Cardinal Caffarra: la Chiesa annuncia la "bella notizia" di Cristo

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BOLOGNA, domenica, 27 gennaio 2008 (ZENIT.org).- Si è svolto questo sabato presso l’Istituto Veritatis Splendor di Bologna il tradizionale incontro regionale promosso dall’Unione Cattolica Stampa Italiana, dalla Federazione Italiana Settimanali Cattolici e dal Club S. Chiara per celebrare la festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

Nel corso della celebrazione eucaristica che ha concluso i lavori, il Cardinale Carlo Caffarra ha spiegato che “la Chiesa, testimone fin dalle origini della predicazione e delle azioni con cui Gesù ha annunciato il Regno, esiste per comunicare agli uomini questa bella notizia”.

Rivolgendosi ai giornalisti, l’Arcivescovo di Bologna ha affermato: “E’ in questo contesto che vedo la vostra opera, la quale, attraverso l’inculturazione del Vangelo dentro il linguaggio mediatico, tende a rendere i media più capaci di trasmettere e lasciar trasparire il messaggio evangelico”.

Il porporato ha rilevato l’esigenza che “la fede sia sempre più una fede pensata perché diventi chiave interpretativa e criterio valutativo di ciò che accade”.

“È a voi ben noto che i media non sono mezzi neutri – ha precisato il Cardinal Caffarra -. Sono al contempo mezzi e messaggio, che generano una nuova cultura”.

“La Chiesa – ha sottolineato l’Arcivescovo citando Giovanni Paolo II – comprende che per comunicare il Vangelo non basta quindi usarli per diffondere il messaggio cristiano e il magistero della Chiesa, ma occorre integrare il messaggio stesso in questa nuova cultura creata dalla comunicazione moderna”.

Pur riconoscendo la povertà dei mezzi, il Cardinale ha sottolineato che la loro “ricchezza e potenza” è nel Vangelo che comunicano.

Nel corso della sua relazione su “Comunicazione e compito educativo”, monsignor. Ernesto Vecchi – Vescovo Ausiliare e delegato della Conferenza Episcopale Regionale per le Comunicazioni – ha criticato i “falsi maestri” che hanno generato ideologie nichiliste e irragionevoli.

Il Vescovo Ausiliare di Bologna ha ricordato gli attori del “1968”, affermando che “i protagonisti di quel periodo (molti sono inseriti nei centri del potere) non danno una valutazione univoca su ciò che è successo”.

“Comunque – ha continuato monsignor Vecchi -, da quei fatti, soprattutto nel nostro Paese, sono nati fenomeni distorti, violenti e preoccupanti, come il terrorismo”.

Secondo il delegato della Conferenza Episcopale Regionale per le Comunicazioni, “il Sessantotto è stato un fenomeno rilevante, perché ha messo in luce un disagio giovanile che nascondeva aspirazioni legittime, ma le risposte a queste istanze erano sbagliate: il metodo della lotta violenta e le strumentalizzazioni di parte, anziché risolvere i problemi, li hanno aggravati”.

Per il presule, nella rilettura odierna di quei fatti “permangono le miopie di parte, che impediscono analisi oggettive, capaci di contribuire all’edificazione di un futuro di speranza per le nuove generazioni”.

Il Vescovo ausiliare di Bologna ha sottolineato che “l’opera decostruttiva di tanti ‘falsi maestri’ ha favorito il disorientamento di alcuni movimenti giovanili che, ancora oggi, teorizzano e praticano la cultura della violenza come strumento di lotta politica e di equità sociale”.

A questo proposito, monsignor Vecchi ha sottolineato che “per iniziativa di non poche istituzioni, comprese alcune Facoltà di rinomate Università italiane”, si “continua a proporre all’attenzione dei giovani l’insegnamento di ‘cattivi maestri’, che in passato hanno fatto della violenza, anche estrema, il metodo del loro impegno sociale, ispirandosi a ideologie nichiliste”.

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ZENIT Staff

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