SANTA CRUZ DE LA SIERRA, venerdì, 19 gennaio 2006 (ZENIT.org).- Per la prima volta nella storia dell’America Latina e del Caribe, i rappresentanti delle principali organizzazioni religiose regionali hanno emesso nella loro sessione celebrata dall’8 al 10 gennaio 2007 a Santa Cruz de la Sierra (Bolivia) una “Dichiarazione interreligiosa sulla situazione dell’infanzia in America Latina e nel Caribe”.
Il documento sintetizza le conclusioni della Consulta Interreligiosa Latinoamericana e Caraibica sull’Infanzia, celebrata a Panama il 20 e il 21 giugno 2006, insieme all’Ufficio Regionale per le Americhe e il Caribe del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF/TACRO).
La dichiarazione adottata è stata preparata con la consulenza del sacerdote Leonidas Ortiz, rettore dell’Istituto Teologico Pastorale del CELAM (ITEPAL), e di Alfredo Mora, direttore del Centro Regionale per l’America Latina e il Caribe della Red Viva.
Nella dichiarazione, i rappresentanti religiosi riaffermano “il valore indiscutibile di ogni vita umana, soprattutto quella di bambini, bambine e adolescenti”.
“Considerando che sta diminuendo il rispetto per il diritto alla vita di molti bambini, bambine e adolescenti dell’America Latina e del Caribe, sentiamo la necessità di unire gli sforzi per prevenire, diffondere ed educare la società latinoamericana e caraibica per superare tutte le forme di violenza che soffre questa fascia di popolazione”, afferma la Dichiarazione.
All’incontro di Santa Cruz de la Sierra hanno assistito il moderatore, il Cardinale Julio Terrazas, in rappresentanza del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM), il reverendo Julio César Holguín, del Consiglio Latinoamericano delle Chiese (CLAI), la dottoressa Oluwakemi Banks, della Conferenza Caraibica delle Chiese (CCC), il reverendo Samuel Olson, del Forum Iberoamericano di Dialogo Evangelico (FIDE), il rabbino Marcelo Polakoff, del Congresso Ebraico Latinoamericano (CJL), Isa Amer, dell’Organizzazione Islamica per l’America Latina e il Caribe (OIPAL), e Sofía Painiqueo, del Consiglio Spirituale dei Popoli Indigeni.
L’incontro ha avuto luogo sotto gli auspici del Comitato Esecutivo del Consiglio Latinoamericano e Caraibico dei Leader Religiosi della Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace (WCRP).
Nella dichiarazione, i leader religiosi si impegnano a “mantenere il coordinamento e la collaborazione tra le religioni e spiritualità dell’America Latina e del Caribe, condividendo gli sforzi e lavorando in modo concertato tra le tutte le organizzazioni confessionali che hanno come obiettivo l’attenzione all’infanzia e all’adolescenza”.
“In questo modo, contribuiremo alla prevenzione, all’attenzione e al superamento della violenza che subisce la popolazione di giovane età nella nostra regione. Collaboreremo anche a instaurare una cultura di pace alla quale tutti aneliamo in America Latina e nel Caribe”, riconosce il documento.
“La violenza che minaccia i nostri bambini, bambine e adolescenti ha ora un impatto sempre più negativo, perché si infiltra nelle nostre case, nei centri educativi, nelle strade, e – dobbiamo esserne consapevoli – anche nelle nostre comunità di fede”, indica la nota.
“Per questo – aggiunge –, la nostra priorità nell’agenda degli impegni comuni sarà quella di vigilare, distinguere, identificare e denunciare tutte le manifestazioni di violenza contro questa fascia di popolazione che possano avvenire in spazi collegati alla nostra vita religiosa e spirituale, nella famiglia, nella scuola e nella comunità, anche quando provengono da individui, istituzioni, regimi o credenze”.
I rappresentanti religiosi constatano “la diffusione dell’Hiv/Aids tra i bambini e gli adolescenti dell’America Latina e del Caribe”, un fenomeno che “deve impegnare le comunità religiose e spirituali a coinvolgersi in tutti gli sforzi volti a prevenire e combattere la propagazione di questa pandemia, agendo come comunità sicure in cui i bambini, le bambine gli adolescenti possano avvicinarsi e ricevere informazioni e assistenza su questa malattia”.
”Allo stesso modo, le organizzazioni confessionali devono accompagnare i bambini, le bambine e gli adolescenti contagiati dall’Hiv/Aids, fornendo, all’interno delle loro comunità, il sostegno per l’assistenza medica e pastorale. A questo scopo, le comunità religiose e spirituali dovranno motivare e istruire il personale specializzato per quest’opera”.