di Miriam Díez i Bosch
ROMA, lunedì, 14 aprile 2008 (ZENIT.org).- Centoventi teologhe di diverse Nazioni e Chiese europee si sono riunite a Roma nell’aprile 2006 per interrogarsi sul significato della ricerca teologica delle donne per il futuro dell’Europa. Due anni dopo, questi testi vengono raccolti in un libro, “Teologhe: in quale Europa?”, Effatà Editrice, 2008, www.effata.it.
Il libro è coedito da Marinella Perroni, docente di Nuovo Testamento al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma e alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma, presidente del Coordinamento Teologhe Italiane (www.teologhe.org), e da Sandra Mazzolini, docente di Ecclesiologia presso la Pontificia Università Urbaniana e presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma.
L’Arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, apre il volume con una riflessione sull’alterità: “Farsi testimoni e umili custodi dell’Altro, che si affaccia nello straniero, nell’ospite, nel diverso, è quanto mi sembra venga chiesto oggi ai cristiani nell’Europa di inizio millennio”.
Monsignor Forte, presidente della Commissione episcopale italiana per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, afferma che “è proprio qui che può situarsi in maniera significativa il contributo di una teologia di genere, pensata da teologhe al servizio di tutti”.
Riferendosi a una teologia di genere, sostiene che “essa non è soltanto un’educazione – pur sempre necessaria – a liberarci dall’indifferenza per l’altro, ma può offrire, oggi più di prima, il dono di un pensiero che sia veramente custode dell’Altro, apologia della reciprocità di cui tutti abbiamo bisogno per vivere”.
Per questo Vescovo e teologo, “è la teologia che questo libro, scritto con il contributo di teologhe provenienti da varie parti d’Europa, potrà stimolare sempre più al servizio della comune casa europea: una teologia che educhi a resistere all’oblio dell’umano che è in noi, e che ci ricordi che potremo veramente ritrovarci soltanto riconoscendoci nell’altro, nello straniero, nell’ospite, nella donna, nell’uomo”.
Marinella Perroni, interpellata da ZENIT, rivela che “la qualità degli spunti offerti dai ventuno relatori, la ricchezza dei punti di vista espressi nel serrato e, al contempo, disteso dibattito che ha corredato ogni sessione di lavoro non potevano andare perduti”, e da qui è nato il volume.
La teologa romana afferma che “la consapevolezza che i processi di differenziazione sociale, politica e religiosa che hanno dato vita, spesso con molto dolore, a un”Europa plurale’ sono un’eredità straordinaria ma anche molto impegnativa è il punto di partenza per una riflessione lucida e coraggiosa su un’alternativa, quella tra post-secolare e post-cristiano, che rischia di imprigionare l’Europa nel suo passato e di distoglierla dall’impegno di guardare con lungimiranza al suo futuro”.
Secondo Perroni, “anche la ricerca teologica delle donne, il loro impegno professionale nella società e il loro impegno pastorale nelle Chiese hanno da dire un parola autorevole e significativa nel lento processo di costruzione dell’Europa”.
Il libro raccoglie anche l’apporto dell’Islam e dell’ecumenismo. Barbara Hallensleben si è riferito all’Europa come “sfida” sia “ecumenica, spirituale che politica”.
Nel libro figurano interventi di Cettina Militello, docente al Marianum e direttrice della Cattedra Donna e Cristianesimo (www.marianum.it), Katerina Karkala-Zorba, teologa ortodossa della Grecia, Kari Elisabeth Børresen, teologa cattolica dalla Norvegia, e Mercedes Navarro Puerto, teologa cattolica spagnola.