di Antonio Gaspari
ROMA, mercoledì, 23 aprile 2008 (ZENIT.org).- Cresce la sensibilità delle donne che rifiutano l’aborto, crescono i medici obiettori di coscienza, ma il numero dei concepiti soppressi è di 127.000 pari a un aborto ogni quattro gravidanze.
Secondo i dati raccolti nella relazione del Ministero della Salute sulla legge 194 relativa all’interruzione volontaria di gravidanza, nel 2007, rispetto al 2006, c’è stato un calo di aborti del 3%.
La relazione annuale 2006-2007, inviata al Parlamento il 21 aprile dal Ministro della Salute, Livia Turco, constata che nel 2007 le interruzioni volontarie di gravidanza sono state 127.038 contro i 131.018 casi del 2006.
Il calo è da imputare soprattutto alle donne italiane (- 3,7% rispetto al 2005), soprattutto se istruite, occupate o coniugate, mentre tra le straniere il ricorso all’aborto continua a salire (+ 4,5% rispetto al 2005).
Stabile il numero degli aborti effettuati dopo il novantesimo giorno di gravidanza, pari al 2,9%.
Altro dato rilevante della relazione è quello relativo alla crescita dell’obiezione di coscienza tra medici, anestesisti e personale sanitario.
Il Ministero ha precisato che i ginecologi obiettori risultano 3.780, pari al 69,2 % del totale. Gli anestesisti obiettori sono 3.434, pari al 50,4 %, e il personale non medico che pratica l’obiezione di coscienza è di 12.102 unità, pari al 42,6 %.
A fronte di chi ha letto in questi numeri il buon funzionamento della legge 194, l’Associazione Scienza & Vita e il Movimento per la Vita hanno espresso la loro indignazione per l’altissimo numero di aborti.
In un comunicato recapitato il 22 aprile a ZENIT l’Associazione Scienza & Vita ha scritto: “Come cittadini italiani non riusciamo ad essere soddisfatti della riduzione degli aborti a ‘soli’ 127mila. Forse a qualcuno, ma non a noi, sfugge che si tratta di 127mila esseri umani a cui è stata negata la possibilità di nascere”.
L’associazione respinge il giudizio, secondo il quale “gli aborti sono diminuiti, dunque la legge funziona” perché si tratta di “un giudizio a dir poco sommario se non cinico, considerata la natura stessa di una legge che oggettivamente sopprime la vita umana”.
“Del resto – aggiunge Scienza & Vita – c’è una ferrea coerenza nel ragionamento del ministro Turco, laddove afferma che l’unico valore etico da difendere è la salute della donna. Al ministro chiediamo: ma l’embrione non merita tutela?”.
L’associazione rileva inoltre che dietro quelle migliaia di aborti (il 2,9% del totale) che si realizzano dopo i 90 giorni, con ogni probabilità “si annida una scelta eugenetica, causata da una malattia o da una malformazione del feto. Pensate al solo fatto che non nascono più bambini con la sindrome di Down”.
Secondo Scienza & Vita è positivo l’incremento dell’obiezione di coscienza perché “appare evidente che la misura ormai sia colma e che sia sempre più difficile e problematico chiedere o pretendere prestazioni professionali che violino il principio della difesa della vita. Forse sta maturando la convinzione che il no alla vita, mediante l’aborto, faccia davvero male al Paese”.
Per Carlo Casini, Presidente del Movimento per la Vita, “la relazione ministeriale non si discosta dall’impostazione ideologica di quelle precedenti” perché il fine del Ministro sarebbe quello di sostenere che “la legge non si tocca”.
“Per questo sono censurate accuratamente le parole ‘diritto alla vita’ e ‘fin dal concepimento’, che invece dovrebbero indicare il criterio di giudizio su quanto sta accadendo nel nostro Paese”, ha precisato Casini.
Secondo il Presidente del MpV è singolare che la relazione del Ministero non tenga conto dell’azione di prevenzione all’aborto e aiuto alla vita promosso dalla Chiesa e dai centri di Aiuto alla Vita.
Casini giudica inoltre molto grave il tentativo di ignorare la distribuzione annuale di oltre 350 mila confezioni della “pillola del giorno dopo”, che “di certo ha prodotto una quantità imprecisata di abortività non registrata, quindi clandestina e che – questa sì – ha certamente influenza sulla diminuzione dell’abortività ufficiale”.
“Il ministro mostra infine preoccupazione per la crescita dell’obiezione di coscienza – ha concluso il Presidente del MpV – mentre questa è la più autorevole testimonianza che il bambino è bambino anche prima della nascita e che quindi qualcosa nel suo interesse e nel suo diritto deve cambiare”.