Benedetto XVI: un nuovo umanesimo per conseguire pace, sviluppo e speranza

Messaggio al Seminario internazionale sul disarmo

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ROMA, domenica, 13 aprile 2008 (ZENIT.org).- In un Messaggio inviato ai partecipanti al Seminario internazionale sul tema “Disarmo, sviluppo e pace. Prospettive per un disarmo integrale”, svoltosi in Vaticano l’11 e il 12 aprile, Benedetto XVI ha spiegato che è urgente promuovere un “nuovo umanesimo” per conseguire “pace, sviluppo e speranza”. 

Al Seminario, promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, monsignor Piero Parolin – sottosegretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato – ha letto il Messaggio in cui il Papa sottolinea che “non è concepibile una pace autentica e duratura senza lo sviluppo di ogni persona e popolo”.

Secondo il Pontefice, “non è pensabile una riduzione degli armamenti, se prima non si elimina la violenza alla radice”, se prima, cioè, “l’uomo non si orienta decisamente alla ricerca della pace, del buono e del giusto”. 

“La guerra – ha constatato il Vescovo di Roma -, come ogni forma di male, trova la sua origine nel cuore dell’uomo. In questo senso, il disarmo non interessa solo gli armamenti degli Stati, ma coinvolge ogni uomo, chiamato a disarmare il proprio cuore e ad essere dappertutto operatore di pace”.

Il Pontefice ha riconosciuto che l’armamento degli Stati si rende necessario per ragioni di legittima difesa, ed è “un diritto da annoverare tra quelli inalienabili degli Stati, essendo anche connesso al dovere degli stessi Stati di difendere la sicurezza e la pace dei popoli”. 

“Tuttavia – ha aggiunto -, non appare lecito qualsiasi livello di armamento, perché ogni Stato può possedere unicamente le armi necessarie per assicurare la propria legittima difesa”, e il mancato rispetto di questo “principio di sufficienza” conduce al paradosso per cui gli Stati “minacciano la vita e la pace dei popoli che intendono difendere e gli armamenti, da garanzia della pace, rischiano di divenire una tragica preparazione della guerra”.

In merito alla relazione tra disarmo e sviluppo, il Santo Padre ha ripreso la proposta avanzata da Paolo VI nel 1964, in cui si chiedeva agli Stati di ridurre la spesa militare per gli armamenti e di creare, con le risorse così risparmiate, un fondo mondiale da destinare a progetti di sviluppo delle persone e dei popoli più poveri e bisognosi. 

Di fronte all’aumento della spesa militare e alla sovrapposizione dell’economia civile a quella militare, Benedetto XVI ha rinnovato l’appello “affinché gli Stati riducano la spesa militare per gli armamenti e prendano in seria considerazione l’idea di creare un fondo mondiale da destinare a progetti di sviluppo pacifico dei popoli”.

“La pace è un dono di Dio, dono prezioso che va cercato e custodito anche con mezzi umani”, ha sottolineato il Pontefice, ribadendo che nonostante le grandi difficoltà “la guerra non è mai inevitabile e la pace è sempre possibile. Anzi doverosa!”

Per questo, “è giunto il momento di cambiare il corso della storia, di recuperare la fiducia, di coltivare il dialogo, di alimentare la solidarietà”. 

“Solo perseguendo un umanesimo integrale e solidale, nel cui contesto anche la questione del disarmo assume una natura etica e spirituale, l’umanità potrà camminare verso l’auspicata pace autentica e duratura”, conclude il Messaggio di Benedetto XVI.

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ZENIT Staff

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