CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 28 aprile 2008 (ZENIT.org).- Domani, 29 aprile, alle ore 12:00, avrà luogo presso la Pontificia Università Lateranense l’inaugurazione della Sala destinata ad ospitare il Fondo intitolato alla scrittrice e giornalista fiorentina Oriana Fallaci.

La Sala, arredata da due poster della scrittrice, e da due eleganti vetrine che ospitano fotografie ed alcuni dei suoi cimeli, tra i quali lo zaino, ora in prestito per la Mostra itinerante Oriana Fallaci: intervista con la Storia, raccoglie anche suoi volumi. A completare l'arredo ci sono inoltre un tavolo ed un computer per la consultazione del catalogo.

La catalogazione, si legge in una nota diffusa dall'Ateneo, è ancora nella sua fase iniziale.

Il dr. Paolo Scuderi, Bibliotecario generale della Biblioteca “Beato Pio IX” della Lateranense, ha raccontato che nell’estate del 2006, poco prima di spegnersi, la Fallaci donò alla Biblioteca dell'Università del Papa, nella persona del suo Rettore Magnifico, monsignor Rino Fisichella, una parte del suo patrimonio librario ed archivistico documentario: 636 volumi.

Alcuni volumi li aveva già con sé a Roma, mentre altri furono inviati in seguito dagli Stati Uniti, da cui aveva già lavorato come corrispondente per “L'Europeo” negli anni Cinquanta e dove si era trasferita in seguito all'uscita di Insciallah.

La Fallaci, spiega il Bibliotecario generale, nutriva un “amore viscerale per i propri libri” e “desiderava fortemente che questo suo prezioso patrimonio fosse aperto, accessibile agli studiosi”.

Infatti, “la sola idea che i suoi amati libri potessero finire 'nascosti', abbandonati in un remoto angolo di un deposito o, peggio ancora, messi all’asta la avviliva”.

Allo stesso modo era “consapevole e fortemente preoccupata per la loro incolumità: 'il libro – confidava – per di più se raro ed appartenuto a persona di fama, costituisce preda ambita e stimola insani appetiti”.

“Firmava uno ad uno i volumi che le venivano passati – racconta il dr. Paolo Scuderi – ed ogni libro, ogni oggetto che prendeva tra le mani era lo spunto per un ricordo, un’emozione, un commento”.

“Quindi, annotava le sue impressioni e le sue indicazioni su dei post-it gialli, che attaccava sui piatti dei volumi o al loro interno, sulle stesse foto, nei ritagli di giornale”.

“Li abbiamo ancora questi post-it – aggiunge Scuderi –. Alcuni sono ancora attaccati alle foto o ai libri, come lei stessa li aveva collocati; a breve tutti saranno raccolti e raggruppati, con l’indicazione di dove la scrittrice li aveva posti”.