ROMA, martedì, 27 febbraio 2007 (ZENIT.org).- Un congresso europeo sulla famiglia affronterà a Roma dall’8 al 10 marzo le sfide della famiglia europea di oggi, grazie al contributo di politici, accademici e organizzazioni non governative.
Il tema del congresso internazionale di quest’anno è “La famiglia: il futuro dell’Europa”.
L’evento è organizzato dall’Istituto di Studi Superiori sulla Donna dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma.
L’idea del congresso è fornire un’analisi delle questioni attuali che interessano maggiormente la famiglia europea nella sfera politica, economica ed educativa, e sottolineare e condividere iniziative a favore della famiglia applicate da organizzazioni internazionali.
La Direttrice del congresso, Patricia Martínez Peroni, professoressa di Antropologia e Psicologia della Personalità e delle Differenze Individuali all’Università San Pablo CEU (Madrid, Spagna), ha parlato con ZENIT di alcuni dei temi che saranno oggetto di analisi e ha affermato che “è la legislazione europea che non difende in modo preoccupante la famiglia”.
La professoressa, che è anche orientatrice in Sessualità presso l’Università Francisco de Vitoria (Madrid), sostiene che “la famiglia è un bene giuridico da proteggere”.
Dal punto di vista dell’ordine e della legge naturale, ha spiegato, la famiglia attuale è uguale a quella di 100 anni fa.
La libertà umana, “limitata e contingente”, ha cancellato l’“orma divina”, riconfigurando “mediante ideologie di taglio immanentista una nuova ingegneria sociale, in cui persona e famiglia si costruiscono secondo nuovi modelli teorici e paradigmi culturali”.
“E’ forse in Europa che si è forgiata questa disintegrazione della legge naturale in modo più recente – ha denunciato –. Anche se l’America del Nord è stata pioniera nella rivoluzione sessuale al momento di colpire il matrimonio e la famiglia, in Europa esistevano già dei precedenti”.
“E’ la legislazione europea che non difende in modo preoccupante la famiglia, soprattutto con legislazioni positive come il cosiddetto ‘matrimonio omosessuale’ che svaluta il matrimonio come bene giuridico da difendere, e quindi relativizza la sostantività della famiglia come cellula naturale dell’ordine sociale, introducendo categorie equivoche come la ‘diversità di famiglie’ o la ‘teoria del genere’ o l’‘orientamento del desiderio’ come nuovi diritti umani”.
Quanto alle differenze tra una politica della famiglia e politiche sociali di orientamento familiare, la professoressa Martínez ha sottolineato che la prima “risponde alla realtà dell’istituzione naturale e giuridica del matrimonio e dell’ambito proprio in cui si genera e si educa un essere umano”.
“Se teniamo conto del fatto che la politica ha come scopo dell’ordine sociale il bene comune, questo non deve contrapporsi al bene personale delle persone”, ha osservato.
La persona umana trascende “la mera fattività organica per perfezionarsi in un utero sociale com’è l’habitat primario della famiglia e della casa”.
Visto che l’uomo è “un corpo animato dall’anima spirituale, che lo identifica come membro di una specie, la sua natura razionale lo porta all’interrelazione con l’altro, nelle figure primarie di un padre e una madre, dai quali non solo dipende esistenzialmente, ma da cui riceve la configurazione psicobiologica e spirituale propria della sua natura”, ha proseguito.
“Questa realtà naturale è la base della società, e chiede alla politica di uno Stato la sua protezione giuridica e la promozione sociale, visto che risponde alla dimensione specifica dell’uomo come membro di una comunità”.
“Le politiche sociali di orientamento familiare dovrebbero puntare su questa ‘prospettiva di famiglia’”. “Molte volte”, invece, accade che, “sradicate da una giusta antropologia, diventino mera ideologia e artifici del potere soggetto a un positivismo costruttivista, in cui alienano i loro servizi alla realtà dell’uomo come tale”.
La famiglia, secondo la Martínez, è “l’ambito che ospita la vita umana nella sua gestazione e nel suo sviluppo affinché l’uomo raggiunga la sua pienezza come creatura con una dimensione trascendente, per il fatto di essere di natura non solo corporale, ma anche spirituale in intima unità”.
“Non solo si genera vita, ma si umanizza questa esistenza nell’interrelazione dei membri che formano una famiglia”, ha constatato.
L’“impronta della famiglia” come istituzione naturale, ha ricordato, “sorge dalla sua base previa nel matrimonio indissolubile, che riflette la comunione dei coniugi e l’apertura alla vita, che non è unicamente procreazione, ma anche educazione dei figli e umanizzazione della società”.
“Per questo – ha concluso – la famiglia è un bene giuridico da difendere, visto che è l’ambito in cui si sviluppa l’umanità”.