ROMA, giovedì, 31 gennaio 2008 (ZENIT.org).- I Vescovi delle Filippine hanno levato la propria voce contro il traffico di organi, vergognoso commercio che vede i bambini come vittime principali.
“La vendita e il commercio di organi, per sua stessa natura, sono moralmente inaccettabili, sono contrari all’autentica autonomia delle persona umana e all’uguaglianza di tutti gli uomini”, affermano in un comunicato citato dall’edizione de “L’Osservatore Romano” di questo venerdì.
120 presuli hanno emesso una dichiarazione, firmata dall’Arcivescovo di Jaro e presidente della Conferenza Episcopale Filippina, Angel Lagdameo, chiedendo al Governo “leggi più severe” per fermare questo terribile fenomeno, che fa leva soprattutto sulla difficile condizione delle persone più povere.
Le Filippine, ricorda il quotidiano della Santa Sede, risulta tra i Paesi che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) giudica “a rischio di turismo dei trapianti”.
I Vescovi ricordano che il mercato più attivo è quello dei reni. Il Dipartimento della Salute filippino stima il costo di un rene sui 3.600 dollari. Il donatore riceve solo un terzo della somma, mentre il resto va agli intermediari.
In base a uno studio dell’OMS, ricorda “L’Osservatore Romano”, molti siti Internet nelle Filippine propongono la vendita di “pacchetti trapianto”, che vanno dai 70.000 ai 160.000 dollari.
I Vescovi lanciano il loro appello soprattutto dopo i recenti inviti da parte di alcuni settori a “liberalizzare” le donazioni di organi.
“Comprendiamo i poveri e non sono certo loro a dover essere biasimati – scrivono i presuli filippini –. Ci sono altri modi per aiutarli e non attraverso la vendita degli organi. Sono esseri umani e non possono essere trattati come merci. Incoraggiamo le donazioni volontarie di organi dopo la morte e anche da donatori viventi, ma condanniamo ogni forma di commercio di questo tipo”.
I Vescovi esortano quindi il Governo a contrastare più efficacemente il mercato e a dare priorità nelle donazioni ai pazienti locali, imponendo restrizioni per quelli stranieri.
Prime vittime del traffico di organi, denunciano, sono i bambini, non di rado venduti ai trafficanti dalle famiglie che “vivono in estremo stato di indigenza al margine delle grandi città o negli sperduti villaggi rurali, dove anche pochi dollari servono per garantire il sostentamento”.
La Chiesa nelle Filippine è impegnata in prima linea nella difesa dei minori. L’Arcivescovo di Manila, il Cardinale Gaudencio B. Rosales, ha disapprovato di recente una proposta di legge che consentirebbe ai genitori di abbandonare un figlio neonato presso strutture sanitarie governative senza incorrere in sanzioni legali, presentata dal deputato Eduardo Zialcita con l’obiettivo di “fermare l’aborto e l’abbandono indiscriminato dei minori”.
Il testo, ha spiegato il Cardinale, “va contro gli insegnamenti della Chiesa e la morale comune di ogni genitore”. “Secondo la religione cattolica, devono essere i genitori ad occuparsi dei propri figli. Questo non vuol dire soltanto dare loro ciò che è necessario dal punto di vista pratico, ma soprattutto fornire l’amore e le attenzioni di cui hanno bisogno. Tutto inizia dalla famiglia”.
“Invece di promuovere un testo di legge del genere – osserva – è necessario proteggere la vita e promuoverne il rispetto, soprattutto adesso che cresce il numero degli aborti”.
“Dobbiamo ritornare ai veri valori, quelli che non possono essere delegati. Tutti i cittadini, non solo i cattolici, si devono sentire investiti di questa responsabilità – ha concluso –. Dobbiamo imparare a riconoscere come rispettare, difendere e curare la vita, dono di Dio”.