di Antonio Gaspari
ROMA, martedì, 10 febbraio 2009 (ZENIT.org).- In un comunicato recapitato a ZENIT, l’Associazione Scienza & Vita ha lanciato un appello affinché non si verifiche mai più in Italia una morte come quella di Eluana Englaro.
“Mai più. Mai più. Mai più… in Italia una persona viva dovrà essere mandata a morte per fame e per sete”, ha scritto nell’appello.
Secondo Scienza & Vita, “troppi, in queste ore, sottolineano che la morte di Eluana segnerebbe un ‘cambio di civiltà’ in grado di oscurare definitivamente il valore della vita in sé. E che dunque si affermerebbe un nuovo ordine di giudizio, quello della qualità della vita”.
“Noi inorridiamo davanti a queste affermazioni – ha sottolineato l’associazione – e ribadiamo che in Italia esiste un ‘partito dell’eutanasia’ che va combattuto con le armi della ragione, della cultura, dell’educazione e dei valori”.
“In questo – aggiunge il comunicato – siamo incoraggiati dalla consapevolezza che il popolo italiano ama la vita e saprà distinguere fra quanti davvero si battono per la sua tutela e quanti, invece, cercano l’orribile scorciatoia della morte per fame e per sete per affermare il principio dell’autodeterminazione assoluta, al di fuori di ogni vincolo di relazione umana”.
Tra le altre reazioni, molto forti le parole del Cardinale José Saraiva Martins, C.F.M., Prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, che sulle pagine del quotidiano “Avvenire” ha detto: “E’ stato un omicidio, provo un immenso dolore davanti alla violenza con cui è stata soppressa questa vita umana”.
In una intervista a “La Stampa”, il Cardinale Javier Lozano Barragan, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale Sanitaria, ha affermato: “Che il Signore l’accolga e perdoni che l’ha portata a questo punto”.
Su “La Repubblica” il Cardinale Severino Poletto, Arcivescovo di Torino, ha commentato amaramente che “hanno prevalso coloro che volevano sospendere l’alimentazione”.
Per monsignor Luigi Bressan, Arcivescovo di Trento, “come credenti siamo che la vita rimane un bene indisponibile, anche quando è improduttiva e si manifesta in forme estremamente fragili”.
La Comunità di Sant’Egidio ha invece commentato che “la morte non può mai essere una conquista di civiltà”.