“Alcool, la sfida della moderazione”

Documento dei Vescovi irlandesi in vista della Quaresima

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MAYNOOTH, lunedì, 19 febbraio 2007 (ZENIT.org).- Mentre l’Irlanda vive una prosperità economica senza precedenti, continua a lottare contro la piaga del crescente consumo di alcool che ha un forte impatto sull’uomo e sulla società, afferma la Conferenza Episcopale del Paese.

Nella lettera pastorale “Alcool, la sfida della moderazione”, i Vescovi irlandesi sostengono che l’alcool sfida il popolo irlandese, la Chiesa cattolica e il Governo ad agire.

Tra le azioni più urgenti, secondo i presuli, vi è la necessità che i cattolici si “astengano dall’alcool durante la Quaresima” e incoraggino familiari e amici a bere meno.

E’ necessario, propongono, che il popolo irlandese si impegni a ridurre il suo consumo di un terzo e che lo Stato faccia del finanziamento della cura e dei centri di recupero una priorità.

“La nostra lotta contro l’alcool continua – affermano i Vescovi nel documento –. Abbiamo il dovere nei confronti di questa generazione e di quella seguente di trovare un modo che non sia distruttivo o dannoso, per usare l’alcool come dono di Dio”.

Pubblicata prima della Giornata di Preghiera per la Moderazione, il 18 febbraio, e dell’inizio della Quaresima, la lettera pastorale segnala il contrasto tra due significative tendenze che interessano la società irlandese: la crescita della Nazione come forza economica e l’aumento del consumo di alcool.

L’Arcivescovo Diarmiud Martin di Dublino e il suo Vescovo ausiliare Eamonn Walsh – Vicepresidente dell’Iniziativa su Droghe e Alcool dei Vescovi irlandesi – sono tra quanti hanno presentato la lettera pastorale il 16 febbraio a Dublino, di fronte a una statua di padre Theobold Matthew, fondatore del Movimento per la Moderazione in Irlanda, morto 150 anni fa dopo aver dedicato la sua vita a combattere i problemi provocati dall’abuso di alcool.

“L’Irlanda nel XXI secolo è una terra con destini contraddittori. Ci siamo trovati, in un periodo di tempo relativamente breve, ad essere una delle Nazioni più ricche d’Europa. L’economia è cresciuta a un ritmo inaspettato”, dicono i Vescovi.

Mentre “nuove pressioni” stanno invadendo le case e molti “lottano per conservare i coraggiosi valori appresi in passato con minori tensioni”, i Vescovi constatano che il consumo dell’alcool nel popolo irlandese è aumentato del 40% negli ultimi dieci anni, “in un momento in cui altri Paesi europei stanno riducendo il loro consumo”.

“Alcuni esperti sulle dipendenze possono testimoniare l’infelicità delle famiglie in cui si è radicata una dipendenza incontrollabile”, affermano, aggiungendo che le statistiche mostrano che migliaia di persone continuano a sottoporre le loro famiglie a un “rischio inaccettabile” guidando sotto l’influsso dell’alcool.

“L’alcool ci pone di fronte alla nostra fragilità e debolezza – aggiungono i Vescovi –. Anche quanti non sono dipendenti hanno bisogno del sostegno di un potere superiore nel viaggio attraverso la vita se vogliamo evitare i pericoli della dipendenza. Abbiamo bisogno del sostegno degli amici, della famiglia e di Dio. C’è molta gente intorno a noi che ha bisogno del nostro supporto”.

L’alcool costringe gli individui ad affrontare la “nostra vulnerabilità e il fatto che, come umani e come membri della Chiesa di Dio, siamo insieme in una comunità”, osservano.

Per i Vescovi, il popolo irlandese deve accettare che “di più non vuol dire sempre meglio”, che tutti sono responsabili di “dare e ricevere il buon esempio” e che dovrebbero accettare “di sostenere gli sforzi dello Stato per promuovere la moderazione”.

“La moderazione è una buona notizia per la salute, i rapporti, le spese personali e, cosa più importante, è buona per lo spirito umano – sottolineano –. Quanti hanno sperimentato l’abuso di alcool (o di altre droghe) in casa conoscono l’angoscia che comporta”.

I Vescovi esortano tutti “ad esprimere la nostra preoccupazione sul bere e a condividere la nostra fiducia nel valore della moderazione”.

Nel sottolineare che la responsabilità ricade sul popolo irlandese, i presuli chiedono al Governo di giocare “un ruolo importante… rispondendo alla sfida”.

Esortano a che le entrate “ottenute attraverso l’industria delle bevande” vengano utilizzate per preparare tecniche di intervento familiare e per l’accesso a programmi di recupero e di cura.

“I benefici dovrebbero con il tempo dare un enorme aiuto nel restaurare la dignità umana”, sottolineano i presuli.

Per i cattolici, la Quaresima è un tempo in cui molti “osservano la temperanza”, sostengono poi i Vescovi, indicando che “la libertà e le risorse extra possono essere canalizzate per aiutare altri bisognosi, qui o nel Terzo Mondo”.

“Se promuoviamo l’astinenza o la moderazione e creiamo atteggiamenti verso l’uso dell’alcool che conducano a uno stile di vita migliore e più sano, allora staremo davvero lasciando una meravigliosa eredità alle generazioni future”, concludono i Vescovi.

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ZENIT Staff

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