di Luigi Mariani*
ROMA, giovedì, 26 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Ho visto di recente il film “una verità scomoda” di Gore. Premesso che non ho alcuna competenza nel settore dei documentari cinematografici, il mio giudizio a caldo è che Gore è un attore nato e che il documentario ha un ritmo narrativo tale da renderlo assai coinvolgente
Un misto di American graffiti e di elogio dell’eroe romantico, condito da un afflato morale che richiama più volte alla responsabilità collettiva del genere umano e adotta slogan di grande presa come “collisione fra civiltà e Terra”, “permettere che si verifichi l’aumento della CO2 è profondamente immorale”, “liberiamoci dei gas serra”.
Una vera testimonianza di fede nella teoria dell’Antropogenic Global Warming (teoria del riscaldamento globale di origine antropica o teoria AGW) la quale sostiene che i gas serra sono il fattore chiave per la variabilità del clima e che l’aumento della temperature registrato negli ultimi 150 anni (dopo l’uscita dalla Piccola Era Glaciale) è causato dalle emissioni umane di anidride carbonica.
Preciso che esiste un gruppo di lavoro delle Nazioni Unite (l’International Panel on Climatic Change – IPCC) composto di scienziati e rappresentanti dei governi che sostiene la veridicità di tale teoria, basandosi da un lato su ricostruzioni dei climi del passato e dall’altro su previsioni fino a 100 anni effettuate con modelli matematici (i Global Climate Models – GCM) e preciso anche che questa non è l’unica teoria scientifica sulla piazza (Shaviv, 2005).
Ciò detto, penso che i contenuti del documentario possano essere analizzati utilizzando come chiave di lettura le tre tecniche di verità aristoteliche (Wollf, 1995) che sono logica, dialettica e retorica. La logica (in questo caso la scienza) è il procedimento razionale che, partendo da premesse vere trae conclusioni vere attraverso dimostrazioni, la dialettica dal canto suo mira alla verità partendo dal conflitto fra idee diverse ed infine la retorica è l’arte di convincere un uditorio di un’idea.
La mia valutazione circa il tasso di presenza delle tre tecniche nel film di Davis Guggenheim è la seguente: 10% di scienza, 0% di dialettica e 90% di retorica. In soldoni dunque un’ottima fiction di genere propagandistico.
Il basso quoziente di scienza discende dal fatto che il documentario di Gore è stato montato da persone che sanno troppo poco di climatologia.
Si noti poi quante volte Gore batta sul tasto dell’etica, mentre i portatori di idee diverse dalle sue sono in sostanza dei “poco di buono” (di volta in volta definiti come “scettici” oppure come “servi ben pagati dei petrolieri”).
Da ciò il fatto che il confronto delle idee (dialettica) sia del tutto assente.
La retorica viene invece sparsa a piene mani, giungendo addirittura a porre al centro della scena con finalità empatiche una serie di vicende private (e come non sentirsi emotivamente coinvolti dalle vicende umane del figlio o della sorella di Gore o ancora dalle sue disavventure elettorali?).
E visto che sul piano retorico non potrei mai e poi mai spuntarla con un simile campione, mi proverò a sottoporre a critica alcune affermazioni di Gore basandomi su lavori scientifici recenti. Criteri di giudizio scientifico.
1. Nel documentario viene ad un certo punto proposto un cartone animato. Su di esso avanzo anzitutto il sospetto che il gelato non si sciolga per il Global warming ma per il ben più massiccio fenomeno dell’Urban warming (Mariani, 2008). Nell’animazione si vedono inoltre gas serra che intrappolano i raggi di sole mentre il sistema non funziona affatto così (Mihre, 1998). Gore dice poi che occorre “liberarci dei perfidi gas serra” mentre non dice in alcun modo che senza effetto serra il pianeta non sarebbe abitabile e senza CO2 non ci sarebbe la vita (Hetherington e Raven, 2005).
2. In tema di ghiacciai il regresso dei ghiacci sul Kilimangiaro ha avuto in realtà inizio nel 1880 (Kaser et al., 2004) mentre per quanto riguarda le calotte artiche ed i ghiacciai alpini e appenninici una contrazione più forte di quella attuale si è registrata fra 7500 e 5500 anni fa (optimum climatico postglaciale) e 1000 anni fa (optimum climatico medievale) (Giraudi, 2005)
3. Gore sostiene che l’ondata di calore del 2003 è frutto del Global Warming. Chase et al. (2006) dimostrano invece che nel periodo 1979-2006 tali fenomeni si sono ripetuti con frequenza immutata nell’emisfero nord. Quel che fece la differenza furono i caratteri dell’area Europea.
4. Gore, parlando dell’uragano Katrina dice che siamo di fronte ad un aumento di distruttività degli uragani. Le statistiche USA per il periodo 1900-2005 indicano una sostanziale assenza di trend (Pielke et al., 2008).
5. Gore cita come senza precedenti i 930 mm di pioggia caduti in 24 ore a Bombay. E’ falso poiché episodi più rilevanti sono segnalati in bibliografia anche in anni remoti (Cati, 1981).
6. Estinzione degli orsi polari: si tenga conto che questi animali sono sopravvissuti a fasi più calde dell’attuale (il periodo caldo di 125.000 anni fa, l’optimum postglaciale e quello medievale).
7. Il contenimento della malaria è legato alle politiche sanitarie e di bonifica, senza le quali sarebbe oggi presente pure in Europa, ove fu endemica fino all’800 (Lamb, 1966; Reiter, 2008).
8. Il livello degli oceani è salito di 1 mm l’anno dall’inizio del ‘900 fino al 1951. Dal 1951 al 1980 è sceso di 1 mm l’anno e dal 1980 sta salendo di nuovo di 1 mm l’anno (Morner et al., 2004; Morner, 2007). Da qui a sommergere isole o nazioni ce ne passa.
9. l’aumento di inondazioni, siccità e tempeste paventato da Gore è incoerente rispetto alla riduzione del gradiente termico polo-equatore previsto dai GCM (Mariani, 2008).
10. il riscaldamento globale si è interrotto nel 1998 e per ritrovare dati di temperatura globale simili a quelli del 2008 bisogna tornare al 1996. Come si concilia ciò con le previsioni dei GCM?
Concludo rilevando che la leggerezza con cui Gore naviga fra dati contraddittori è impressionante.
E sì che a un certo punto afferma di aver fatto centinaia di interventi in tutto il mondo per propagandare le sue idee. Possibile che nessuno l’abbia mai posto di fronte agli elementi di dubbio che ho sopra illustrato?
Penso che se avesse passato almeno parte del suo preziosissimo tempo a leggere letteratura scientifica forse avrebbe presentato le cose in modo meno irrealistico.
* Docente di Agrometereologia all’Università di Milano, già presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia ed attuale vicepresidente della stessa, ha al proprio attivo oltre 100 pubblicazioni scientifiche e divulgative in merito.
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BIBLIOGRAFIA
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