In un mondo in cui la pace è minacciata “perché le società e i loro responsabili si lasciano condizionare dall'egoismo e dalla sete di dominio”, per il porporato le religioni, o meglio i credenti, “possono invertire la tendenza, perché sono consapevoli che l'umanità è una famiglia che Dio vuole radunata nell'amore, che la loro lingua è la preghiera e che il loro programma è la fraternità”.
Per favorire il dialogo interreligioso, ha osservato il Cardinale, i capi religiosi devono in primo luogo “avere cura di provvedere alla formazione religiosa dei propri correligionari”, di modo che ognuno sia “consapevole del contenuto della propria religione e di ciò che la differenzia da quella dell'altro”.
E' poi “indispensabile” la volontà di conoscere l'altro, “di capirlo, di avere una certa conoscenza della sua storia personale e comunitaria nonché del contenuto della sua religione”.
“Infine, non bisogna avere paura di unire gli sforzi degli uni e degli altri per testimoniare ai nostri contemporanei che l'uomo non vive solamente di pane, ma ha anche bisogno di ragioni per vivere”.
“Le religioni sono portatrici di senso”, ha dichiarato il Cardinale, aggiungendo che “se i musulmani e i cristiani non vivono in pace tra di loro, il mondo non può essere in pace”.
La lettera dei leader musulmani, ha ricordato, “afferma che ogni vera religione riposa sull'unicità di Dio, la necessità di adorarlo nonché sulla necessità di amare tutti gli esseri umani e quindi di praticare la giustizia”.
In questo contesto “possiamo parlarci e lavorare per sradicare le ingiustizie, le malattie, per salvaguardare il patrimonio ecologico del pianeta. Possiamo discutere sui problemi che ci dividono”.
Secondo il Cardinal Tauran, “potrebbero essere associati a tale riflessione anche i fratelli ebrei”.
In questo modo, ha concluso richiamando le parole pronunciate da Benedetto XVI il 21 dicembre nel suo discorso alla Curia Romana in occasione del Natale, “la famiglia d'Abramo potrebbe contribuire all''effettivo rispetto della dignità di ogni persona umana per l'edificazione di una società più giusta e solidale'”.