Formazione e coordinamento, obiettivi della pastorale del mare

Incontro annuale dei nove coordinatori regionali dell’Apostolato del Mare

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CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 24 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Formazione e coordinamento per i lavoratori nel settore ittico sono i due obiettivi fissati durante la quinta riunione dell’apposito comitato internazionale dell’Apostolato del Mare, svoltasi dal 16 al 18 febbraio a Roma nella sede del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti.

Come ricorda “L’Osservatore Romano”, l’incontro ha ribadito come quello della pesca rappresenti un mondo complesso e ancora poco conosciuto, sul quale le statistiche e i dati su flotte, abbandono, arresti, incidenti e morti – “quando e se sottoposti alle istituzioni internazionali come l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO)” – sono “scarsi e incompleti”.

“L’Apostolato del mare, con la sua ampia rete di centri nel mondo, potrebbe costituire una fonte affidabile di informazione per creare centri locali di documentazione e raccolta dati”, ricorda il quotidiano vaticano, sottolineando che nella riunione si è affermato che in questo modo i dati e le informazioni sarebbero disponibili a tutte le organizzazioni interessate al benessere e alla situazione economica dei pescatori.

Nel corso dell’incontro è stata anche tracciata una mappa globale della situazione, con una suddivisione per continenti, ricordando ad esempio che nelle Americhe “nuove stazioni turistiche si sono sviluppate in nome dell’ecoturismo e grandi strutture di acquacoltura minacciano la pesca tradizionale e costringono numerose comunità a trasferirsi”.

In Europa, invece, “i pescatori hanno perso il controllo delle loro attività perché le decisioni vengono prese a un livello non più nazionale, ma comunitario, in cui considerazioni politiche possono influenzare e perfino dominare i processi decisionali”.

In Asia e in Africa, di fronte alla mancanza di liquidità, i Governi “vendono preziose quote ittiche a società di pesca a strascico europee o di altre Nazioni occidentali” e l’industria ittica che un tempo impiegava la popolazione locale per pescare e lavorare il pesce “è costretta a chiudere i battenti”.

La riunione ha denunciato le attività ittiche illegali, presenti in tutto il mondo e che minano le acque nazionali, extraterritoriali e tutti i tipi di navi da pesca, rappresentando un danno per le risorse mondiali e minando le misure adottate per garantirle.

Si è inoltre avvertito della mancanza di rispetto delle norme di sicurezza da parte di molte imbarcazioni, i cui membri, trovandosi in alto mare, “possono dover sopportare molte ore di lavoro senza sosta, abusi verbali, violenze fisiche e a volte vengono fatti sparire lasciando la famiglia senza denaro e sostegno”.

Anche se la collaborazione tra la FAO, l’ILO e l’Organizzazione marittima internazionale (IMO) ha portato all’elaborazione di strumenti relativi alla gestione della pesca e a modelli per la sicurezza dei pescherecci e dei pescatori, molti di questi strumenti, non essendo vincolanti, sortiscono pochi effetti.

In un contesto così difficile, ricorda “L’Osservatore Romano”, i pescatori e le loro comunità (il fenomeno riguarderebbe 40 milioni di famiglie) “cercano persone che possano offrire una speranza, persone che siano concretamente accanto a loro”, ruolo svolto dai cappellani e dai volontari dell’Apostolato del Mare.

Per questo motivo, nel corso della riunione si è auspicata la creazione di una “rete” fra i vari membri dell’Apostolato per “riconoscere, definire e difendere i diritti dei pescatori a vivere e a lavorare decorosamente e ad avere accesso alle risorse”, “aiutarli a esprimere le proprie potenzialità organizzative e introdurre metodi per facilitare la loro effettiva partecipazione al processo decisionale sulle strategie che li riguardano”.

“Dobbiamo compiere uno sforzo particolare per creare vie che permettano ai singoli pescatori di dialogare e dovremmo invitare nei nostri centri e nelle nostre parrocchie gruppi di pescatori perché condividano le proprie preoccupazioni e si organizzino pastoralmente”, ha affermato l’Arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del dicastero della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

Allo stesso modo, è importante la formazione dei lavoratori del settore ittico, fondamentale per la consapevolezza dei propri diritti.

Durante i lavori assembleari si è lavorato alla bozza finale di un Codice di Condotta per la Pastorale delle Crociere, redatto nel 2005 a Dunkerque, nel corso del primo incontro dedicato a questa pastorale.

L’Apostolato del Mare è una rete internazionale di associazioni e organizzazioni cattoliche fondata nel 1922. Attualmente è presente in 116 Nazioni e fa capo al Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

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ZENIT Staff

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