Di Marta Lago
ROMA, martedì, 22 gennaio 2008 (ZENIT.org).- “Indagine propositiva”, “generale e solo iniziale”: è la caratteristica del Congresso organizzato dal Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi per commemorare il 25° anniversario del Codice di Diritto Canonico e studiare lo sviluppo della sua applicazione.
L'appuntamento – 24 e 25 gennaio – analizzerà anche l'efficacia delle altre norme che i vari organismi della Curia Romana e i singoli legislatori hanno prodotto in questi ultimi cinque lustri.
La convocazione in Vaticano, con 700 iscrizioni confermate finora, si svolgerà sul tema “La legge canonica nella vita della Chiesa. Indagine e prospettive nel segno del recente Magistero pontificio”.
Da ciò si può presumere l'indicazione di qualche lacuna nel Codice di Diritto canonico (CDC). Identificare se esistano fa parte dei compiti della riunione dei membri della Curia, di Conferenze Episcopali, canonisti e studiosi.
Si indicano “i doveri e i diritti” propri dei fedeli e della Chiesa secondo la volontà di Cristo e si riuniscono le norme concrete che il legislatore formula per poterli “precisare, applicare, difendere”: così ha descritto il CDC il presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, l'Arcivescovo Francesco Coccopalmerio, questo martedì.
Presentando il Congresso nella Sala Stampa della Santa Sede ha affermato: “il Codice canonico dell’83 è un buon Codice”, ma “come tutte le opere umane è sempre riformabile, è quindi perfettibile ed è altresì restaurabile dopo un tempo di invecchiamento”.
Per questo, ha segnalato, uno degli obiettivi del Convegno sarà “individuare alcuni punti bisognosi di un certo restauro”.
Processo permanente
Il Congresso di studio segna un momento di un'attività che si svolge abitualmente, ha precisato il segretario del dicastero, monsignor Juan Ignacio Arrieta.
Di fatto, il CDC era già stato modificato in qualche parte o sono state prodotte nuove leggi che hanno colmato lacune in aree che non erano coperte.
Approfondendo il processo di riforma del CDC, nel caso in cui questo sia necessario, monsignor Arrieta ha osservato che si tratta di progetti a lungo termine, come nel caso del vigente corpo normativo canonico, la cui riforma era iniziata nel 1966.
Quando vengono realizzate, sono modifiche che coinvolgono molte persone, che richiedono innanzitutto di verificare che esista una vera necessità di cambiamento e di identificare quale in concreto, tutto ciò considerato a livello universale, perché non si tratta di una legge di portata nazionale, come la legislazione di un Paese.
Si tratta dunque di un procedimento complesso che parte con l'istituzione di una Commissione di studio ad ampia partecipazione, perché si tiene conto anche della sensibilità collegiale dell'episcopato. In seguito si analizzano le varie materie con gli organismi della Curia interessati, e visto che la modifica finale sfocerebbe in una legge pontificia, in prima persona, per competenza, interviene il Santo Padre.
E' stato questo il processo che si è concluso 25 anni fa, quando è giunta a termine – ha ricordato monsignor Coccopalmerio – la revisione del CDC del 1917, attività posta in essere da Giovanni XXIII nello stesso giorno in cui aveva annunciato la celebrazione del Concilio Vaticano II.
Quando si è concluso il Concilio, è iniziata la revisione del testo normativo, seguendo gli apporti dottrinali dei documenti conciliari.
Dal 1966, la Pontificia Commissione per la Revisione del Codice di Diritto Canonico – precedente storico dell'attuale Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi – si è dedicata alla preparazione di un nuovo CDC con un intenso lavoro collegiale al quale hanno partecipato canonisti e autorità ecclesiali di tutto il mondo, facoltà universitarie, Conferenze Episcopali e istituti di vita consacrata.
Il Servo di Dio Giovanni Paolo II ha promulgato il CDC – attualmente in vigore – il 25 gennaio 1983 con la Costituzione Apostolica Sacrae disciplinae leges. Il tempo trascorso e l'anniversario offrono ora l'opportunità per riflettere sulla sua applicazione, accanto alle altre norme.
Punti di partenza
Vista la breve durata del Congresso e il suo carattere iniziale e generale, il dicastero ha optato per contare su alcuni organismi della Curia, come il Pontificio Consiglio Cor Unum – dedicato alle opere caritative del Papa –, nella persona del suo presidente, il Cardinale Josef Cordes.
Il suo intervento, “Spontaneità della carità: esigenze e limiti delle strutture normative”, aiuterà la riflessione, viste le indicazioni di Benedetto XVI contenute nella sua Enciclica Deus caritas est (n. 32) su “I responsabili dell'azione caritativa della Chiesa”.
Dal documento pontificio si potrebbe dedurre una lacuna nel CDC, ha sottolineato monsignor Arrieta, in quanto alla regolamentazione delle iniziative assistenziali e di carità, l'autorità episcopale rispetto a queste o l'uso del termine “cattolico”, ad esempio.
Secondo il segretario del dicastero, si percepisce “che il recente Magistero Pontificio prospettava la necessità di rivedere – sulla base delle norme e criteri giuridici generali già esistenti nel Codice – aspetti concreti della disciplina canonica nell’eventuale prospettiva di colmare vuoti”.
In quest'ottica di evoluzione interverrà (su “Rigidità ed elasticità delle strutture normative nel dialogo ecumenico”) il Cardinale Péter Erdő, Arcivescovo di Budapest, come presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa.
Il motivo è che il cammino ecumenico rende necessario analizzare “due tradizioni canoniche differenti”; per questo, sottolinea monsignor Arrieta, bisognerà “individuare formule tecniche che servano a dialogare e gettino ponti tra i due sistemi giuridici”.
Nel bilancio dell'applicazione del CDC si fa appello ai dicasteri dai quali dipende tutta l'attività di governo episcopale, inclusa quella legislativa, rispetto alle circoscrizioni ecclesiastiche della giurisdizione ordinaria – la Congregazione vaticana per i Vescovi – e dei territori di missione – la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli –. Apporteranno la loro esperienza i loro prefetti, rispettivamente il Cardinale Giovanni Battista Re e il Cardinale Ivan Dias.
Da parte sua, il Cardinale Franc Rodé – prefetto del dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica – affronterà il tema “Esperienze e prospettive del rapporto tra norma generale e Statuti propri”.
Consapevole che l'efficacia del Diritto Canonico risiede in gran parte nella formazione in seminari e facoltà di Teologia, il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi conta, nel Congresso, sul Cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica.
Tutta la riflessione verrà convogliata grazie al Cardinale Julián Herranz – presidente emerito del dicastero organizzatore –, che l'aprirà con una valutazione globale di questi 25 anni come testimone in prima persona di tutto il processo normativo dal Concilio.
Il Cardinale Tarcisio Bertone concluderà i lavori approfondendo il ruolo del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi.
Benedetto XVI parlerà ai partecipanti al Congresso venerdì prossimo, nell'udienza che ha concesso loro.