Generosa risposta a favore dei sacerdoti iracheni

Riguardo l’iniziativa dell’Arcidiocesi di Torino

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TORINO, lunedì, 28 gennaio 2008 (ZENIT.org).- I lettori di ZENIT hanno risposto con grande generosità alla campagna “Io ho un nuovo amico, un sacerdote caldeo iracheno”, promossa dalla diocesi di Torino. I promotori informano che purtroppo non è possibile scrivere direttamente a questi sacerdoti perché si metterebbe a rischio la loro sicurezza.

Il direttore dell’Ufficio per la Pastorale dei Migranti dell’Arcidiocesi di Torino, il sacerdote Fredo Olivero, si è rivolto a ZENIT per informare che, dopo la comparsa della notizia sul nostro sito web (cfr. ), “decine di persone hanno scritto al nostro ufficio chiedendo informazioni su come aiutare i dieci sacerdoti che vivono a Baghdad”.

“Siamo grati a quanti hanno scritto e risponderemo a tutte le lettere”, ha aggiunto don Fredo.

L’Ufficio, avverte, non può fornire l’indirizzo di posta elettronica dei sacerdoti in questione per motivi di sicurezza.

“Comprendiamo il desiderio di coloro che hanno scritto di stabilire un contatto diretto con loro per incoraggiarli – ha spiegato –, ma dobbiamo tener conto non solo del fatto che i nostri fratelli iracheni hanno una vita complicata e che la connessione a Internet a volte è ancora difficile a Baghdad, ma anche del fatto che ci sono evidenti ragioni di sicurezza”.

Il sacerdote conclude il suo messaggio esprimendo la “speranza che la situazione migliori in futuro”.

Il progetto “Io ho un nuovo amico, un sacerdote caldeo iracheno” mira a sostenere economicamente dieci giovani presbiteri di Baghdad. Promosso dai sacerdoti Fredo Olivero e Douglas Dawood (Al Bazi), ha dato in questi anni non solo sostegno economico a questi sacerdoti, ma anche “un altrettanto importante sostegno morale a testimonianza di un impegno che va oltre l’emergenza”, hanno spiegato a ZENIT i responsabili.

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ZENIT Staff

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