NEW YORK, sabato, 19 aprile 2008 (ZENIT.org).- Compito dei cristiani è rendere testimonianza del Vangelo della speranza in modo comune e fedele in un mondo al crocevia tra la crescente “solidarietà globale” e il rischio di “frammentazione” e di “ripiegamento nell’individualismo”.
E’ quanto ha sottolineato in sintesi Benedetto XVI durante l’incontro ecumenico svoltosi il 18 aprile alla chiesa di Saint Joseph, a New York, e aperto dall’indirizzo di saluto di monsignor Dennis Sullivan, incaricato per l’ecumenismo dell’arcidiocesi di questa città.
Partendo nella sua analisi dal fenomeno della globalizzazione il Papa ha osservato che “l’impiego sempre più esteso dell’elettronica nel mondo delle comunicazioni ha paradossalmente comportato un aumento dell’isolamento”.
Allo stesso modo, ha osservato, si assiste in maniera preoccupante al “diffondersi dell’ideologia secolarista che mina e addirittura rigetta la verità trascendente”.
Infatti, “le scoperte scientifiche e le loro realizzazioni”, tendono a ridurre il conoscibile “a ciò che è empiricamente verificabile”, così che la religione viene “confinata al regno mutevole della esperienza personale”.
Al contempo, “la stessa possibilità di una rivelazione divina, e quindi della fede cristiana è spesso messa in discussione da mode di pensiero ampiamente presenti negli ambienti universitari, nei mass-media e nell’opinione pubblica”.
A questo si aggiunge, ha rilevato il Papa con rammarico, anche una “frammentazione delle comunità cristiane” e una confusione sullo “stesso messaggio del Vangelo”.
A testimoniarlo, infatti, è la “continua proliferazione di comunità che sovente evitano strutture istituzionali”, privilegiano “i gusti personali”, e “minimizzano l’importanza per la vita cristiana del contenuto dottrinale”.
“L’accettazione di questa erronea linea di pensiero – ha avvertito – porterebbe i cristiani a concludere che nella presentazione della fede cristiana non è necessario sottolineare la verità oggettiva”.
Anche all’interno del movimento ecumenico, ha aggiunto, “i cristiani possono mostrarsi riluttanti ad asserire il ruolo della dottrina per timore che esso possa soltanto esacerbare piuttosto che curare le ferite della divisione”.
Tuttavia, il messaggio che “il mondo si aspetta di sentire” dai cristiani è “una testimonianza ferma alla verità del Vangelo e al suo insegnamento morale”.
Perché, ha poi concluso, “soltanto restando saldi all’insegnamento sicuro riusciremo a rispondere alle sfide con cui siamo chiamati a confrontarci in un mondo che cambia”.
Al termine del suo discorso, il Papa ha potuto parlare brevemente con ognuno dei 15 rappresentanti delle diverse comunità intervenute.
Tra questi era presente anche Bernice King, figlia del leader del movimento per i diritti civili Martin Luther King, di cui si è celebrato recentemente il 40.mo anniversario della morte.