, Vescovi meridionali, è anche un invito a lavorare maggiormente in comunione, evitando una certa frantumazione che in passato ci ha impedito di raggiungere molti obiettivi che ci eravamo prefissati”, ha quindi osservato.

Inoltre, pur precisando che “la Chiesa non intende sostituirsi a chi ha incarichi di governo o di partito”, il porporato ha però tenuto a sottolineare che “per rifare il tessuto sociale è necessario che la politica abbia un sussulto di moralità”.

“Bisogna recuperare un più stretto rapporto con la gente che, lungi dal confondersi con il clientelismo, è capacità di interpretazione vera delle attese e delle potenzialità del popolo”, ha affermato.

“Da parte nostra c’è l’impegno a offrire tutta la collaborazione che ci compete”, ha evidenziato il porporato, che ha anche accennato a un progetto insieme alla Facoltà teologica dei Gesuiti per creare “un luogo per la formazione socio-politica dei laici impegnati”.


[Sarà possibile seguire tutto il convegno in diretta web a partire dalle 15:30 di giovedì 12 febbraio: www.chiesadinapoli.it]